Sabato 6 Luglio 2024
Giovanni Bogani
Magazine

Stanlio, comici si nasce: piccolo grande genio

Da bambino il teatrino nella soffitta di casa. Nuova biografia coi segreti dell’attore inglese che faceva impazzire Mussolini e Pio XII

Migration

Dici "Stanlio e Ollio", e per primo pensi a Ollio. Più grande, più ingombrante, più esplosivo, più goffo. Forse persino più tenero, con quell’aria da tricheco in difficoltà. Eppure, il più invisibile fra i due, Stanlio il mingherlino, Stanlio con la vocina esile che era sempre un lamento – "Olliouuuuu!" – Stanlio con i suoi capelli sparati in testa e quella buffa perenne espressione di malessere, era l’anima della coppia comica più famosa del mondo.

Sono passati 130 anni da quando nacque Stan Laurel, con il nome di Arthur Stanley Jefferson. Era il 16 giugno 1890, in un piccolo paesino della Cambria, in Inghilterra. Il teatro è stata la prima lingua che ha parlato: il padre è commediografo e impresario teatrale, la madre attrice. Il piccolo Arthur è divorato dal sacro fuoco del teatro: e a nove anni crea un suo teatrino in soffitta, fa accorrere tutti i vicini di casa, mette in scena uno spettacolo. Ma il sacro fuoco del teatro diventa reale: le tende del sipario si incendiano, si sfiora la tragedia, Arthur se la cava con un po’ di ustioni.

Scopriamo questa, e mille altre storie, nel libro Stan Laurel, viaggio nel cosmo comico di Stanlio, che esce oggi grazie all’editore Sagoma. È la biografia scritta da John McCabe, il più grande specialista di Stanlio e Ollio, un distinto studioso universitario che per la coppia ha nutrito quasi una ossessione, arrivando a fondare l’associazione “Figli del deserto“, che riunisce i fan di Stanlio e Ollio nel mondo, e a trovare nell’universo Stanlio & Ollio anche l’amore: sposò Rosina Lawrence, attrice che aveva lavorato con i due.

Il suo libro è, del resto,una lunga dichiarazione d’amore: ricco di fotografie inedite, di documenti rari, di interviste allo stesso Stan Laurel, a cui McCabe fu legato da dodici anni di amicizia.

E ritorniamo a Stan Laurel quando ancora si chiamava Arthur Jefferson. A sedici anni mette in scena il primo monologo, indossando il cappello a cilindro e la redingote del padre, a cui ha nascosto tutto: quando scorge il padre nel pubblico, per il panico cade dal palco, il cappello a cilindro si schiaccia, la redingote si strappa. Il pubblico ride a crepapelle, il padre un po’ meno. Ma alla fine lo abbraccia.

Il resto è storia, storia dello spettacolo, storia del cinema. Finisce, a Londra, nella compagnia in cui brilla un altro ragazzo, Charles Chaplin. Insieme affronteranno il viaggio in nave verso gli Stati Uniti, nel 1910. Chaplin, quando vede all’orizzonte i grattacieli di New York, sussurra: "America, sarai mia!" Arthur Jefferson ne è un po’ meno sicuro. Ci metterà un po’ più di tempo dell’amico e collega Chaplin: ma l’America sarà, poi, anche sua.

L’America diventerà sua quando incontrerà Oliver Hardy, "Babe" per gli amici. Si incontrano in un film già nel 1919, ma la coppia vera e propria nasce nel 1926. Negli anni Trenta, saranno i re incontrastati del mercato. I loro film arriveranno in tutto il mondo, con le loro gag, quegli infiniti battibecchi, quei guai in cui si vanno a cacciare.

Il declino, nel dopoguerra, passa per infiniti guai di salute: l’ultimo film lo gireranno in Europa, e sarà una coproduzione italiana, Atollo K. Dovevano esserci anche Totò e Walter Chiari, all’ultimo non se ne fece di niente. Chissà. Sarebbe stato tutto un altro film, forse uno sgangherato cult.

Restano tutti gli altri film, più di cento: che hanno fatto impazzire milioni di fan, compresi Walt Disney, Benito Mussolini e papa Pio XII, che in occasione di un loro passaggio a Roma li volle assolutamente incontrare. Ah, e quel nome, Laurel, da dove viene? "Stan Jefferson aveva 13 lettere, e Stan era superstizioso", ricorda Mae Dahlberg, la sua prima compagna – Stan Laurel avrà cinque mogli, ma si sposerà otto volte: una vita privata che è un labirinto. "Vidi un vecchio libro di storia, c’era raffigurato Scipione l’Africano con l’alloro intorno alla testa. Io gridai: Laurel! Alloro. E Stan fu subito affascinato da quella parola". Così diventò, per sempre, Stan Laurel.