Un cielo senza stelle toglieva ai navigatori di una volta le coordinate per individuare la rotta. Ed è con questa coscienza antica che i Negramaro ne hanno cercate di luminosissime per riprendere il largo con “Free Love”, nuovo album d’inediti (in uscita domani) che raccontano davanti alla telecamera di “Soundcheck”, il format musicale disponibile pure sul sito web e sui social del nostro giornale.
Qualche tempesta Giuliano Sangiorgi & Co. l’hanno dovuta affrontare negli ultimi mesi - il diciannovesimo posto di “Ricominciamo tutto” a Sanremo o il tour negli stadi interrotto dopo soli tre concerti - ma il nuovo album riporta la barra a dritta con la forza di una creatività nuova e la presenza di uno stuolo di amici, tra cui Malika Ayane, Fabri Fibra, Jovanotti, Elisa, Aiello, Niccolò Fabi, Tiziano Ferro e l’islandese JJ Julius Son. “L’‘amore libero’ dovrebbe essere il manifesto di questi nostri tempi difficili”, assicurano Sangiorgi e il batterista Danilo Tasco nell’attesa del “karaoke di anime”, come lo chiamano, che li vedrà impegnati nei palasport il prossimo anno con tappe pure ad Assago il 4 ottobre, Casalecchio il 7 e Firenze il 12.
Quattro anni dopo “Contatto” il vostro cammino discografico riparte. Sangiorgi: “Quello è un album incredibile uscito in un periodo incredibile, quando per motivi pandemici sembrava impossibile veicolarlo alla gente. Da allora, però, non ci siamo più fermati, pubblicando tante ‘chicche’ come ‘Diamanti’ con Elisa e Jovanotti o ‘Fino al giorno nuovo’ con Fabri Fibra. Ci piace pensarlo come una raccolta di singoli, anzi di vecchi, amati, 45 giri”.
L’avete registrato agli Hansa Studios di Berlino.
Tasco: “Siamo stati lì a marzo. All’ingresso l’immagine animata di David Bowie un po’ di pressione te la mette addosso, ma è più uno stimolo. Ti ricorda quanto sei piccolo, ma anche il privilegio che hai a fare questo lavoro”.
Quanto contano i fantasmi che abitano certi posti?
Sangiorgi: “Contano, contano. I proprietari degli Hansa ci hanno raccontato che, dopo le registrazioni di ‘Heroes’, talvolta a studio vuoto i led del banco regia s’illuminavano all’improvviso come se dall’altra parte del vetro ci fosse ancora qualcuno a cantare. La suggestione è data non solo dal suonare nel luogo dove è stata registrata ‘One’ e tanti altri successi, ma anche dal fare la vita degli U2, dei Depeche Mode, dei Rem mentre li realizzavano”.
L’album “all stars” era preventivato o è stato il frutto di una congiunzione astrale?
Tasco: “Non decidiamo mai le nostre collaborazioni a tavolino, ma quando accadono accadono. E proprio per questo diventano magiche”.
Sangiorgi: “Undici anni fa Fabri Fibra disse in un’intervista che gli sarebbe piaciuto fare un feat con noi. Rispondemmo subito con entusiasmo, poi, però, c’è voluto un decennio perché si manifestasse l’occasione magica. Pure con Elisa e Lorenzo è stato così, anche se in questi vent’anni con loro abbiamo fatto diverse cose. Ma in quel brano c’è la nostra vita e loro ne sono stati indubbiamente parte”.
L’album conclude idealmente un anno iniziato sul palco del Festival di Sanremo. Potendo riavvolgere la pellicola, rifareste tutto?
Sangiorgi: “Personalmente, rifarei tutto. Stiamo seguendo un percorso con un’identità precisa e una dignità assoluta, rifiutando la tentazione d’imbarcarci nella hit del momento. Pure all’Ariston avremmo potuto giocarci un brano come ‘Luna piena’ o comunque dal sapore ‘estivo’ come altri in gara e invece, rispondendo alla chiamata di Amadeus, abbiamo preferito puntare su qualcosa di diverso. Il Festival non era una nostra esigenza, ma lo è diventata quando Ama ci ha detto: questa canzone è pazzesca”.
Un verso che riassume il senso del disco?
Sangiorgi: “Direi ‘Conosco il rischio, semmai voliamo su di un’altra stella’ interpretato da Malika con la sua voce incredibile. Oggi che quel pazzo di Elon Musk ci vuole spostare tutti su Marte, noi vogliamo solo avere la possibilità di continuare a sognare. Ecco perché il senso di un brano come ‘Marziani’ è quello di non essere alieni fra di noi e non allontanarci da quelle mani che, stringendosi, ci danno il senso della nostra umanità”.