Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Perché le canzoni di Taylor Swift sono diventate un caso politico

L'aspra disputa con la sua vecchia casa discografica ha portato all'intervento delle politiche Elizabeth Warren e Alexandria Ocasio-Cortez

Taylor Swift

La cantante e musicista Taylor Swift potrà eseguire canzoni tratte dai suoi vecchi album durante la cerimonia degli American Music Awards 2019, che si terranno a Los Angeles la sera del 24 novembre. La notizia di per sé non sarebbe interessante se non fosse per la dura polemica che ha preceduto questo annuncio e che negli Stati Uniti è diventata un caso politico, con il diretto coinvolgimento di pezzi da novanta del partito democratico come Elizabeth Warren (senatrice in corsa per diventare la candidata democratica per le presidenziali del 2020) e Alexandria Ocasio-Cortez (membro del Congresso statunitense).

Le vecchie canzoni di Taylor Swift

Tutto nasce per una disputa legata ai brani contenuti nei primi sei dischi di Taylor Swift, pubblicati sotto l'etichetta Big Machine. Nel 2018 la cantante ha deciso di abbandonare la sua casa editrice e di legarsi con Universal Music Group, che ha gestito la realizzazione e la distribuzione del suo settimo, e attualmente ultimo, album in studio: 'Lover'. Il nuovo contratto ha probabilmente scontentato i vertici di Big Machine, anche perché Taylor Swift è una macchina per fare quattrini, ed è nato forse da qui il caso politico in vista degli American Music Awards (AMA): l'edizione 2019 premierà la cantante come "artista del decennio" e per l'occasione è previsto che lei si esibisca dal vivo, con una scaletta dei suoi successi. Il punto è che apparentemente Big Machine si è messa di traverso, vietando la presenza dei brani pubblicati sotto la propria etichetta.

La disputa discografica

L'avverbio "apparentemente" è d'obbligo perché le parti in causa forniscono due versioni differenti del medesimo caso. Da una parte abbiamo Taylor Swift, che attraverso il suo profilo Twitter ha accusato Big Machine di non volere farle eseguire la sua musica. D'altro lato della barricata la sua vecchia casa discografica ha commentato che "i musicisti non hanno bisogno dell'approvazione di un'etichetta per esibirsi in televisione o in ogni altro evento dal vivo". Questo è vero, in termini strettamente contrattuali, ma la questione è più complessa. Intanto, Big Machine non ha voluto rispondere a chi domandava se erano state fatte pressioni perché Swift escludesse le sue vecchie hit dalla scaletta per gli AMA 2019. Inoltre, il comunicato stampa che ha annunciato il superamento dell'impasse inquadra il vero nodo della questione: le parti in causa, si legge, "hanno trovato un accordo di licenza che approva lo streaming post show e la ritrasmissione su piattaforme reciprocamente concordate". Insomma, il punto non era il live in se stesso, ma i soldi che se ne potevano ricavare in un secondo momento.

La polemica politica

Le prese di posizione di Elizabeth Warren e Alexandria Ocasio-Cortez sono arrivate perché il caso di Taylor Swift è l'esempio di un problema più ampio. Nel 2018 Big Machine è infatti stata acquistata da Ithaca Holdings, che appartiene al manager musicale Scooter Braun (chiamato direttamente in causa da Swift). Si tratta di una società di private equity, che gestisce investimenti finanziari potendo contare sul fatto di possedere o rilevare quote di altre società. Ed è qui che la questione assume contorni politici. Con le parole di Elizabeth Warren: "Taylor Swift è una delle numerose persone il cui lavoro è stato minacciato dalle società di private equity, che stanno divorando la nostra economia, costando posti di lavoro e devastando interi settori industriali. È tempo di porre un freno a tutto questo". Le ha fatto eco Alexandria Ocasio-Cortez: "Le pratiche predatorie di gruppi di private equity hanno danneggiato direttamente milioni di americani" e le loro pratiche finanziarie "hanno distrutto la vita dei lavoratori al dettaglio in tutto il paese, cancellando un milione di posti di lavoro. Ora tengono in ostaggio la musica di Taylor Swift. Occorre imporre loro delle redini". Se dunque agli AMA del 24 novembre la musicista ventinovenne potrà cantare ciò che vuole, la questione resta aperta. E non solo perché in ballo c'è un documentario sulla sua vita, prodotto da Netflix, che rischia di non vedere la luce se non verrà autorizzato l'utilizzo delle sue vecchie canzoni: il suo caso ha una portata nazionale che riguarda l'idea di business che uno stato intende supportare in vista del benessere generale dei propri cittadini.
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