'Il traditore', film di Marco Bellocchio che racconta la storia di Tommaso Buscetta, primo grande pentito di mafia, è il candidato italiano all'Oscar per il migliore film in lingua straniera. La decisione, annunciata dall'ANICA, lascia a bocca asciutta gli altri film che erano stati presi in considerazione: 'Martin Eden' di Pietro Marcello, 'La paranza dei bambini' di Claudio Giovannesi, 'Il primo re' di Matteo Rovere e 'Il vizio della speranza' di Edoardo De Angelis. Se l'Academy sceglierà di inserire 'Il traditore' nella cinquina delle nomination lo scopriremo il 13 gennaio 2020, giorno dell'annuncio di tutte le candidature: la cerimonia di premiazione si terrà poi il 9 febbraio 2020.
Essere in corsa per l'Oscar
Essere il rappresentante italiano agli Oscar non è di per sé garanzia di ottenere una nomination: come ogni anno molti paesi del mondo stanno decidendo quale pellicola sottoporre all'attenzione dei membri dell'Academy. Parliamo di decine di film, dunque la concorrenza è agguerrita. Il compito dell'Italia è quello di identificare un prodotto di evidente valore, ma che sia anche in grado di fare risuonare le corde degli statunitensi: elemento che forse ha remato contro 'Il vizio della speranza' e 'Il primo re'. Ora non ci resta molto altro da fare se non incrociare le dita e attendere il 13 gennaio.
'Il traditore' di Marco Bellocchio
Impreziosito dall'eccellente interpretazione di Pierfrancesco Favino, 'Il traditore' ha esordito al Festival di Cannes 2019, dove era in lizza per vincere la Palma d'Oro, e ha fatto il pieno ai successivi Nastri d'argento, i premi assegnati dal SNGCI (Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani): miglior film, regista, sceneggiatura, attore protagonista, attore non protagonista (Luigi Lo Cascio e Fabrizio Ferracane), miglior montaggio e colonna sonora. Recensito in Italia e all'estero con toni convinti, ma non entusiasti, 'Il traditore' si segnala soprattutto per come racconta Cosa Nostra: non la faccia oscura dell'Italia bensì un corpo estraneo, quasi imperscrutabile, che non rappresenta una possibile banalità e quotidianità del male ma un'anormalità malvagia e inesorabilmente opposta allo Stato.