Sedici grandi affreschi del Trecento su cui è ‘narrata’, con immagini alquanto esplicite, la passione tra Lancillotto e Ginevra, moglie di re Artù. Questo ciclo pittorico alquanto raro (non esiste in Italia un’altra Camera Lanzaloti così ben preservata ed è la più antica in Europa), esposto nelle sale d’arte del Museo civico, è sicuramente un itinerario privilegiato alla scoperta di Alessandria. Gli splendidi affreschi furono voluti da Andreino Trotti nella torre della dimora di campagna a Frugarolo, dopo aver letto Le storie di Lancillotto, donategli, si presume, da Galeazzo Visconti, signore di Milano, il cui potere si estendeva fino ad Alba.
Una ’L’ sopra la figura di Lancillotto non lascia dubbi: è Ginevra, e non Artù, a celebrare la sua investitura a Cavaliere della Tavola rotonda, è lui che bacia la Regina fuori dalle mura del castello, e a giacere con lei nel letto. La storia d’amore e tradimento diventa di dominio pubblico grazie ad uno scudo magico che rivela il vero amore, fino alla tragica fine del cavaliere.
Da non perdere, tra gli itinerari di Alessandria, il Marengo Museum a Villa Delavo, nella frazione di Spinetta di Marengo, il primo al mondo, nel 1847, dedicato a Napoleone, non solo ricco di contenuti multimediali ma con stanze affrescate dedicate al futuro imperatore che proprio nel paese alessandrino sconfisse, il 14 giugno 1800, gli Austriaci, seppur in maniera fortuita. Gli elementi scenici, dalle divise d’epoca al documento autentico della resa degli austriaci, sono inframmezzati da personaggi disegnati dal fumettista Guido Crepax, che ricostruì come gioco da tavolo l’intero ciclo di battaglie napoleoniche, da Marengo a Waterloo.
Napoleone ‘segnerà’ poi la città di Alessandria radendo al suolo, nel 1803, la cattedrale romanica per creare una piazza d’armi nell’attuale piazza della Libertà. Tanto di cappello, ad Alessandria e a Giuseppe Borsalino che nel 1857 avviò la produzione di copricapi tramite l’infeltrimento del pelo di coniglio, trattamento che li rende impermeabili, cui fanno seguito forma e colore. Sono 50 passaggi, in 7 settimane, ma è subito moda. Si inizia con le alte tube dei dandy e si prosegue per capi iconici con la doppia fossetta, per porre gli omaggi ad una signora, fino agli eclettici cappelli femminili.
I Borsalino ad Alessandria, come gli Agnelli a Torino o i Leoni di Sicilia (i Florio), diventano icone di un’epoca legandosi a star del cinema (Humphrey Bogart, il film Borsalino con Alain Delon). Da un maxi stabilimento con 1500 addetti (il 60% erano operaie, le ‘borsaline’) ad Alessandria, oggi sede del Museo, si è passati ai 150 attuali a Spinetta, ma il mito è ancora vivo. Per completare l’itinerario alla scoperta di Alessandria non resta che degustare un caffè gourmet preparato da Filippo Mezzaro, già campione del mondo di caffè espresso, in via Cavour, o gli ‘amaretti delizia’ della pasticceria Rolando di via Guasco. Se, invece, è l’ora dell’aperitivo, c’è la Monferrato autentico drink list, con le ricette del bartender Luigi Barberis, del Caffè degli Artisti. Vini ‘classici’ piemontesi sono miscelati con bibite e spezie: l’ultimo è il drink Cortese in Tacchi a spillo.