Sabato 19 Ottobre 2024

Tartarughe marine a rischio estinzione: uova finte per fermare i trafficanti

Si chiama InvestEGGator ed è un guscio stampato in 3D con integrato un Gps, per rintracciare le uova rubate dai bracconieri

Tartarughe marine durante la schiusa

Tartarughe marine durante la schiusa

Roma, 7 ottobre 2020 - Uova finte dotate di un localizzatore GPS per proteggere dai bracconieri i nidi delle tartarughe marine. L'idea è stata testata con successo in Costa Rica, da un team di scienziati capitanato dalla University of Kent (Regno Unito), con l'obiettivo di fornire uno strumento pratico per mettere fine al commercio illegale di uova, considerate un prodotto prelibato nel mercato nero.

Uovo-spia

La tecnologia, chiamata InvestEGGator e vincitrice nel 2016 del Wildlife Crime Tech Challenge, è stata concepita prendendo spunto dalla televisione. "In un episodio di The Wire, due agenti di polizia nascondo un dispositivo audio in una pallina da tennis per registrare di nascosto un sospetto spacciatore: le uova di tartaruga sembrano fondamentalmente palline da ping pong", ha spiegato la scienziata ambientalista Kim Williams-Guillen di Paso Pacifico, una ONG, che ha contribuito alla realizzazione del progetto. I gusci vengono fabbricati con una stampante 3D e poi ritoccati successivamente per mimetizzarsi alla perfezione in mezzo alla covata. Al loro interno c'è un trasmettitore GPS che emette un segnale ogni ora, consentendo di verificare se le uova sono ancora al loro posto o di tracciarne la posizione quando avviene un furto.

Sulle rotte del commercio illegale

Per testare InvestEGGator, il team ha posizionato 101 esche in altrettanti nidi di tartarughe marine, sparsi su quattro spiagge della Costa Rica. Su un numero di furti pari al 25% delle osservazioni totali, il ricercatori sono stati in grado di rintracciare cinque covate scomparse, di cui tre appartenenti alla tartaruga bastarda olivacea (Lepidochelys olivacea) e due di tartaruga verde (Chelonia mydas), entrambe specie a rischio estinzione. L'intento non era quello di trovare i bracconieri, ma di mappare i punti di snodo del commercio illegale. Si è così scoperto che, mentre alcune uova si sono spostate di appena due chilometri dalla spiaggia di origine, altre hanno percorso fino a 137 chilometri, arrivando a un privato dopo una compravendita clandestina in un supermercato. In altri casi i trasmettitori sono andati offline prima del previsto, ma hanno comunque permesso di recuperare informazioni essenziali per ricostruire a posteriori la rotta del bottino.

La tecnologia da sola non basta

Un dato molto importante riguarda poi il fatto che tutte le uova rimaste al loro posto si sono schiuse normalmente: questo dimostra che la presenza di InvestEGGator non danneggia lo sviluppo delle tartarughe in procinto di nascere. Nel commentare il buon esito della sperimentazione, gli scienziati hanno voluto comunque sottolineare che, per offrire risultati efficaci, l'uso di questa tecnologia deve essere affiancato da solide politiche per la conservazione ambientale. "Per combattere il bracconaggio delle uova di tartaruga", ha concluso Williams-Guillen, "serve un approccio su più fronti, che includa l'istruzione e offra migliori opportunità economiche [per le popolazioni locali, ndr]". La ricerca è stata pubblicata sula rivista Current Biology.