Dall'Alaska all'Islanda, esplorando i ghiacciai potrebbe capitare di imbattersi in branchi di
piccole, soffici, strane creature di colore verde sparpagliate sulla superficie. Vengono chiamate
glacier mouse, topi dei ghiacciai, e si muovono lentamente, ma non sono animali:
si tratta piuttosto di palle di muschio che per gli scienziati costituiscono ancora un mezzo mistero. In uno studio pubblicato
sulla rivista Polar Biology, un team di ricercatori della University of Idaho e della Washington State University ha provato a capirne qualcosa di più.
L'enigma dei topi dei ghiacciai
Descritti per la prima volta negli anni Cinquanta, questi "topi" sono
una presenza rara ma ben nota ai ricercatori specializzati, e tuttavia finora hanno ricevuto una limitata copertura scientifica. Sono stati avvistati sui ghiacciai dell'Alaska, dell'Islanda, delle isole Svalbard e del Sud America e a quanto pare si formano
solo quando si verificano determinate condizioni, probabilmente sviluppandosi intorno a una particella solida (un granello di polvere o simile). Gli autori dello studio, Timothy C. Bartholomaus, Scott Hotaling e Sophie L. Gilbert, si sono concentrati sulla curiosa capacità di movimento delle palle di muschio e sulla durata del loro ciclo vitale.
Come fanno a spostarsi?
Le palle ruotano periodicamente su se stesse per esporre al sole la parte inferiore a contatto con il suolo, che altrimenti morirebbe. Per capire come e quanto si muovono, nel 2009
i ricercatori hanno selezionato trenta sfere sul Root Glacier in Alaska e le hanno "marchiate" con una sorta di braccialetto di identificazione, composto da un cavo di alluminio e da combinazioni diverse di palline di vetro colorate. Sono quindi tornati più volte sul luogo fino al 2012, studiando il percorso compiuto dai topi.
Hanno così scoperto che
si spostano di circa 2,5 centimetri al giorno e non in modo casuale, ognuno per i fatti suoi, ma piuttosto seguendo un movimento coordinato simile a quello di una mandria di animali. I loro spostamenti non risultano coincidere con la direzione dei venti, l'inclinazione del terreno o l'incidenza dei raggi solari. Scartate queste ipotesi,
al momento non ne restano altre: per i ricercatori il fenomeno resta ad oggi inspiegabile.
Sono riusciti in compenso a stimare la durata della vita di una palla di muschio, che una volta giunta alla sua maturazione
può durare anche più di sei anni. Adesso puntano a tornare di nuovo sul ghiacciaio per ritrovare le sfere identificate dieci anni fa: una visita preliminare ha verificato che sono ancora lì, ma chissà intanto quanta strada hanno percorso.
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