La prima puntata de ‘La Talpa 2024’ o, come piace tanto dire in continuazione durante la serata a Diletta Leotta, ‘La Talpa - Who is the mole’ ha un po’ deluso. Tanto per gli ascolti tv quanto per il prodotto in sè. Che ha convinto solo a metà addetti ai lavori e telespettatori. Il rischio ora è che la seconda puntata, una volta esaurita la novità del ritorno di questo format dopo sedici anni, possa far registrare un risultato decisamente più basso.
La serata di martedì 5 novembre, infatti, dal punto di vista degli ascolti tv è stata vinta da ‘Un padre’ su Raiuno con il 15,1% share e una media di 2 milioni 706mila telespettatori. ‘La Talpa 2024’ non è andata oltre il 14,05% di share, con una media di 2 milioni 250mila spettatori.
Il motivo di questo mezzo flop - il reality game è stato lanciato prima su Mediaset Infinity e poi in prima serata su Canale 5 senza neppure una minima prova in un’altra fascia oraria proprio perché i vertici Mediaset puntano molto su questo programma - è da ricercare non nel concetto base de ‘La Talpa’, ma nella maniera rabberciata e del tutto senza una visione con la quale è stata realizzata.
Cosa non funziona in questo programma? Anzitutto il fatto che neanche un secondo di quello che vedono i telespettatori sia in diretta: tutto tagliato e cucito, peraltro senza una minima narrazione neppure temporale, e quindi spontaneità del tutto azzerata. In secondo luogo manca un aspetto fondamentale: perché il concorrente che è la Talpa dovrebbe boicottare il gruppo se non esiste un montepremi destinato proprio alla Talpa? Quale sarebbe lo scopo? Il puro spirito di successo? Terzo, ma non meno importante, motivo è quello di una conduzione incapace di trasferire suspence e tensione al pubblico: Diletta Leotta non può sorridere nei momenti di pathos, non può interpretare tutto come se fosse un collegamento di Dazn, per giunta venuto male. La presenza costante del microfono a gelato poi non ha alcun senso.
Parliamo poi delle prove che i concorrenti devono superare: praticamente un’Isola dei Famosi registrata. E anche qui il pathos e la tensione vanno a farsi friggere. Anzi, proprio non pervenuti.
Il cast potrebbe anche essere azzeccato: Marina La Rosa e Gilles Rocca fantastici nel continuare ad alimentare discussioni e veleni, Marco Melandri stratega, Alessandro Egger non molto sveglio e proprio per questo utile alle dinamiche, Lucilla Agosti voce del popolo, Elisa Di Francisca permalosa fino al midollo. Per il resto poco altro, solo contorno. Ma è già tanto: al Grande Fratello non c’è neppure un quarto di questo genere di sostanza.