Mercoledì 15 Gennaio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Amy Winehouse avrebbe compiuto 40 anni il 14 settembre: la sua storia

La parabola della star di ‘Back to black’ e ‘Rehab’ dagli esordi alla tragica fine

Amy Winehouse

Cantautrice e produttrice discografica britannica, Amy Winehouse esordisce nel mondo della musica nel 2003, pubblicando per l’etichetta discografica Island il suo primo album in studio, Frank, che riscuote un buon successo di pubblico e di critica. Nel suo periodo di attività musicale -purtroppo troppo breve- si è affermata come una delle più importanti esponenti del soul bianco, seguita da Duffy e Adele.

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L’infanzia e gli esordi

Già all’età di dieci anni, nel quartiere di Southgate nella Londra di periferia, Amy fonda un gruppo rap amatoriale chiamato Sweet’n’Sour. La sua adolescenza è caratterizzata dall’ascolto di diversi generi musicali e da un’autentica passione per la musica. A tredici anni riceve la sua prima chitarra e canta per la prima volta come professionista nella National Youth Jazz Orchestra. Ma è grazie all’amico e cantante Tyler James che riceve la prima proposta di contratto discografico: James invia infatti una demo di Amy ad un talent scout, dopo la quale la Winehouse firma il contratto con l’etichetta Island/Universal. L’album di esordio, Frank, viene pubblicato il 20 ottobre del 2003 e ottiene numerose critiche positive: la sua voce viene paragonata a quella di Macy Gray. La cantante, tuttavia, riferirà in seguito di sentirsi “soltanto per l’80% dietro l’album”, a causa dell’inclusione da parte della casa discografica di alcune canzoni che non le piacevano. L’album, comunque, si piazza ad alti livelli nelle classifiche britanniche e le frutta due dischi di platino, oltre ad un milione e mezzo di copie vendute.

Il successo di Back to Black

Ma è nel 2006, con l’album Back to Black, che Amy Winehouse raggiunge fama mondiale. In Inghilterra l’album si piazza in vetta alla Official Albums Chart nel giro di poche settimane, raggiungendo invece la settima posizione della Billboard 200 negli USA. In un solo anno la cantante riceve importantissimi riconoscimenti, collezionando ben 5 Grammy Award: tre per Rehab, uno nella categoria Best New Artist e uno per l’album Back to Black nella categoria “Best Pop Vocal Album”. I premi rendono presto Amy Winehouse alla pari di artiste che, come lei, hanno ricevuto un numero elevatissimo di riconoscimenti in un solo anno, come Alicia Keys e Beyoncé.  

I problemi di salute e la versione deluxe di Frank

Nel 2008 la Winehouse si esibisce al Rock in Rio, durante il quale però la sua performance viene inficiata da una voce rotta. La cantante lamenta di aver sofferto di problemi respiratori e, appena un mese dopo, si esibisce di fronte a oltre 46.000 spettatori in occasione dei 90 anni di Nelson Mandela, nonostante il precedente ricovero per enfisema polmonare. Dopo un breve periodo di cura, esce una versione deluxe del primo album in studio, Frank, che continua a ricevere grande apprezzamento di pubblico e critica. Procedono, al contempo, i lavori per il nuovo album la cui uscita è prevista per la prima metà del 2009.

Il successo postumo di Lioness

Il terzo album “Lioness: Hidden Treasures” viene pubblicato postumo dalla Universal, frutto della collaborazione tra Salaam Remi e Mark Ronson. Uscito in seguito alla morte della cantante, Lioness viene anticipato dal singolo Our Day Will Come e raggiunge presto la vetta di numerose classifiche, tra cui quelle di Svizzera, Regno Unito, Austria, Paesi Bassi e Portogallo. Negli anni successivi Mitch Winehouse dichiarò che, con ogni probabilità, ci sarebbero stati uno o due altri album postumi. Secondo il Daily Telegraph, tra le altre cose, sarebbe stato presente del materiale in formato demo e un duetto registrato con il rapper Cee Lo Green. Nel 2013 la cantante riceve la prima nomination postuma nella storia dei Brit nella categoria British Female Solo Artist. Tre anni dopo, Amy Winehouse riceve la sua seconda nomination postuma ai BRIT Awards 2016 per la colonna sonora del documentario Amy, diretto da Asif Kapadia.

I disturbi alimentari e i problemi con l’alcol e la droga

La Winehouse ha fatto molto parlare di sé già nel periodo che va dalla pubblicazione tra il primo e il secondo album, dal momento che durante quegli anni Amy perde quattro taglie. Alla stampa, che si era dichiarata interessata alla sua vita privata, Amy aveva dichiarato di aver sofferto di disturbi alimentari. Ma sono i problemi con l’alcool a puntare su di lei i riflettori, specie in seguito all’esibizione al The Charlotte Church Show, in cui la si vede in stato di ubriachezza. Seguono l’interruzione al discorso del leader degli U2 durante un intervento di ringraziamento ai Q Awards e i commenti al presentatore Simon Amstell. La situazione degenera rapidamente, quando la cantante viene vista agli Elle Style Awards con tagli e cicatrici su un braccio. Le speculazioni sui suoi problemi con l’alcool continuano anche in seguito al fidanzamento ufficiale con il cantante Blake Fielder-Civil, che la Winehouse sposerà nel 2007 a Miami. Nel 2008 comincia a circolare un video in cui la cantante fuma del crack, che diviene presto virale su Youtube e altre piattaforme di condivisione video. I problemi con l’alcool e la droga continuano sino all’ultima sua apparizione, quella del 20 luglio 2011 all’iTunes Festival di Londra durante l’esibizione con Dionne Bromfield.

La morte

Il 23 luglio 2011 Amy Winehouse viene trovata morta in casa sua, a Camden Square, a soli 27 anni. Soltanto ad ottobre di quell’anno è stata chiara la causa, essendo stati resi noti gli esiti degli esami tossicologici, rivelando presenza di alcol nel sangue cinque volte superiore al limite consentito per la guida. Secondo gli esperti la causa del decesso è lo shock noto come stop and go, derivante dall’assunzione di una massiccia dose di alcool dopo un lungo periodo di astinenza. L’amico e cantante jazz Tony Bennett ha dichiarato: “In quel momento era in difficoltà perché aveva un paio di scadenze, e non era in grado di gestirle. Ma gli altri non si rendevano conto di una cosa, cioè che lei sapeva, era perfettamente consapevole, di essere nei guai, di non vivere. E non era una questione di droga, nell'ultimo periodo era più l'alcol. [...] Ed è triste, perché era l'unica che davvero sapeva cantare in quello che io chiamo il "modo giusto", era una grande cantante jazz...”.