Domenica 28 Luglio 2024
VIVIANA PONCHIA
Spettacoli

La prima autostrada. L’Unesco premia l’Appia. È patrimonio dell’Umanità

La “regina delle vie“ consolari romane è il 60° sito italiano: nessuno come noi. La candidatura era stata promossa direttamente dal ministero della Cultura.

La prima autostrada. L’Unesco premia l’Appia. È patrimonio dell’Umanità

La tomba Barberini nel Parco archeologico della via Appia Antica a Roma

L’eterno splendore. Un rincorrersi mozzafiato di antiche ville romane, navigli, arcate monumentali. La storia, malgrado tutto. Orazio continua il suo viaggio verso Terracina lungo il canale Decennovium a bordo di una barca trainata da cavalli. C’è chi di notte vede i fantasmi dei 6mila schiavi ribelli guidati da Spartaco verso Capua e qui crocefissi. E dove si trova la Cinquecento con dentro un cadavere nella serie Ripley? Dove si schianta l’artista d’avanguardia Anita Kravos nel film La Grande Bellezza? Sulla via Appia, Regina Viarum, costruita fra il IV e il III secolo avanti Cristo per collegare Roma a Capua e poi Brindisi, considerata una delle più notevoli opere di ingegneria civile della cultura antica e da ieri Patrimonio mondiale dell’Umanità per l’Unesco.

Così facciamo l’en plein: è il sessantesimo sito italiano nella lista, nessuno al mondo ci batte. La candidatura era stata proposta direttamente dal ministero della Cultura nel gennaio 2023, ora come per le altre meraviglie nell’elenco (dai portici di Bologna alle colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, dall’Etna alle Langhe a Venezia) saranno gioie e dolori. Quando un sito viene insignito del titolo l’Unesco si impegna a preservarlo per trasmetterlo alle generazioni future, anche attraverso forme di cooperazione internazionale. Una bolla protettiva contro guerre, disastri naturali, saccheggi.

Ma c’è un rovescio della medaglia, su cui si riflette da tempo: quei luoghi speciali rischiano di trasformarsi in magneti per la curiosità scomposta, attirano milioni di persone e rischiano la deriva di un turismo poco sostenibile.

Al momento comunque un brindisi ci sta. "La via Appia ha rappresentato l’inizio e la fine di un modo di intendere l’arte", ha detto Vittorio Sgarbi. Lawrence Ferlinghetti si perdeva al crepuscolo fra i suoi "alberi dalle grandi teste come in un paesaggio di Turner". E Paolo Rumiz sentiva che su quella "direttrice indiscutibile e solitaria, scolpita nella pietra, fatta di sangue e sudore, percorsa da legionari e camionisti, apostoli e puttane, pecorai e carri armati, mercanti e carrettieri… qualcosa si rimetteva a posto dentro di noi".