"I’m an open book", sono un libro aperto, ride Brian Jagde, ed è lettura tutt’altro che scontata questo 45enne nato a Long Island e cresciuto fuori New York in una famiglia povera, in cui si ascoltavano il pop e il rock ma non l’opera. Se ne innamorò per caso ai tempi del college, quando studiava informatica senza passione e cantava in vari gruppi tra cui una band sul genere di Ozzy Osbourne, e fece un’audizione per un corso di canto: "Non sapevo che classical voice significasse opera!".
Da tenore per caso (i suoi primi insegnanti lo battezzarono baritono e da baritono cantò per otto anni) a Mr Wolf che risolve problemi alla Scala, uno dei teatri d’opera più importanti al mondo dove l’ingaggio di un cantante americano per un’inaugurazione di stagione fa ancora notizia negli Usa: a luglio Jagde ha sostituito Roberto Alagna che aveva dato forfait nella Turandot, sempre accanto ad Anna Netrebko; poco più di due settimane fa l’hanno chiamato per rimpiazzare Jonas Kaufmann, ritiratosi per "motivi familiari" a 17 giorni dalla Prima.
Se non bastasse, c’era da cantare Verdi nel tempio dei custodi dell’ortodossia, e proprio l’Alvaro de La forza del destino: un ruolo "forse ancora più difficile di quello di Otello", nell’opera che buona parte dei teatranti si rifiuta di nominare perché ha fama di portare jella.
"Non credo a queste cose. Se pensi che le cose accadranno, poi accadono", sorride Jagde dietro le quinte, addosso ancora il saio del finale e "un’energia pazzesca... Non mi sono mai sentito così nella mia vita". Plácido Domingo, nel pubblico insieme a José Carreras, dice che il tenore "è straordinario. Lo conosco, tra due settimane lo devo dirigere nella Turandot in Corea". "A me ha detto “ora io canto da baritono, dovremmo duettare”. Ho detto ok, facciamolo! – racconta il diretto interessato –. È stato come un passaggio del testimone, non mi era mai successo niente del genere. Voglio dire, lui è uno dei più grandi cantanti mai esistiti, oltre che un grande sostenitore dei giovani", ricorda il 45enne che nel 2012 arrivò secondo alla Operalia Competition creata da Domingo: "Fu il vero inizio della mia carriera di tenore, da quel momento ho iniziato ad avere parti da protagonista in grandi teatri".
Ora è Jagde ad aiutare talenti "dall’Iran all’Africa, in tutto il mondo" con l’organizzazione internazionale no profit “Opera for Peace“. Concetto che pratica anche interpretando questa Forza "che parla della guerra, di quello che sta succedendo nel mondo. Abbiamo questo problema, non riusciamo a smettere di ucciderci a vicenda. Perché non impariamo mai? Per questo continuiamo a rappresentarla nell’arte, sperando che a un certo punto impareremo. È il mio mestiere e se posso fare qualcosa per il cambiamento ci proverò". Ottimista? "Sempre, anche se in questo momento sono un po’ nervoso, con Trump che sta andando al potere in America".
Quanto ai buu indirizzati a Netrebko, "credo fosse una questione politica, ci avevano avvisati che sarebbe potuto accadere. Tutti hanno diritto alle proprie opinioni, ma io sono americano, nel mio Paese ho diritto di dire quello che voglio, almeno per il momento; non so com’è essere russo ma penso sia molto diverso. Non posso parlare per lei ma so che è una persona contro tutte le guerre. Il canto è qualcosa che doniamo, vorremmo che fosse sempre apprezzato, ma lei andrà avanti col suo lavoro: Anna è un’artista meravigliosa e una grande collega, molto generosa".