Lunedì 9 Settembre 2024
LUCA SCARLINI
Magazine

Toscanini infiammò New York. Duemila lettere a “Dear Maestro“

Recuperati e riuniti a Venezia alle Gallerie dell’Accademia gli affreschi realizzati dal pittore e umanista per Palazzo Corner Spinelli

Toscanini infiammò New York. Duemila lettere a  “Dear Maestro“

“La Giustizia“ dipinta dal pittore e umanista Giorgio Vasari per un soffitto del palazzo Corner Spinelli sul Canal Grande a Venezia. A fianco, una visione d’insieme dell’opera, ispirata al “Trionfo delle virtù“

Un’importante opera veneziana torna unita, dopo secoli di dispersione, alle Gallerie dell’Accademia. Si tratta degli affreschi di Giorgio Vasari per la “Camera Nova” di Palazzo Corner Spinelli, recuperati dall’istituzione pubblica in un processo assai lungo, che è durato quarant’anni, come spiega il catalogo uscito in occasione della presentazione della nuova sala presso la Loggia Palladiana, dove è stato allestito negli ultimi anni un nuovo percorso museale, con sale magnifiche dedicate a Jacopo Bassano, al Savoldo, a Lorenzo Lotto.

Il capolavoro veneziano di Giorgio Vasari (a cura di Giulio Manieri Elia, direttore dell’istituzione, Marsilio Arte) illustra come l’artista toscano fosse giunto a Venezia, chiamato nel 1541 dall’amico Pietro Aretino, cui lo legava la città d’origine, che aveva un ruolo di iconografo per Tiziano, a cui era legato. Il suo compito era quello di allestire la Talanta, magnifica commedia, oggi pressoché dimenticata, che andò in scena nel carnevale 1542, nell’allestimento di un gruppo di giovani patrizi, riuniti sotto il nome di Sempiterni.

Giovanni Corner subisce il fascino dell’artista e in quel momento pensa a lui per la decorazione di ambienti del palazzo acquistato dalla famiglia Lando sul Canal Grande, dopo che era andata bruciata l’abitazione di famiglia in San Polo. Il nobiluomo, nell’edificio rivisitato da Michele Sanmicheli, riceveva intellettuali e artisti, tra gli altri Aretino e il tragediografo Giangiorgio Trissino. Il soffitto ora ricomposto, realizzato da Vasari insieme a Cristoforo Gherardi e recuperato anche con il sostegno di Venice Heritage, ha nove elementi dipinti, e un soggetto che è stato identificato nel Trionfo delle virtù. L’opulenza dei tessuti e delle forme si incrocia con una visione teologica che risente delle discussioni del tempo, mentre incombeva il Concilio di Trento, che ebbe ufficialmente inizio nel 1545.

Magnifico è il Suicidio di Giuda, arrivato a Casa Vasari a Arezzo nel 1980, con il traditore del messia, visto in uno scorcio prospettico vertiginoso, impiccato all’albero con un cappio e assunto a paradigma della figura della disperazione, parallelo a lui è Giobbe cui va incontro la colomba divina. Una sospensione, quindi, nel momento della scelta, tragica, sul destino da seguire, a cui alludono anche i tre putti, di forme rotonde, che recano un cartiglio bianco, per significare una vicenda che è ancora da scrivere nei suoi sviluppi.

Secondo l’articolato saggio di Luisa Caporossi in catalogo il programma iconografico del soffitto prevedeva al centro il Sacrificio di Cristo, con le virtù come strumento di salvezza. Vasari usò alcune delle figure inventate per Venezia in altre sue opere seguenti: così si svela un altro capitolo della storia affascinante, e ancora da scrivere nella sua completezza, sulle presenze degli artisti toscani a Venezia, dal magnifico Andrea Del Castagno di San Zaccaria al discusso San Giovanni Battista di Donatello ai Frari, fino al soffitto ritrovato.