Ho preso tante lezioni di canto perché sono una fan della tecnica e alla voce tengo molto” racconta Ditonellapiaga nel salotto di “Soundcheck”, il format musicale presente pure sui social e sul sito web del nostro giornale, nell’attesa di tornare in concerto a Milano il 4 dicembre sul palco dei Magazzini Generali. “Forse nel nostro mestiere si sottovaluta un po’ troppo questo aspetto ed è sbagliato, perché poi c’è sempre il rischio di farsi male. Cantare dal vivo mi piace proprio e farlo con le sequenze o, peggio, in playback significherebbe rinunciare all’aspetto più bello e divertente di questo mio mestiere”. Per lei, Margherita Carducci, 27 anni, una rentrée nel segno di “Flash”, suo secondo album arrivato a primavera nel cuore di una stagione ricca di esperienze.
Soddisfatta del feedback?
“Disco differente dal predecessore ‘Camouflage’ che i miei fans hanno accolto bene e che ha cambiato pure il mio atteggiamento emotivo; nel primo disco ero molto amareggiata, delusa, disillusa, cinica, mentre qui, anche per un mio vissuto personale, ho raccontato di situazioni anche più piacevoli. E quelli che, magari, erano attaccati a quel cinismo lì per lì hanno rifiutato il cambiamento, accettandolo solo in un secondo momento. Come primo singolo, un brano romantico e pieno di speranza quale ‘Così come te’ non se lo sarebbero proprio aspettato”.
La sua grande visibilità l’ha avuta a Sanremo grazie al duetto di “Chimica” con Donatella Rettore, ma in “Flash” ci sono pure Coma_Cose, Gaia, Fulminacci. Quanto hanno contato gli incontri nella sua carriera?
“Ci sono canzoni la collaborazione se la tirano dietro. Ma se Gaia per me è una collega, Donatella no. Lei è un mostro sacro. E il fatto che si sia fidata di me, m’ha sorpreso”.
L’ultimo è stato quello con Willie Peyote in “Chissà”
“Abbiamo pensato che fosse divertente questa dinamica un po’ cinematografica della ex coppia, oggi separata ai due capi del pianeta, in cui sia lui che lei si chiedono, senza nostalgia, cosa starà facendo l’altro, se sarà riuscito a realizzare i progetti che aveva in testa quando stavano assieme”.
Con Ornella Vanoni ed Elodie aveva pure condiviso, invece, “Ti voglio”
“Se la collaborazione con Donatella è stato il primo miracolo della mia vita, quella con Ornella è stato il secondo. Sono cresciuta con la sua voce ed anche per questo, a lavoro finito, la cosa che ho temuto di più è stato il suo giudizio. Il fatto che il pezzo le sia piaciuto, quindi, mi rende orgogliosa e felice”.
L’artista con cui le piacerebbe collaborare?
“Fra i sogni possibili, Olly di cui apprezzo molto l’ironia. Fra gl’impossibili, Cremonini”.
-Pezzo preferito di Cesare?
“Beh, ‘GreyGoose’ mi piace moltissimo”.
-Come si vede fra dieci anni?
“Serena, soddisfatta e con dei concerti un po’ più grandi di quelli che faccio adesso. Fra dieci forse è un po’ presto, ma fra vent’anni non so se avrò ancora qualcosa da dire, quindi, nel frattempo vorrei provare a sperimentare qualcos’altro. Mi piacerebbe fare radio, ad esempio”.
Quando due anni fa con “Camouflage” ha vinto la Targa Tenco per la miglior opera prima, se l’immaginava che sarebbero accadute così tante cose? “All’indomani del Festival mi sono sentita come una che si rialza dopo essere finita sotto ad un tram. Prima, infatti, avevo 15 mila ascoltatori mensili e mi conoscevano in pochi, ero fuori dai giri e pure la Targa Tenco, qualche mese dopo è arrivato inaspettato. A volte il fatto di fare musica ballabile esclude la tua capacità autoriale e molti faticano ad associare il fatto che chi fa dance si scriva le canzoni che canta. E quindi abbia un approccio cantautorale con la musica. Il caso di Paola e Chiara è emblematico al proposito”.
Una speranza? “Che si possa imparare tutti quanti a prenderci il nostro tempo, perché viviamo un momento storico mega rapido e invece le cose belle, per essere tali, hanno bisogno del loro tempo. Quindi, quando si corre troppo, alzare la mano e fermarsi un po’”.