Sabato 27 Luglio 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Morta Tina Turner: due vite tra dolore e successi. Il suo graffio va in paradiso

Si è spenta in Svizzera a 83 anni dopo varie malattie: era la performer dai concerti record. Ma nel privato è stata segnata dalla violenza dell’ex marito e dal suicidio del figlio

Quindici anni fa era stata Sophia Loren a darle la sferzata decisiva per tornare a celebrarsi sui palcoscenici un’ultima volta. "Tina cosa fai ancora a casa? Torna a lavorare, il pubblico ti vuole", le aveva detto l’amica ad una sfilata milanese e Anna Mae Bullock s’era lasciata convincere ad indossare ancora una volta la leggendaria minigonna rossa per ringhiare i suoi “sogni selvaggi” come fosse ancora la pupa di Ike o la “foxy lady” del rock’n’roll.

Oggi se n’è andata "serenamente" – come sottolinea il comunicato del suo portavoce – nella villa di Küsnacht, vicino a Zurigo, dove risiedeva da decenni col marito Erwin Bach chiudendo definitivamente i conti con un’esistenza celebrata da biopic e due musical così lastricata di trionfi, tragedie, violenze, ascese, cadute, resurrezioni da sembrare un romanzo d’appendice.

Tina Turner
Tina Turner

Nata a Nutbush, nel Tennessee, era diventata l’eroina di “River deep mountain high” grazie al suo inventore, il marito Ike Turner, artista di genio ma violento protagonista di un manage malato da cui l’Acid Queen s’era sfilata tra mille sofferenze ricominciando la sua storia dall’inizio, facendo leva su un talento interpretativo, una forza fisica e una determinazione inarrivabili.

Come raccontato cinque anni fa nell’autobiografian ‘My Love Story’, infatti, la resurrezione era arrivata nel 1984 con l’album “Private dancer” e poi da una serie di eventi fortunati che l’avevano portata a collaborare con Mick Jagger come con Eros Ramazzotti, con Bryan Adams come con Elisa, a recitare “Mad Max III” come a vestire i panni della bondgirl per cantare in silhouette la sigla di “Goldeneye”.

“Sono profondamente scosso dalla notizia della scomparsa di una delle più grandi artiste di tutti i tempi, una grande donna, un’icona mondiale", ha scritto Ramazzotti. "Tina è stata per tutti noi un simbolo sotto ogni forma, artistica e umana. Perdiamo il meglio, una persona straordinaria".

Quel tour stimolato dalla battuta della Loren s’era rivelato l’ultimo momento di felicità prima di una (nuova) discesa agli inferi causata da un decadimento fisico sostenuto dalla fede buddista sempre con maggior difficoltà. L’ictus del 2013, il cancro all’intestino del 2016, gli irreparabili danni ai reni subiti dalle inadeguate cure omeopatiche scelte per curare l’ipertensione avevano finito per minare l’organismo della regina di “Simply the best” al punto da spingerla a valutare il suicidio assistito. Eventualità superata davanti all’offerta del marito di donarle un rene, trapiantato poi nel 2017.

Ma, prima, molto prima della sua terza vita, quella in Svizzera, Tina Turner aveva sofferto anche per un’altra immane tragedia. Nell’estate del 2018 s’era trovata a dover fare i conti col suicidio, a 59 anni, del primogenito Craig Raymond Turner, avuto quando era poco più che adolescente, da Raymond Hill, sassofonista della sua band Kings of Rhythm. Appena sei mesi fa aveva perso pure un altro figlio, Ronnie, scomparso a 62 anni.