Roma, 14 novembre 2024 – “Ha visto la foto dei miei cani?”. Steve Zahn illumina lo schermo del suo telefono per mostrarci orgoglioso i suoi due quattrozampe quando lo intervistiamo per parlare della seconda stagione di Silo, la serie di fantascienza basata sulla trilogia di romanzi distopici di Hugh Howey dal 15 novembre su Apple TV+. È lui la new entry del cast al fianco della protagonista e produttrice Rebecca Ferguson. La storia racconta degli ultimi diecimila abitanti della Terra che vivono in un silo sottoterra che li protegge dai pericoli del mondo esterno. Nessuno sa quando o perché sia stato costruito e chi cerca di scoprirlo va incontro a conseguenze fatali.
Juliette (Ferguson) è un'ingegnere determinato a scoprire la verità. Per farlo dovrà uscire da quella casa/prigione. “È un'eroina”, ci dice l'attore. In questo secondo capitolo incontra Solo (Zahn), un uomo/bambino con il quale instaurerà un legame umano profondo. Com'è stato navigare tra le diverse emozioni del suo personaggio?
“Quando mi hanno contattato e mi hanno parlato del personaggio, prima ancora di leggere qualsiasi cosa, ho pensato: ‘Wow, è affascinante’. Quando ho iniziato a leggere la sceneggiatura ne ero commosso scoprendo tutto quello che aveva passato Solo. Mi sono detto: ‘Interpreterò un dodicenne. E sarà il contrasto tra la sua età interiore e il suo aspetto esteriore ad aiutarmi’. Così mi sono fatto crescere barba e capelli. Sembro un uomo di montagna. Quando arrivano i suoi scatti di rabbia è davvero spaventoso mentre i suoi aspetti vulnerabili lo rendono unico”.
Nei primi episodi può esprimersi solo attraverso la sua voce e i suoi occhi.
“È stato davvero un lavoro interessante in cui immergersi. Il primo giorno è dura quando sei un caratterista, specialmente con un personaggio come questo. Vai a lavorare sapendo che non sarai in grado di cambiarlo e dovrai andare avanti per i successivi quattro mesi. È il passo giù dal dirupo che speri funzioni (ride, ndr). Ma ammetto che mi sentivo davvero sicuro. Non c'è stato un giorno negativo. Io e Rebecca andavamo d'accordo e avevo la sensazione che stessimo recitando in uno spettacolo teatrale. Era come un'opera di Samuel Beckett, Harold Pinter o di Eugène Ionesco: una specie di mondo assurdo, ma con una base di realismo”.
Gli abitanti del silo guardano il mondo esterno attraverso uno schermo pensando che sia la realtà. Esattamente come noi con i nostri smartphone?
"Sì, siamo noi. Le nostre informazioni e la nostra realtà derivano da questo. Guardiamo uno schermo per capire quello che ci circonda”.
Ma è la verità oppure no?
"Il parallelo con il nostro mondo, con quello che guardiamo e leggiamo è folle. È come se ognuno di noi vivesse dentro un silo. Ai vecchi tempi leggevi un giornale e ascoltavi le notizie in tv. Ora tutto è su uno schermo. Tutto è pompato nel nostro cervello. Cento anni fa il progresso era a un certo livello, ora la tecnologia è super avanzata. Ma il nostro cervello è rimasto lo stesso, anche se pensiamo il contrario. E questo ci rende vulnerabili”.