Giovedì 4 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Torna Fiorello jr: "Io, infiltrato fra i narcos"

Beppe su Raiuno: la storia in quattro puntate di un testimone di giustizia. "Un caso scomodo, la nostra è anche una denuncia"

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di Beatrice Bertuccioli

È uno dei volti più popolari e amati della televisione, interprete per eccellenza di eroi per caso, di uomini comuni chiamati dalle circostanze a compiere gesti eccezionali. E ora Beppe Fiorello, che stasera sarà ospite di Milly Carlucci a Ballando con le stelle, arricchisce la sua galleria con un nuovo ritratto, quello di un motorista nautico diventato il primo infiltrato civile tra i narcotrafficanti. Gli orologi del diavolo, serie in quattro puntate in onda su Raiuno da lunedì, regia di Alessandro Angelini, ricostruisce infatti la storia vera di Gianfranco Franciosi, da lui stesso raccontata, insieme a Federico Ruffo, nell’omonimo libro. Una storia ricca di colpi di scena, di vari e affascinanti scenari, dalla Puglia alla Costa del Sol, a Malaga fino in Portogallo, tra mare e deserti, con Fiorello personalmente alla guida di potenti motoscafi. "Questa serie mi ha restituito la dignità che questa vicenda mi aveva tolto", commenta Franciosi.

Fiorello, come vive oggi ‘Gianni’ Gianfranco Franciosi?

"Ho conosciuto Gianni, è venuto sul set, ci ha aiutati, è stato generosissimo ma era in incognito, nessuno sapeva chi fosse. Io stesso non lo conosco così bene da poter dire come vive. È lui a contattarmi. So che si trova in una sorta di limbo perché è stato lasciato con una vita spezzata. Ha perso affetti, lavoro, clienti, soldi, poi ha tentato di recuperare almeno alcune di queste cose ma poi l’ingranaggio si è inceppato, lo Stato c’era ma poi no. Sono tanti i fattori che hanno scombussolato la vita di questa persona che ha fatto un gesto civile straordinario e probabilmente non è stato difeso e ricompensato come aveva immaginato e sperato".

La ricostruzione è fedele alla realtà o ci sono situazioni e personaggi di finzione?

"Il percorso è esattamente quello che ha fatto Gianni: da com’è nata la vicenda fino a ritrovarsi a fare l’infiltrato e a finire in carcere. I cambiamenti riguardano i nomi, nella serie tutti diversi dalla realtà, così come la mia età, diversa da quella di Gianni, 25enne all’epoca dei fatti".

La storia di Gianni certo non alimenta la fiducia nello Stato.

"Noi raccontiamo ciò che è realmente accaduto. Il cinema come il teatro e le serie hanno anche una funzione di denuncia. Spesso i miei lavori sono stati scomodi, con all’interno qualcosa che ha turbato la serenità di qualcuno. Lo Stato c’è stato ma poi sempre meno. E del resto quella di Gianni è una situazione simile a quella di tanti altri testimoni di giustizia, dimenticati. Gianni fa molti incontri con gli studenti per parlare della sua storia: ha sofferto, ma nonostante tutto crede nello Stato e dice sempre: lo rifarei".

Non solo fiction per lei. Giusto?

"Infatti ho da poco terminato a Lamezia Terme le riprese di L’afide e la formica, opera prima di Mario Vitale. Sto anche preparando un film che farò soltanto come regista, Stranizza d’amuri, storia di due ragazzi che si amano, negli anni ’70. Lo sto ancora scrivendo. E poi l’8 novembre andrà su Raiuno Penso che un sogno così, un adattamento dello spettacolo che ho portato in giro nei maggiori teatri italiani, un pezzo di vita, un gioco di specchi in cui, a quella di Mimmo Modugno, si intreccia la vita di mio padre".

Cinema e teatri chiusi. Momento difficile.

"È un momento complicato, siamo tutti più o meno sulla stessa barca. Nel mio comparto la pandemia ha generato anche una cosa positiva, ha portato alla creazione di un’associazione, Unita, già con seicento iscritti. Ci sediamo ai tavoli dove si decidono cose importanti per il futuro del nostro mondo. Una novità significativa per una categoria che era scomparsa dai radar. Ci ha colpito quella definizione di ‘tempo libero’ usata nelle comunicazioni del governo, perché è in realtà lavoro e come tale vogliamo che venga considerato".