Tutti per uno, Giò Di Tonno per tutti. Compositore e interprete de ’I Tre Moschettieri - Opera pop’ l’irrinunciabile Quasimodo di ’Notre Dame de Paris’ si reiventa passando da Victor Hugo ad Alexandre Dumas per portare a teatro le imprese spadaccine di Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan con la complicità di altri due pilastri del musical cocciantiano, quali Vittorio Matteucci e Cristiano Galatone. "C’eravamo fermati a Parigi ‘nell’anno del Signore, 1482’ e da lì (un secolo e mezzo dopo) ripartiamo", scherza Di Tonno parlando di questa scommessa che lo vede in scena pure Teatro Nazionale di Milano dal 15 al 23 febbraio; al Teatro Clerici di Brescia il 19 marzo; al Verdi di Montecatini il 21 marzo; all’Europauditorium di Bologna il 4 e 5 aprile e al Palaterni di Terni il 13 aprile, con i testi di Alessandro Di Zio, la regia di Giuliano Peparini, le coreografie della sorella Veronica Peparini e Andreas Müller.
Di Tonno, la sua passione per il romanzo di Dumas parte da lontano. "Per la precisione dal 2010, quando con Matteucci e Graziano Galatone, in un momento di relax, cominciammo a giochicchiare con le spade dietro le quinte de ‘I promessi sposi’ di Michele Guardì e il maestro d’armi Renzo Musumeci ci disse che sembravamo i Tre Moschettieri, recriminando poi sul fatto che in Italia non fosse mai stato scritto un progetto musicale su quel testo fortunato. Input entrato subito a gamba tesa fra i miei pensieri diventando poi, col tempo, un vero e proprio pallino".
Anche perché lei, oltre a recitare, si accolla pure la scrittura delle canzoni in repertorio. "Anche se la mia carriera pop l’ho sempre portata avanti in maniera un po’ distratta (cosa che non gli ha impedito di vincere nel 2008 il Festival di Sanremo in coppia con Lola Ponce grazie alla ‘Colpo di fulmine’ di Gianna Nannini - ndr), sui ’Tre Moschettieri’ mi sono impegnato leggendo tutti e tre i romanzi, guardando i film, lasciandomi prendere la mano dal profondo senso di amicizia che lega tutta la vicenda".
E poi? "Per anni ho buttato giù idee finché tra il 2022 e il 2023, dopo l’ultimo tour di ‘Notre Dame de Paris’, mi sono buttato a capofitto sul progetto, cercando il partner giusto per portarlo al pubblico. L’ho trovato in Stefano Francioni, giovane produttore che fa cose interessanti ma non s’era mai confrontato prima col genere. Fin dall’inizio mi è stato chiarissimo che lo spettacolo avrebbe poggiato su Vittorio, Cristiano e me, il trio di ‘Bella’ in ‘Notre Dame’. Il resto del cast l’abbiamo formato con le audizioni, puntando su ragazzi giovani, ma di talento, anche per ruoli di primo piano come quelli di D’Artagnan, Milady o Costanza".
Prima di buttare il cuore oltre l’ostacolo aveva fatto qualche sondaggio? "Sì, incontrando lo scetticismo di alcuni addetti ai lavori per il fatto che a teatro i romanzi d’appendice diventano un po’ rischiosi. Ma io ero affascinato dalla profondità del racconto, sempre liquidato frettolosamente come una vicenda cappa e spada. L’intreccio della storia d’amicizia di Athos, Porthos e Aramis con quella d’amore di D’Artagnan e Costanza, ad esempio, è sorprendente".
Un romanzo francese che ha segnato, però il costume italiano nella seconda metà degli anni Trenta grazie alla parodia radiofonica dell’Eiar, al libro di Nizza e Morbelli, alla collezione di figurine dei prodotti Perugina. "Nell’immaginario collettivo italiano i ’Tre Moschettieri’ ci sono sempre stati. Il mio timore era dato dalla necessità di avere canzoni all’altezza della storia e spero di esserci riuscito; tant’è che a breve pubblicheremo pure la colonna sonora dello spettacolo, nella speranza che possano entrare nel cuore, oltre che nelle orecchie, della gente. Non nascondo che, dopo tanto palcoscenico, mi piacerebbe consolidare quest’attività di compositore facendola diventare, magari, la seconda parte della mia vita".