Venerdì 14 Febbraio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Tra parole e cura. Quando la terapia inizia dalla persona

di Mirko Di Meo Si pensa spesso alla medicina come a un universo sterile, dove a contare sono solo i...

di Mirko Di Meo Si pensa spesso alla medicina come a un universo sterile, dove a contare sono solo i...

di Mirko Di Meo Si pensa spesso alla medicina come a un universo sterile, dove a contare sono solo i...

di Mirko Di Meo

Si pensa spesso alla medicina come a un universo sterile, dove a contare sono solo i dati. Un approccio alternativo e integrato arriva dalla pratica della Medicina narrativa, in cui il professionista sanitario mette al centro della diagnosi e della terapia il vissuto del paziente, integrando al tempo stesso la storia con le sensazioni, i dubbi e le emozioni che ha provato lui stesso nel prendersene cura. Ne parliamo con il presidente della SIMeN (Società Italiana di Medicina narrativa), Marco Testa, associazione che riunisce pazienti, caregiver, operatori sanitari e ricercatori.

Dottore, cos’è esattamente la Medicina narrativa?

"Le ’Linee di indirizzo dell’Istituto Superiore di Sanità’ del 2015 definiscono la Medicina narrativa come

una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato".

Quando è indicata?

"La Medicina narrativa si rivela particolarmente utile nel caso di malattie croniche, in particolare nel follow up ambulatoriale, e comunque in tutte le condizioni di salute che incidono profondamente e per lungo tempo sul vissuto: penso allo scompenso cardiaco, al diabete, alla bronchite cronica, alle patologie oncologiche, a malattie immuno-reumatologiche, a malattie neurodegenerative, ma anche all’epilessia, all’endometriosi e all’infertilità".

Come reagiscono i pazienti a cui viene proposto il racconto come parte del processo di cura?

"Tutti noi vogliamo essere considerati prima di tutto persone, al di là di quello che ci accade o del compito che abbiamo nella vita, e questo è particolarmente vero quando ci ammaliamo. Quindi i pazienti sono grati al curante se permette loro di entrare con la loro storia di vita nella relazione terapeutica, e la narrazione è lo strumento che ci permette di tentare il superamento della passività dell’essere malato che deve soltanto ricevere delle cure. Alcuni preferiscono ci si attenga invece agli aspetti più clinici, per lo meno all’inizio della relazione terapeutica, e vanno rispettati nelle loro preferenze e nei loro tempi".

Quanto contano le parole e come cambiano nel racconto della malattia?

"Le parole hanno un peso enorme nel processo di cura. Le parole che curano, come ci insegna la filosofa Luigina Mortari, sono quelle capaci di dare corpo a un discorso ’ospitale’, cioè che facciano sentire il paziente accolto. Anche lo psichiatra Eugenio Borgna, recentemente scomparso, ha definito molto bene le parole che curano: sono quelle leggere e profonde al tempo stesso, fulgide e discrete, delicate, aperte alla speranza, permeabili all’incontro e al dialogo".

Centrali nel dialogo terapeutico sembrano essere anche le metafore.

"Esattamente. Con la loro forte carica espressiva, sono molto usate sia dai pazienti che dai sanitari per veicolare le percezioni di vissuti complessi e ambivalenti. Possono essere molto efficaci, ma anche, al contrario, creare negatività. Quindi anche le metafora vanno utilizzate con competenze specifiche".

Quali sono gli strumenti utilizzati nella pratica della Medicina narrativa?

"Il colloquio tra medico-paziente e un diario scritto dal malato rientrano tra gli strumenti utilizzati nel percorso di cura, accanto alle terapie tradizionali".

Come impara e esercitare la Medicina Narrativa?

"Non ci si può improvvisare. Non è sufficiente che un medico sia gentile e umano nella relazione con il paziente. Deve acquisire competenze specifiche comprendere e integrare il punto di vista di tutte le persone che intervengono nel processo cura. Come SIMeN offriamo numerosi corsi e abbiamo creato un albo di Facilitatori di Laboratorio di Medicina Narrativa, consultabile sul nostro sito, rappresentando, a oggi in Italia , il punto di riferimento più importante per chi decidesse di muoversi in tale direzione".