Sabato 2 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Magazine

Squali e attacchi nei fiumi, l'esperto: ecco la specie che frequenta le acque dolci

Dopo il caso della 16enne uccisa in Australia. "Quanti sono i casi mortali nel mondo e perché troviamo i predatori in questi corsi d'acqua"

Roma, 6 febbraio 2023 - Attacco mortale di squalo nei fiumi. È successo in Australia, vittima la 16enne Stella Berry, uccisa nello Swan a Perth.

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Primo Micarelli, direttore del Centro Studi Squali - Istituto scientifico e docente all’Università di Siena (unico corso universitario italiano interamente dedicato a questi predatori), spiega: "C'è una sola specie che lo fa, si tratta degli squali leuca, chiamati erroneamente squali toro".  

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"Perché gli squali leuca nuotano nei fiumi"

Chiarisce il professore: "Addirittura in centro America troviamo questi squali nel lago Nicaragua, a centinaia di chilometri dalla foce del mare. Gli americani li chiamano bull shark. Non ci sono altre specie che si addentrano nelle acque dolci. Lo fanno generalmente le femmine per attività riproduttiva. Si muovono in acque generalmente limose e fangose, quindi la loro presenza è 'nascosta' e possono attaccare".

La giovanissima vittima australiana si era tuffata per seguire lo spettacolo di un gruppo di delfini. Ha trovato una morte orribile, sotto gli occhi degli amici.

Quanti attacchi mortali nel mondo

Gli squali leuca, chiarisce Micarelli, "sono sicuramente tra quelli che hanno provocato il maggior numero di morti nel mondo. In particolare nell’isola della Reunion (davanti al Madagascar, ndr) negli ultimi 10 anni ci sono stati 2-3 attacchi mortali dovuti a questa specie. Subito dopo metterei i longimano.  Paradossalmente lo squalo bianco è quello che ha meno attacchi mortali sulle spalle".

Il fiume per svezzare i piccoli e proteggerli dal cannibalismo

Ascoltando il professor Micarelli si conclude che per gli squali leuca i fiumi sono spazi 'di famiglia'. "È così - conferma il docente -. Le femmine si introducono nei fiumi per permettere ai piccoli di crescere tranquillamente. Vogliono anche evitare che i maschi in pieno oceano possano attaccarli perché questa è un’attività tipica, il cannibalismo". Di solito, precisa Micarelli, "queste aree sono conosciute. Ma possono esserci anche situazioni di passaggio occasionali, magari si tratta di zone non sempre frequentate".