Domenica 4 Agosto 2024
PIERO DEGLI ANTONI
Spettacoli

Cento anni di Corrado Mantoni, il gentiluomo (un po’ perfido). Con lui l’Italia dilettante andò allo sbaraglio

Gli esordi alla radio (e l’annuncio della fine della guerra), i trionfi in tv E la sua inimitabile “Corrida“: il primo talent show, tra bonomia e sarcasmo

Corrado Mantoni avrebbe compiuto 100 anni

Corrado Mantoni avrebbe compiuto 100 anni

Auguri, Corrado. Il presentatore romano nasceva proprio cent’anni fa, e non c’è dubbio che sia stato il primo rivoluzionario della tv italiana. Con il suo programma più famoso, La Corrida – prima alla radio, poi in tv – aprì le porte del mondo dello spettacolo all’Italia.

L’Italia dei multiformi ingegni o presunti tali, l’Italia dei cantanti, dei ballerini, dei musicisti, dei circensi, degli attori, dei poeti, insomma quella parte d’Italia, cioè tutta, che nutriva e nutre ambizioni artistiche: i dilettanti allo sbaraglio. Con La Corrida chi amava esibirsi alle feste di famiglia, nei bar, nelle feste di paese, chi intonava romanze in salotto, chi declamava a pochi amici i propri endecasillabi, riuscì a salire sul palcoscenico più popolare. Solo per pochi, pochissimi minuti, s’intende (forse Corrado conosceva Andy Warhol), fino a quando i temuti campanacci (o, in casi più rari, uno scrosciante applauso) non avrebbero determinato la fine dell’improvvida performance. Se il maestro Manzi aveva insegnato l’italiano agli italiani, Corrado aveva dato loro la luce dei riflettori come, più tardi, avrebbe fatto un altro dei grandi senatori della tv, Enzo Tortora, col suo Portobello.

Corrado (Mantoni il cognome, ma non lo diceva nessuno – per Totò era lo “scognomato“) conduceva il gioco con la sorniona affabilità romana punteggiata di sapida ironia. Davanti a un imprudente strimpellatore, o a uno scordato canterino, gli bastava uno sguardo, un accenno di sorriso, due mezze parole per esprimere tutto il suo divertito disincanto. Perché Corrado era anche, sì, diciamolo, era anche un po’ perfido: con la complicità dell’inseparabile maestro Roberto Pregadio metteva in scena il suo circo di fenomeni scatenando ilarità e sarcasmo – più tardi l’avrebbero fatto Chiambretti e Bonolis. Perché allora la Rai poteva permettersi anche questo.

Talento naturale, Corrado aveva esordito come speaker del radiogiornale in tempo di guerra: fu lui ad annunciare la fine della seconda guerra mondiale e la vittoria della Repubblica nel referendum. In radio condusse, oltre alla Corrida, dal 1968 al 1977, anche Corrado otto e mezzo, Rosso e nero, che poi trasmigrò in tv e fu un grande successo, accanto a una giovane Sofia Loren. Indimenticabili anche L’amico del giaguaro, la Canzonissima con Raffaella Carrà (1970 e 1971) impegnata a esibire l’ombelico nel Tuca tuca (scandalo!), quattro stagioni di Domenica in (dal 1976 al 1979), senza dimenticare il Festival di Sanremo (1974). Una fenomenale carriera incrinata dall’incidente stradale del 1978: l’auto da lui guidata si schiantò contro un guard rail, Corrado si fratturò il femore, la compagna (poi moglie) Marina Donato rimase illesa mentre la valletta Dora Moroni rimase in coma per due mesi. Un episodio che lo segnò profondamente.

Tornò alla ribalta nel 1982, convinto, come altri colleghi, a cominciare da Mike Bongiorno, ad abbracciare l’avventura lanciata da un arrembante Silvio Berlusconi per le nascenti tv di Fininvest, anche per la dura critica ricevuta dall’allora presidente della Rai Paolo Grassi che giudicò i varietà come “cretinerie“. Al Biscione Corrado proseguì l’avventura della Corrida, e inaugurò Il pranzo è servito, oltre a Buona domenica.

Nel 1996, dopo 23 anni di convivenza, sposò in seconde nozze al Campidoglio la compagna di sempre, Marina Donato. Pochissimi invitati tra cui Silvio Berlusconi. Un anno dopo, il 20 dicembre del 1997, diede un commosso addio alle scene. È morto l’8 giugno 1999, a 74 anni, per il riacutizzarsi della malattia ai polmoni. Una carriera infinita sempre trapunta dall’ironia bonaria, dal graffio satirico che non fa male, soprattutto dall’atteggiamento smaliziato di chi non crede sia il caso di prendersi troppo sul serio.