Manuela Arcuri è felice: a Venezia le hanno consegnato il premio ‘Leone di vetro’ come migliore attrice non protagonista nel docu-film ‘I luoghi della speranza’ che esplora il mondo della malattia oncologica.
Bentornata. Mi fa un ritratto della sua famiglia?
"Ho due fratelli, a cui sono molto legata. Io ero l’ultima, e quindi molto coccolata da papà, senza però esserne viziata. Essendo cresciuta con due fratelli maschi, ero un po’ un maschiaccio anche io, giocavo con le macchinine più che con le bambole. Allo stesso tempo ero molto timida, sempre attaccata alla gonna di mia madre".
Nel 2001 è stata protagonista di un celebre calendario. Oggi però l’epoca dei calendari è tramontata. Come mai?
"A quei tempi un calendario era un traguardo importantissimo, significava che quell’anno eri il personaggio più importante. Oggi i calendari non si fanno a causa del web. Non hai più bisogno di aspettare un mese per vedere il tuo personaggio preferito sulla copertina di una rivista. Oggi puoi seguirlo giorno per giorno sui social".
Come è stato lavorare con Verdone?
"Grazie a lui ho interpretato una scena diventata un cult, ‘ ‘n ascella sì, ‘n ascella no’, nel film ‘Viaggi di nozze’. Chi mi incontra per strada la cita sempre. Oppure mi chiedono ‘Carabinieri’ non lo fate più?’ Eppure sono passati vent’anni... Io ho interpretato la prima carabiniere donna, una novità introdotta proprio in quell’anno".
Restiamo sull’argomento donne e sul movimento Me Too: le è mai capitata qualche avances, o peggio, sul lavoro?
"È normale, succede nel cinema come in altri posti di lavoro. Nel rapporto tra regista e attrice, il regista sente di avere il coltello dalla parte del manico. Le prime volte, quando andavo ai provini, ogni tanto c’era qualche stupido che ci provava, allungava la mano, mi toccava la gamba, io la spingevo via e lui ci ritentava... Ma ero così giovane che non avevo la forza di mandarlo a quel paese, oggi gli tirerei uno schiaffone. In altri casting ti facevano le solite domande – come ti chiami, da dove vieni – e poi dicevano: ‘fai vedere il seno’. Erano dei depravati... Ma dopo due o tre volte ho capito, e gli rispondevo: se non ci sono scene di nudo, è inutile che ti faccio vedere il seno".
Lei ha raccontato diffusamente a ‘Verissimo’ la sua storia con Gabriel Garko. L’attore, in una precedente intervista, dopo aver dichiarato la propria omosessualità, ha precisato che le sue relazioni con donne erano costruite a tavolino per motivi d’immagine. Lei invece ha detto che l’ha vissuto come un fidanzato vero...
"Credo che la nostra storia sia stata vera anche per lui, così ha detto lui stesso. Risale a molti anni fa, forse a quel tempo non aveva ancora ben deciso il suo orientamento. Poi ha capito quale fosse la sua autentica inclinazione".
Quando Gabriel ha fatto outing, lei è rimasta sorpresa?
"La voce girava già da tempo, lui l’ha definito il segreto di Pulcinella. Continuava a nascondersi dietro un dito, ma la gente lo pensava, si avvertiva. Io però, fino a che non ho sentito le sue parole, il dubbio ce l’avevo ancora. Quando l’ha dichiarato, e ha fatto benissimo, mi sono detta: ok, adesso ho tutto più chiaro. Forse avrebbe potuto farlo anche un po’ prima".
Perché la vostra storia è finita?
"Era solo un flirt. Due persone possono frequentarsi, ma se poi non scatta quello che ti unisce davvero... Io sentivo che non c’era la magia. E tra noi non c’era, forse perché lui aveva già dei dubbi. Non è mai scattata una forte passione. Io avevo 25 anni, se sentimentalmente sentivo subito qualcosa cavalcavo l’onda, ma con lui non è successo. A quell’età o era una storia al 100% oppure ciao".
Come ha conosciuto il suo attuale marito, l’imprenditore Giovanni Di Gianfrancesco?
"Tramite amici comuni. Ci siamo frequentati come amici, eravamo molto complici. Siamo partiti dalla base di una forte amicizia".
Quindi non è stato il classico colpo di fulmine...
"La bellezza ti colpisce al momento, ma poi passa. Se vedi uno bello tutti i giorni, poi non te ne accorgi più neanche. Condividere le stesse passioni invece è magnifico".
Vi siete sposati in America, un po’ di soppiatto...
"È un n matrimonio validissimo, abbiamo un foglio con tanto di timbro. Potremmo farlo convalidare in Italia, per il momento non l’abbiamo chiesto. Preferirei celebrare un matrimonio in Italia, un matrimonio tradizionale".
Suo figlio, Mattia, ha 7 anni. Ha mai visto un suo film?
"Qualche pezzettino. Quando era più piccolo e mi vedeva sullo schermo e contemporaneamente accanto a lui, rimaneva disorientato: ‘Mamma, ma sei qui o sei là?’. Poi, crescendo, ha capito il lavoro della mamma. Quando sono andata a ‘Ballando con le stelle’, a casa replicava gli stessi passi. Noi due siamo molto legati, siamo una cosa sola".
Lei è stata la regina delle fiction per molto tempo. Come mai da un po’ non la vediamo più?
"Mi avevano proposto ’Pupetta 2’, il seguito di ‘Pupetta’ che aveva avuto molto successo. Ma ero incinta e ho rifiutato. Per due anni mi sono dedicata esclusivamente a mio figlio. Prima di avere Mattia non riuscivo a capire il sentimento materno, a quel tempo avevo un cagnolino e pensavo fosse la stessa cosa. Poi, nato Mattia, ho capito quale era la ragione della mia vita".
Torniamo al suo lavoro nelle fiction...
"Dopo due anni la mia casa di produzione (la Ares, ndr) ha avuto grandi problemi ed è fallita. Sono rimasta senza agente, produzione, ufficio stampa. Non ero abituata a bussare alle porte, loro mi procuravano due fiction all’anno. Sono andata avanti con difficoltà, ed è arrivato pure il Covid. Sono stati anni un po’ difficili ma le difficoltà spesso si trasformano in opportunità"