Cagliari, 22 gennaio 2025 – Specie aliene invasive “che modificano l’ecosistema in modo molto marcato cambiandone struttura, relazioni e processi, come ad esempio la Robinia pseudoacacia”. Ecco la definizione di piante transformers. Non siamo nel mondo fantastico dei fumetti ma nella realtà. Annalena Cogoni, direttrice dell’orto botanico di Cagliari, racconta la minaccia alla biodiversità provocata da queste specie botaniche.
Già, perché gli alieni si nascondono anche nel verde e spesso prendono le forme bellissime delle piante ornamentali che tanto ci affascinano. La ricerca della bellezza è anche uno dei fattori che spiegano le invasioni biologiche. Come quando Napoleone si innamorò del giacinto d’acqua e portò con sé quella specie amazzonica nella campagna d’Egitto. Risultato: oggi quel fiore bellissimo funesta intere regioni dell’Africa, toglie ossigeno ai corsi d’acqua e favorisce la proliferazione delle zanzare e quindi della malaria, come ha ben documentato Piero Genovesi nel suo Specie aliene.
La storia per punti
Piante transformers, cosa sono
“Le piante transformers - chiarisce la professoressa Cogoni - come suggerisce la definizione si sostituiscono alle specie autoctone e quindi trasformano il territorio. Hanno grandi capacità riproduttive, riescono ad adattarsi alle condizioni ambientali, a vivere al di fuori del loro areale e delle loro condizioni naturali. Si adattano e soprattutto riescono a riprodursi con grande facilità, sostituendosi alle specie autoctone”.
Piante aliene e allergie
Ma esiste un legame speciale tra le piante aliene e le allergie? In altre parole: le specie alloctone hanno una ‘carica’ maggiore? Risponde la scienziata: “Questo è un altro problema, perché le allergie sono provocate anche da alcune specie autoctone, come l’ulivo o certe graminacee. Dipende dai principi attivi contenuti all’interno delle cellule vegetali, dai lattici che possono emettere”. E provoca allergie anche “l’ippocastano che vediamo in molte vie delle nostre città, anche per questo non è una pianta adatta. È una specie ornamentale aliena, anche se non è invasiva”.
Orchidee e palme
“Da secoli le specie vengono trasportate - spiega la direttrice dell’orto botanico -. Pensiamo alle orchidee, venivano addirittura finanziate campagne per procurarle. Vale anche per tante altre piante che venivano usate per ornare i giardini, perché era prestigioso. Ma prima i viaggi erano lunghi e molte piante si perdevano, ne arrivava a destinazione una minima parte. Oggi possono essere trasportate dall’uomo, in modo voluto o accidentale, basta anche la suola delle scarpe. Pensiamo al punteruolo, che è arrivato con le palme. Quindi una specie aliena ha portato un’altra specie aliena”.
Il giacinto d’acqua
Le piante aliene invasive non solo “modificano la biodiversità e quindi incidono negativamente sulle specie autoctone – elenca la botanica - ma possono anche essere tossiche e velenose. Alcune, come il giacinto d’acqua (Pontederia crassipes) sono talmente invasive da incidere negativamente sull’ecosistema dei fiumi. Questa pianta si riproduce notevolmente per via vegetativa. Capita anche che chi ce l’ha cerchi di liberarsene, di ridurne l’estensione, la butta in natura e il giacinto prende piede. Incide negativamente sull’ecosistema, rendendolo asfittico, ad esempio toglie la luce e l’ossigeno anche ai corsi d’acqua”. Genovesi ricorda che “si può formare un fitto strato vegetale che arriva a pesare 75 tonnellate per ettaro di superficie invasa”.
I buoni consigli per balconi e giardini
Il messaggio è uno solo: “Dai balconi ai giardini bisogna sapere quali specie aliene si possono utilizzare e bisogna preferire le specie autoctone, l’importante è che non vengano introdotte o mal gestite piante che sono nella black list europea, che sono quindi definite invasive”. Per fare un altro esempio “anche il Carpobrotus chilensis o dente di cane è una specie aliena invasiva, viene usato sulle spiagge per stabilizzare le dune e le zone sabbiose. Ha una grande capacità riproduttiva e si sostituisce alle specie autoctone”.
Le sanzioni stellari
Il decreto 230 del 15 dicembre 2017 stabilisce sanzioni molto severe “per chiunque, al di fuori dei permessi o delle autorizzazioni rilasciate (…) viola i divieti”. Vale anche per il giacinto d’acqua. Si arriva “all’arresto fino a tre anni” o “all’ammenda da 10.000 a 150.000 euro”.