Lunedì 15 Luglio 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Taylormania è qui. Sognatrice, principessa libera e dominatrice. Come Swift nessuna mai

L’evento pop dell’estate: la superstar conquista San Siro nella “prima“ italiana. Una macchina di spettacolo colossale per 65mila. E stasera si replica.

Taylormania è qui. Sognatrice, principessa libera e dominatrice. Come Swift nessuna mai

Taylormania è qui. Sognatrice, principessa libera e dominatrice. Come Swift nessuna mai

Milano, 14 luglio 2024 – "Piacere di conoscervi..." Quando Sinéad O’Sullivan del New Yorker sostiene che la Taylor Swift materializzata ieri sera sotto la luna di San Siro ha creato un universo in stile Marvel tutto suo, non sembra essere poi così lontana dal vero. Metro intasata e quartiere di San Siro preso d’assalto dagli Swifties come dagli hooligans (decisamente meno rassicuranti) per una finale di Champions. Nel suo unico concerto italiano, quello al Forum de 2011 ("prometto che non vi farò più aspettare tanto"), Miss Swift s’era ritrovata davanti quattromila spettatori scarsi, mentre ieri ce n’erano 65mila e stasera saranno altrettanti. Ma, a giudicare dalle richieste, l’eroina di Reputation avrebbe potuto serenamente riempire il “Meazza” per una settimana intera.

Più della performance, a impressionare è la mostruosa macchina del consenso che ha alle spalle, la piena accondiscendenza dei media, dei social, dell’industria dell’entertainement, che la rende un prodotto di largo consumo con ricadute economiche, politiche e sociali capaci di spingerlo ben oltre il fatto artistico e la Taylormania imperante. Un brand. Anzi, "la più grande gangsta nel mondo musicale attuale" come l’ha definita Drake, la fervente democratica a cui gli alleati di Trump, in preda alla sindrome da sondaggio, hanno intimato di restarsene lontana dalla politica.

Lo spettacolo è stato costruito a tavolino in maniera scaltrissima puntando innanzitutto al massimo coinvolgimento dello spettatore. Una liturgia pop sostanzialmente immutabile, tranne due canzoni “a sorpresa” (The 1/ Wonderland – alla chitarra; Almost I do / The moment I Knew – al piano)  che i fan conoscono a memoria per essersi visti fino allo svenimento il film del concerto, uscito a ottobre, in modo da presentarsi all’appuntamento adeguatamente preparati (e dopo aver imparato balli e cori su TikTok). Tra le sorprese, comunque, anche l’aggiunta in italiano al testo della canzone “We are never, ever ever getting back together” la postilla: "Questa volta te lo dico, te lo dico io. Non torneremo mai, mai , mai più insieme... Col caz*o!".

Nella lista degli accreditati pure Laura Pausini, che lo scorso ottobre s’è vista scippare da 1989 (Taylor’s version) il tanto agognato primo posto in classifica di "Anime parallele”, Alessandro Cattelan, Michele Bravi, Caterina Balivo, Annalisa, Mara Sattei, ma anche i calciatori Matteo Gabbia e Tommaso Pobega del Milan, l’interista Matteo Darmian e la bandiera nerazzurra Javier Zanetti, il pilota Leclerc. Fra gli ospiti di questa sera pure Paola Cortellesi ed Elodie. Della partita pure Francesca Michielin (comparsa pure su una petizione per affidarle l’apertura dello show su Change.org che però non è andata oltre le 145 firme).

E chissà quante mamme appollaiate sugli spalti per tenere d’occhio le figlie pressate sottopalco a celebrare il rito con le amiche avranno sentito scalpitare la bambina che si portano dentro nel vederle scambiarsi braccialetti dell’amicizia fatti a mano e cambiarsi d’abito, spesso elaborati e cuciti in casa, adeguando canzone dopo canzone il proprio look a quello della ragazza con le labbra rosso fuoco, gli occhi da gatta e le hit milionarie, che gli si agitava davanti.

Vera e propria boss delle cerimonie (pop) che nei duecento minuti bordeggia tutte le “ere” e gli album della sua carriera, escluso il primo, quello del 2006, tirando fuori le dieci Taylor che si porta dentro, la sognatrice di Lover come l’eroina bucolica di Folklore ed Evermore, la principessa passionale di Red e la diva glamour di Midnights. I braccialetti lampeggianti distribuiti all’ingresso richiamano con i loro colori le diverse epoche. Tutto tra piattaforme mobili, scale, scenografie un po’ complicate come quelle che sprofondano lo stadio in una specie di seduta spiritica silvestre durante il set di Evermore o in una baita di tronchi durante quello di Folklore.

E che dire delle lacrime versate davanti alla baluginante marea di telefonini accesi al termine di Champagne problems, tutto studiato, tutto perfetto, come il ritmo incalzante o i balletti che scatenano l’effetto terremoto sugli spalti differenziando un quadro dall’altro. E in mezzo lei, la ragazza che milioni di coetanee amano considerare la loro “miglior amica miliardaria”, bollata sui social come “la cantante di karaoke più pagata al mondo” davanti agli impietosi lyp-syncing evidenziati dai video postati in questi mesi dai fan.

Il gioco è quello di combinare la voce con le sequenze preregistrate in modo da rendere difficile capire quando si canta per davvero e quando no. Niente di nuovo sotto il sole, visto che lo facevano pure Madonna o Michael Jackson ed è una pratica standard oggi per le popstar dalle coreografie impegnative (e non solo per quelle). D’altronde la riflessione su come un essere umano possa cantare, ballare e suonare per quasi duecento minuti quattro volte la settimana senza la minima sbavatura dovrebbe essere una riflessione capace di scalfire pure le più incrollabili certezze di fan. Fosse davvero come appare, infatti, non avremmo davanti una trentaquattrenne della Pennsylvania baciata dal dio delle hit parade, ma Mary Poppins.