Venerdì 18 Ottobre 2024
ROBERTO BRUNELLI
Magazine

Star Wars, bentornato Darth Vader. Il più grande cattivo di tutti i tempi

La rivelazione nel nuovo trailer di “Rogue One”, nelle sale a dicembre

Felicity Jones in "Rouge One: A Star Wars Story"

Felicity Jones in "Rouge One: A Star Wars Story"

Roma, 13 agosto 2016 - «Il mondo va a pezzi, i vessilli dell’impero regnano su tutta la galassia», sussurra dolente Forest Withaker all’inizio del trailer. «Luke, passa con me al lato oscuro della forza», rantolava Darth Vader a suo figlio che ondeggiava sul vuoto stellare. «Questa terra non berrà più sangue dei suoi figli», dice Shakespeare nell’Enrico IV. Un filo invisibile li lega nelle nostre memorie e nelle nostre coscienze, una forza oscura. Forse uno spettro. Una grande sagoma nera.

C’È IL FANTASMA di Shakespeare dietro quella sagoma nera. Noi sentiamo solo il suo respiro, e tanto basta: il ritorno al cinema di Darth Vader – il cattivo più cattivo di tutti, un uomo senza volto e dotato di una forza oscura, padre di un figlio che lo combatte e lo salva al tempo stesso – è tutt’uno con la definitiva consacrazione di “Guerre Stellari” come epica definitiva del nuovo millennio. Ebbene sì, proprio come un tempo furono l’Odissea, Re Lear e Macbeth, come i Nibelunghi e il Mahabharata. Cicli di storie più che film, colossali rappresentazioni delle più imponenti forze che muovono lo spirito umano: l’impero e la libertà, la paura e il coraggio, i padri e i figli, le origini del male e la forza del bene, gli eserciti e i popoli ribelli.

RIECCOLO, dunque, Darth Vader, alla fine del nuovo trailer di “Rogue One: A Star Wars Story”, che la Disney ha diffuso ieri su tutto il globo terracqueo ad annunciare l’arrivo del primo “spin off” della saga, che sbarcherà in Italia il 15 dicembre (nel resto del mondo il 16, mentre l’ottava puntata della nuova trilogia “ufficiale”, di cui si ancora molto poco, uscirà lo stesso giorno dell’anno successivo, nel segno di una ritualità ormai quasi mistica). Lui lo si vede appena, ma è sufficiente per mettere in agitazione milioni di appassionati in tutto il mondo. Anche perché dietro Darth Vader e la sua maschera nera – praticamente un totem del male – c’è una saga che ha cambiato il nostro modo di stare al cinema. Prima la trilogia originaria – quella avviata nel 1977 da George Lucas – poi la seconda trilogia, quella ultra-digitale e postmoderna degli anni novanta-duemila che con un balzo ci trasportava in una specie di passato del futuro, poi ancora i cartoni animati pieni di cloni e ribelli, i pianeti lontani e i popoli erbosi, e ancora la moltiplicazione dei personaggi - dal Conte Dooku al cacciatore di taglie Boba Fett - e infine le serie televisive, i fumetti e persino le figurine Lego: a vario titolo, un perfetto ingranaggio di marketing globale e narrazione.

EPPURE OGGI, con “Rogue One”, c’è un salto di qualità. Una nuova trilogia di storie che “vivono” da sole – come da istruzioni del buon vecchio Lucas – ossia connesse alla saga principale ma indipendenti tra loro. Questa volta la vicenda si svolge subito prima del primissimo film della saga, “Una nuova speranza”, con un gruppo di ribelli intenti a rubare all’Impero galattico nientemeno che i piani della Morte Nera. È tutto un gioco di rimandi di cui ormai fanno parte, a pari titolo, personaggi, spettatori, autori. Così, dopo “Star Wars VII - Il risveglio della Forza”, affidato a JJ Abrams, ora la regia passa a Gareth Edwards, un virgulto quarantenne che si è già fatto notare l’anno scorso per il “reboot” di “Godzilla”: tanto per far capire di che pasta è fatto, ha subito dichiarato che «Star Wars è la ragione stessa per cui sono diventato regista».

COSA CHIARISSIMA sin dalle prime immagini del trailer. Astronavi possenti e la stessa Morte Nera che volteggiano nello spazio, i costumi senza tempo, i deserti desolati e i pianeti lussureggianti: tutto richiama il primo film della serie, quello in cui il mondo ha conosciuto Luke Skywalker, Han Solo, Obi-Wan Kenobi, la principessa Leila e, appunto, Darth Vader. Dodiché ci sono i rimandi all’immaginario del capitolo numero sette della saga, uscito l’anno scorso: anche qui abbiamo una donna protagonista, capace di scelte forti (in “Rogue One” è Felicity Jones, non a caso assomigliante alla Daisy Ridley del “Risveglio della forza”), un veterano “black” (il grandissimo Forest Withaker, già premio Oscar per “L’ultimo re di Scozia”), un altro droide umanissimo, questa volta di nome K-2SO, nonché un cattivo nuovo di zecca, il mercenario alieno Edrio Two Tubes.

SULLO SFONDO, senza vederlo mai, ovviamente lui: il cavaliere oscuro e doloroso, il tormentato Darth Vader. Gli autori della saga sanno benissimo quel che fanno: scritto da Chris Weitz, “Rogue One” è il primo capitolo del progetto “Star Wars Anthology”, cui seguirà l’altro “spin off” in lavorazione, quello costruito intorno alla figura dell’eroico Han Solo, in arrivo nelle sale nel 2018: nel ruolo che fu di Harrison Ford c’è il giovane Alden Ehrenreich, mentre la regia è affidata a Phil Lord e Chris Miller, cui dobbiamo nientemeno che il cartone visionario “Piovono polpette” (e v’abbiamo detto tutto). Nel 2020 il terzo film della trilogia. Trama? Ignota.