Sant’Antonio Abate (Napoli), 16 febbraio 2024 – Il Castello delle Cerimonie chiude e con lui si chiude un'epoca. Mai più nuove puntate di uno dei programmi più trash della televisione italiana su Real Time o su altre reti, mai più abiti esagerati e mai più la famiglia Polese e i suoi istrionici componenti in tv.
A chiudere infatti non è solo il Castello delle Cerimonie in quanto trasmissione televisiva, ma proprio il ristorante La Sonrisa a Sant’Antonio Abate in provincia di Napoli. Ovvero il vero castello delle cerimonie. Il motivo è strettamente legato all'attualità e non c'entra con crisi economiche di varia natura.
Il ristorante La Sonrisa è infatti stato confiscato. La confisca riguarda tanto i terreni quanto gli immobili, quindi tutto il complesso del Castello delle Cerimonie. Il provvedimento è datato 2016, ma è diventato esecutivo solo adesso e riguarda abusi edilizi su un'area di circa 40mila metri quadrati messi in atto sin dal 1979. Insomma, non si può certo dire che tutto sia stato repentino e avvenuto in segreto. Anzi, l'occhio delle telecamere ha sempre indagato eccome. Eppure si è arrivati solo oggi alla confisca.
A finire nei guai era stata Rita Greco nel 2016, anno della sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata: la moglie ormai defunta dell'altrettanto scomparso don Antonio Polese era stata condannata a un anno di reclusione con pena sospesa. Con lei aveva ricevuto la stessa condanna anche Agostino Polese, ovvero lo "zio Agostino" nel programma tv.
Adesso cosa succede? Terreni e immobili sono confiscati e, dopo il dovuto iter burocratico, passeranno nelle disponibilità del Comune di Sant'Antonio Abate. Il dato di fatto è che potrebbe realmente essere finita in questo modo un'epoca televisiva. Anche se, trattandosi di fatto di un’attività imprenditoriale che quindi dà lavoro ad una serie di figure professionali, potrebbe essere mantenuta l’attività per garantire la continuità occupazionale a chi lavora per la struttura e per garantire i contratti già in essere. Compresi quelli televisivi.
"Riteniamo di aver subìto un'ingiustizia, che forse la Cassazione non ha neanche letto le carte e che sia stata fatta una valutazione a senso unico. Stiamo considerando con gli avvocati cos'altro fare, credo che ci appelleremo alla Corte di Strasburgo, per essere valutati da una Corte imparziale. Siamo tutti avviliti, insieme alle nostre circa 300 famiglie che lavorano con noi tra diretto e indotto. Pensavamo che la giustizia fosse diversa, che con i reati finiti in prescrizione non si procedesse in questo modo, non ce l'aspettavamo questa decisione" afferma Ciro Polese, uno dei soci e proprietari del Castello delle Cerimonie. "Ora non so cosa accadrà. Al momento stiamo continuando a lavorare perché il Tribunale ci ha affidato l'azienda, proprio per non mandare a casa i lavoratori. Speriamo che anche il Comune possa farlo. O che in futuro si occupino della struttura una o più associazioni, che non mandino a casa i nostri dipendenti. Noi continueremo la nostra battaglia" aggiunge.