Martedì 23 Luglio 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Sting racconta 'My songs'. "Il mio ritorno al futuro"

Nel nuovo album l’ex Police rilegge i successi. "Le canzoni rinascono e io mi diverto"

Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting

Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting

Milano, 28 maggio 2019 - Un musical su se stesso. Un po’ come fatto dai Queen e da Elton John al cinema, Sting prende in mano i propri successi e ci costruisce sopra una storia. La sua. Avviene in My songs, quattordici brani riveduti e corretti più cinque momenti dal vivo che l’uomo di Fragile ha presentato ieri a Milano alla festa di Radio Italia. "Ho raccolto delle storie un po’ a caso perché oggi con lo streaming s’è perso un po’ il contesto della canzone. Oggi le canzoni assomigliano al caffè, che bevi senza farti domande, e invece la canzone è un organismo vivente – spiega –. Ecco perché nel disco ho voluto accompagnarle con delle piccole note che raccontano dove sono nate, come, perché, e in quale contesto storico. A volte basta un dettaglio per creare il giardino in cui far crescere un brano".

Da cosa nasce il progetto?

"Nasce dalla voglia di divertirmi. Tutto ha preso il via a Capodanno, quando mi è stato chiesto di cantare a Time Square Brand new day; quel pezzo è un inno all’ottimismo che ho voluto riarrangiare e reincidere con un sound più contemporaneo rispetto a quello di vent’anni fa. È andata benissimo, tant’è che il brano è arrivato fino all’ottavo posto della classifica di iTune. Non ho registrato My songs tutto di fila, ma è cresciuto pian piano. Mentre a Toronto andava in scena il mio musical The last ship, ad esempio, tra un tempo e l’altro mi mettevo all’opera su questo disco".

Pure nella rilettura brani vecchi come “Message in a bottle” o “Demolitionman” hanno un fortissima impronta Police. Soprattutto per quel che riguarda la ritmica.

"Stewart Copeland è uno dei batteristi più creativi, originali, elettrizzanti, in circolazione; padre putativo di tutta una generazione di batteristi. Per questo i suoi seguaci ne sono rimasti influenzati. Con le canzoni solo mie, mi sono preso maggiori libertà. Quello che cambia di più nelle canzoni dei Police rispetto alla versione originale è il suono. E, ovviamente, la grana della mia voce che, grazie all’esperienza, riesce meglio di un tempo a raccontare le storie".

Intanto l’anno prossimo avrà la Residency a Las Vegas.

"Per anni i miei tour hanno girato il mondo, questa volta sarà il pubblico a venire da me".

Le elezioni hanno disegnato una nuova Europa.

"Finora avevo sempre votato laburista, ma stavolta ho dato la mia preferenza ai liberal democratici; scelta che reputo strategica. Vengo dalla working class, ma Corbyn non ama l’Unione e basa la sua diffidenza su idee antiquate. E poi in questo momento tra i laburisti affiora un certo antisemitismo e la cosa non mi piace. Non sono scoraggiato dall’esito perché la grande affluenza è un bel segnale per la democrazia. Sono per il ‘remain’ del Regno Unito nell’Unione Europea. Se si facesse oggi un referendum il risultato sarebbe ben diverso dall’ultimo".

Però il messaggio delle urne è chiaro.

"La gente forse dimentica l’importanza delle unioni sovranazionali, soprattutto europee; dovrebbe ricordarsi almeno che sono più di 70 anni che non ci ammazziamo. Winston Churchill diceva che dovevamo smettere di farci la guerra e iniziare a commerciare; è così che è nata la comunità europea del carbone e dell’acciaio. Io non ho mai avuto timore dei tedeschi, mio padre e mio nonno sì".