Roma, 30 ottobre 2024 – “Dustin Hoffman? Mi arrendo già alla D” scherza Paolo Conticini salendo, a 55 anni, sui tacchi di Tootsie col pensiero al blockbuster diretto da Sydney Pollack, arrivato sullo schermo nell’82 e sui palcoscenici trentasei anni dopo col libretto di Robert Horn e le canzoni di David Yazbek. La vicenda dell’attore in crisi che ritrova il successo in abiti femminili vedendosi poi costretto a scegliere, per amore, tra l’essere e l’apparire, sbarca per la prima volta in Italia in forma di musical al Lyrick di Assisi, dove domani e dopodomani avvia un tour destinato a tenerlo sulla strada fino a marzo, con tappe pure a Milano, Varese, Bologna, Reggio Emilia e Firenze. E se Conticini si ritrova nel doppio ruolo dello spiantato Michael Dorsey che con gonna e lucidalabbra diventa l’acclamata Dorothy Michaels, a vestire i panni del coinquilino Jeff, interpretato al cinema da Bill Murray, è Enzo Iacchetti. Ma nel cast ci sono pure Beatrice Baldaccini, Ilaria Fioravanti, Matteo Guma e Massimiliano Carulli. La produzione è del Sistina di Roma e la regia di Massimo Romeo Piparo.
Enzo, per lei questa è una rentrée sui palcoscenici del musical.
Iacchetti: “Che il musical mi volesse ancora è stata una grande sorpresa, perché negli ultimi quindici anni, a parte la televisione, mi sono dedicato alla prosa. Quando non credevo più di essere nella parte, Piparo, che crede in me fin dai tempi de Il vizietto, m’ha voluto nei panni di coprotagonista. La strizza è pazzesca, ma almeno ho ripreso a cantare. E poi questo Tootsie ha una vita molto indipendente rispetto al film, quindi, i presupposti per fare bene sembrano esserci”.
Paolo, dallo spogliarello di Full Monty (fra l’altro, sempre con canzoni di Yazbek) alle imprese “en travesti” di Dorothy è un bel salto.
Conticini: “Ruolo complesso, difficile, quindi interessante per uno come me che ama le sfide. Per il personaggio di Dorsey ho dovuto trovare un bel po’ di chiavi interpretative. Non è facile, infatti, parlare e cantare come una donna. Poi ci sono dei cambi di costume velocissimi, che scendono addirittura a 35 secondi, dove il minimo contrattempo può essere fatale”.
Ha visto la versione originale del musical, portata in scena a Chicago nel 2018 con Santino Fontana nei panni del(la) protagonista?
Conticini: “Stratosferico. Ma ho voluto vedere la sua versione solo dopo aver messo a punto la mia, per non farmi influenzare. Qualche spunto, però, l’ho preso”.
Come in molte altre commedie, la drammaturgia di Tootsie è giocata sullo scontro di caratteri.
Iacchetti: “Delle trame un po’ alla Feydeau, un comico come me ne approfitta. Qui il protagonista è Paolo, ma, come diceva un grande napoletano, a teatro non esistono parti piccole, esistono solo piccoli attori. Io mi picco di essere un buon attore che può interpretare anche altri ruoli. Se la parte è bella, infatti, l’applauso arriva. Ed è quello a darci la vita”.
Commedie del genere si portano dietro pure una riflessione.
Iacchetti: “Penso che Tootsie sia molto femminista. La storia di un attore in difficoltà che non va in giro a sparare ma s’inventa un modo per continuare a fare il suo mestiere. Portando in scena anche la disperazione del nostro ambiente. Essendo un bell’uomo, Conticini non può avere la presunzione di diventare pure uno schianto di donna... però le parole che dice in abiti femminili sono straordinarie. Anche se il film è una cosa, mentre la sua rivisitazione in chiave musical è un’altra perché il palcoscenico ha tempi diversi rispetto a quelli del grande schermo”.
E il messaggio?
Conticini: “Il sunto dello spettacolo sta probabilmente nella frase finale: “sono stato migliore con te da donna di quanto non lo sia mai stato con le altre donne da uomo“. Quella che gli uomini hanno tanto da imparare a mettersi nei panni delle donne, infatti, è una gran verità. Perché le donne sono mamme e vedono più in profondità, mentre noi uomini tendiamo spesso a rimanere in superfice”.