Sabato 29 Giugno 2024
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Spettacoli

Liliana Cavani, un’artista libera e coraggiosa. Storia di una passione

La regista emiliana ha fatto riflettere e discutere con film come ‘Francesco d’Assisi’, ‘Galileo’ e ‘Il portiere di notte’. A Venezia 2023 riceverà il Leone d’Oro alla Carriera

Crediti Ansa - Liliana Cavani alla festa per i suoi 90 anni al ministero della Cultura

Crediti Ansa - Liliana Cavani alla festa per i suoi 90 anni al ministero della Cultura

La regista Liliana Cavani ha origini emiliane. È nata a Carpi, in provincia di Modena, il 12 gennaio 1933. Sua madre era casalinga, suo padre architetto. Si è appassionata al cinema proprio grazie alla madre che la portava sempre a vedere i film sul grande schermo.  

Gli inizi

Cavani ha preso una laurea in Lettere a Bologna e, successivamente, ha studiato al Centro sperimentale di cinematografica. Nel 1962 è stata assunta in Rai. In quel periodo era nato da poco il secondo canale del servizio pubblico: per Rai 2 Cavani ha realizzato alcuni programmi come ‘Storia del Terzo Reich’, ‘L'età di Stalin’ (1963), ‘La casa in Italia’ (1964), ‘Philippe Pétain: processo a Vichy’. Quest’ultimo ottenne il Leone d'oro tra i documentari della Mostra del Cinema di Venezia nel 1965.  

La figura di San Francesco

Poi è stata la volta del suo mini-film per la tv ‘Francesco d’Assisi’, con Lou Castel. Era il 1966. Liliana Cavani ha raccontato di essere rimasta affascinata dalla figura del santo umbro inizialmente leggendo la sua vita nella versione di un autore medievalista elvetico, Paul Sabatier. L’ha colpita perché sembrava un romanzo di formazione. Dante ne parlò molto bene. Dunque la regista ha deciso che avrebbe realizzato un lungometraggio su di lui. Tuttavia, quando l’opera uscì, in due puntate per la Rai, fu al centro di numerose polemiche. Il protagonista, Castel, era contemporaneamente nel film di Bellocchio ‘I pugni in tasca’, dove interpretava il ruolo di un matricida, e ciò fu oggetto di dura contestazione da parte di alcuni. Ma nonostante tutto il film andò in onda e fu visto da milioni di spettatori.  

Il Galileo censurato

Due anni dopo Cavani tornò dietro la macchina da presa per un altro film storico, questa volta incentrato sulla figura di Galileo Galilei e girato in studio in Bulgaria. Fu prodotto dalla Rai. Fu vietato ai minori di 18 anni e non fu mai trasmesso in tv. Le scene finali rappresentavano la morte sul rogo di Giordano Bruno, arso vivo nella piazza di Campo de’ fiori. Tuttavia alla regista fu imposto di tagliarle dal momento che, secondo alcuni, le urla di Bruno, nella pellicola, duravano troppo.  

Lo scandalo de 'Il portiere di notte'

Dopo l’uscita de ‘I cannibali’, ispirato all'Antigone di Sofocle e poco apprezzato, uscirono altri due altri film per la Rai, ‘L'ospite’ con Lucia Bosé (1972) e ‘Milarepa’ (1974). Sempre nel 1974 Liliana Cavani diresse ‘Il portiere di notte’, con Charlotte Rampling e Dirk Bogarde. La pellicola racconta la relazione sadomaso tra una sopravvissuta al campo di concentramento e il suo carnefice che, anni dopo dall’eccidio dei lager, sotto falso nome, lavora in Austria come portiere di notte di un albergo. Come ha poi spiegato la regista alla Mostra cinematografica di Venezia nel 2018, in occasione della presentazione della versione restaurata de ‘Il portiere di notte’, quando l’opera uscì non era contemporanea, era molto avanti per l’epoca e non fu compresa. La notte, presente nel titolo, oltre che nella seconda vita dell’aguzzino, era il simbolo degli anni bui dell’Europa che ha vissuto il nazismo, i lager, la follia omicida. Il film fu vietato ai minori di 18 anni. Come ebbe modo di spiegare lei stessa in seguito, Cavani rimase sconvolta, in particolare, dalla motivazione che le fu data per questo divieto, quando fu convocata presso la Commissione Censura. I vertici le fecero problemi dal momento che in una scena di sesso il personaggio femminile era in posizione dominante rispetto a quello maschile. La proiezione nelle sale de ‘Il portiere di notte’ fu bloccata più volte.  

Altri film controversi

Il rapporto tra il bene e il male e l’ambiguità della natura umana sono temi che hanno caratterizzato anche il resto dell’opera della regista. Tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta Cavani diresse ‘Al di là del bene e del male’, ‘La pelle’, ‘Oltre la porta’, ‘Interno berlinese’. Nel 1989 l’artista tornò sulla figura di Francesco, per il quale scelse l’attore Mickey Rourke, che aveva appena avuto un grande successo con ‘9 settimane e ½’, pellicola erotica con Kim Basinger. Nel 2002 uscì ‘Il gioco di Ripley’ con John Malkovich nei panni di un ex criminale statunitense, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith. Nel 2012 il documentario ‘Le Clarisse’, presentato fuori concorso a Venezia, ha vinto il premio Pasinetti. È stato applaudito da molti in sala, tra cui tanti giovani, il che ha dato particolare soddisfazione alla regista, come ha dichiarato lei stessa.  

‘L’ordine del tempo’ e il Leone d’Oro 2023

Per lungo tempo Cavani si è dedicata al teatro. Poi, nel 2022, la regista è tornata sul set cinematografico con ‘L’ordine del tempo’, basato sul libro dello scienziato Carlo Rovelli. La pellicola presenta un cast corale; tra i vari interpreti figurano Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Valentina Cervi, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport Richard Sammel, Angela Molina. Probabilmente la pellicola sarà presentata in anteprima alla 80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dal 30 agosto al 9 settembre 2023, durante la quale Cavani sarà premiata. Nel film, un gruppo di amici di vecchia data, come ogni anno, si ritrova in una villa sul mare per festeggiare un compleanno. Ma il mondo potrebbe finire entro poche ore. Quella notte d’estate cambierà per sempre la vita di quelle persone. All’inizio del 2023 Cavani aveva da poco compiuto 90 anni e terminato il suo ultimo progetto, ‘L’ordine del tempo’, quando è stata raggiunta dalla notizia del Leone d’Oro alla carriera. In quel momento l’artista si trovava in America per una tre giorni a lei dedicati, all’Università di Princeton. Con gli Stati Uniti ha avuto sempre un forte legame.  

Una pioniera

Cavani è stata una delle prime donne italiane a dedicarsi alla regia, non ha mai nascosto le difficoltà che ha avuto in un percorso professionale che, soprattutto anni fa, era appannaggio degli uomini, mentre in tempi più recenti il clima è un po’ cambiato. Tuttavia Cavani ha sempre sottolineato di non essersi sentita penalizzata, è andata avanti con consapevolezza, ma credendo in se stessa. Ha invitato le donne a sentirsi capaci di fare tutto ciò che vogliono, al di là di eventuali ostacoli iniziali.