‘Musica eterna’ è il nuovo disco di Grido. Ma è anche il titolo del primo singolo estratto da questo album. Un brano realizzato in collaborazione con Clementino. Due nomi importanti della scena rap di quella old school sulla quale si fonda gran parte della scena attuale. Grido, al secolo Luca Aleotti, è tanto il fratello di J Ax quanto uno dei componenti di quei Gemelli DiVersi che hanno fatto parte della golden age del rap italiano. Dopo quell’esperienza, Grido ha intrapreso la carriera da solista pubblicando il primo album nel 2011. E ora ecco un disco che si candida ad essere una pietra miliare dei tempi moderni, un album che ha spessore, attitudine e una profondità di messaggi e contenuti tali da far riconoscere in Grido uno dei sacerdoti dell’hip hop in Italia.
Grido, ciclicamente si diffonde la domanda “Che fine ha fatto?”. Che effetto ti fa?
“Non so perché quando un rapper pubblica un disco si dice che è tornato. Chi lo dice fa parte di quel tipo di pubblico che fruisce dell’intrattenimento a seconda dell’hype. Sono persone che fruiscono della musica, ma c’è anche un pubblico anche che ascolta senza vedere cosa va di moda. Io da quando è nato mio figlio ho iniziato a fare musica in modo diverso. Da ragazzino che faceva il rap sono diventato uno dei veterani che dimostrano all’Italia che si può fare rap anche da adulti. La mia è una ricerca profonda nel rap. Che è una cultura vera. Il rap è da sempre rivalsa sociale, personale. Nella realtà di oggi tutto stroppia, oggi regnano ego e affermazione, c’è grandissima confusione morale, chiunque ha un’opinione. Oggi sembra che valga tutto”.
Come sei arrivato a ‘Musica eterna’?
“Non volevo fare un album di ‘featurine’ o hype, voglio fare dischi di cui sono orgoglioso. I primi due da solista erano troppo freschi dall’addio ai Gemelli DiVersi, ho dovuto cambiare tutto per non cambiare niente. Il mio scopo era elaborare un Grido 2.0, raccontare una storia vera e profonda. Il rap da copertina ci ha abituato ai soliti contenuti e un alleggerimento di messaggi. ‘Musica eterna’ è l’esatto opposto della musica fast food a cui siamo abituati oggi”.
Tu fai rap a 40 anni, non ti senti un po’ fuori dal tempo per l’Italia?
"Quando eravamo ragazzini fare rap era da emarginati, ma è poi diventato il genere più ascoltato in Italia. Ci dicevano che non era musica perché usavamo i computer. Allo stesso modo qui in Italia a chi ha 40 anni nel rap è considerato come un calciatore della stessa età, ovvero finito. Ti dicono di cominciare a comportarti come la tua età vorrebbe. Uno dei miei guru spirituali è Jack Black, che fa progetti pazzi e gode del rispetto della sua nazione. Mi sveglio la mattina e ho tanta creatività, tante cose da fare. Sono abituato a non tenere in considerazione regole diverse. Vivo tutto un po’ da alieno rispetto a come pensa la gente: devo vivere i social come siano una medicina che devo prendere, ma non faccio parte di quel mondo, non mi dà soddisfazione quello che per tutto quel mondo sembra risultato. Non mi interessa essere tutti i giorni sulla bocca di tutti, se poi devo essere odiato. Dr Dre, Snoop Dog, Eminem anche se sono adulti continuano ad avere la loro attitudine in America e ad essere seguiti e rispettati. In Italia prendiamo per veri i personaggi dei social, ma poi quando si arriva al dunque, ai messaggi e ai contenuti non c’è nulla”.
‘Musica eterna’ è il titolo dell’album, ma anche del primo singolo estratto. Come è nata la collaborazione con Clementino?
“Sono contentissimo di questa canzone, ho molta stima di lui da quando era un campione del freestyle. Sono contento che Clementino sia arrivato a questo livello. Ha sempre messo al centro le rime, il messaggio. Tra tutti i rapper l’ho sempre visto vicino al mio modo di fare musica. Negli anni ci eravamo incrociati, ma non era mai capitato di lavorare insieme. Ho scritto la mia parte e poi l’ho contattato sui social dicendogli che avevo lasciato una parte libera per lui. In quel momento, Clementino era in Nord Europa, ma ha subito scritto e appena è tornato ci siamo visti e abbiamo registrato”.
Quale è la tua canzone preferita nel disco?
"Non ho un pezzo preferito, adesso è ‘Musica eterna’. Ci sono parecchi featuring. Coi Gemelli DiVersi c’era poco spazio per i feat perché eravamo già tre voci, nei miei da solista non li ho mai avuti. Stavolta ho voluto riprendere un po’ quelli che volevo, non ci sono ‘featurine’. Ogni brano è cucito su chi lo fa, non c’è nulla di costruito. Sono tutte collaborazioni nate dalla stima reciproca e dalla voglia di comunicare”.
Cosa auguri a ‘Musica eterna’?
“A questo disco auguro di essere ascoltato e non sentito. È un disco che ha bisogno di più tempo rispetto ai video su TikTok. Ho tirato cazzotti nel basso ventre a livello di riflessioni personali e chi ascolta ha bisogno di tempo per digerirle. Sì cerca un pubblico che in teoria non esiste. Siamo pieni di gente con pochi follower che riempie i club e gente che ne ha tanti che non fa tour live. Il gol vero nella mia testa è fare musica che rimanga ed essere fiero io di quello che sto facendo”.
Progetti futuri?
"Godermi questo nuovo disco e fare un gran casino. E ho altri progetti non musicali. E sto lavorando anche a un videogioco”.