Sabato 29 Giugno 2024

Jack Savoretti: "Ora canto in italiano, ho ritrovato le mie origini"

Il cantautore racconta il nuovo album ‘Miss Italia’ a ‘Sound Check’, il format musicale di Qn: “Ho sempre sognato in questa lingua”

Milano, 15 giugno 2024 – Dedicato, con affetto, allo “strano bel Paese” che si porta dentro. ‘Miss Italia’ è l’album con cui Jack Savoretti si racconta per la prima volta nella lingua paterna con la complicità del produttore Tommaso Colliva e di amici come Natalie Imbruglia, Clara Morrison, Delilah Montagu, Miles Kane, Svegliaginevra o quello Zucchero con cui condivide, unico brano in inglese, ‘Senza una donn’a. Un viaggio alla ricerca delle sue radici e di sé stesso come spiega sulla poltrona ‘Sound Check’, il format musicale disponibile sulla pagina web e sui social del nostro giornale, nell’attesa d’imbarcarsi nel tour che lo vede in scena pure a Gardone Riviera il 7 luglio, Bollate l’8, Marina di Pietrasanta il 31. Anche se in calendario c’è pure una coda invernale con tappa a Bologna il 16 dicembre.

Sound Check, intervista a Jack Savoretti
Sound Check, intervista a Jack Savoretti

Jack, ci sono voluti 17 anni e otto album per un progetto discografico tutto in italiano.

"Stranamente, non considero Miss Italia un album in italiano, ma solo un album come gli altri in cui, per motivi personali, ho dovuto spiegarmi in italiano. Per stringere i legami con quella parte della mia cultura e del mio passato, avevo bisogno di usare un linguaggio che rendesse tutto autentico".

In Come posso raccontare dice di essere uno che canta in inglese, ma sogna in italiano. Questo in famiglia le crea qualche problema?

"Devo spiegarmi costantemente… A parte gli scherzi, è un po’ un ‘lost in translation’ perché la mia casa è sempre stata un contenitore di culture; madre inglese, padre italiano, e quindi un confronto-scontro continuo che mi ha cresciuto così come sono. Ho sempre scritto d’istinto senza rendermi conto di quanto la cultura entrasse nella musica che facevo. L’ho capito venendo qua per imparare a scrivere in italiano, che è un esercizio ancora più artistico del cantare in italiano per i tanti significati che le parole possono assumere all’interno della frase. Un equilibrio di pesi e contrappesi che nell’inglese non c’è, perché nella mia lingua madre ogni vocabolo significa quello che significa e basta".

Come posso raccontare è l’unica canzone che ha potuto far ascoltare a suo padre prima di perderlo. Che le disse?

"L’avevo scritta alle due di mattina, di getto, con un po’ di alcol nel sangue, partendo proprio dall’idea del sognare in italiano. Così l’ho chiamato e gliel’ho fatta ascoltare, ovviamente ha apprezzato, capendo che era anche un omaggio a lui. Così, quando è mancato, ho pensato di costruire attorno al sentimento di quel pezzo un intero album. Quanto avrei voluto poter chiamare papà per fargli ascoltare i miei progressi via via che il lavoro prendeva forma…"

Ascoltandolo si capisce che la “Miss” del titolo non è una reginetta di bellezza, ma un vuoto. Cosa le manca dell’Italia?

"Intanto mi manca mio padre. E poi ho scelto questo titolo anche per la metafora che si porta dietro; all’estero siamo abituati a guardare all’Italia come al paese della meraviglia, senza renderci conto che dietro la cartolina c’è una realtà molto più profonda e complessa. Non è solo la bellezza a renderlo il paese più affascinante al mondo".

Ultime parole la canta con Natalie Imbruglia. Quindi, un oriundo genovese e una liparota nati in Inghilterra e in Australia, oggi residenti entrambi nell’Oxfordshire...

"Già, anche se viviamo la nostra italianità in modo completamente diverso. Io sono figlio di un immigrato oltre Manica super fiero delle sue origini, nostalgico, che qualsiasi cosa facessi mi diceva ‘ricordati che sei italiano’, mentre Natalie aveva un padre desideroso di integrarsi e meno legato alle proprie origini. Tant’è che la volta in cui a scuola le dissero ‘torna a casa tua’ rimase sorpresa perché lei si sentiva in tutto e per tutto australiana. Fare assieme questo viaggio artistico ne Le ultime parole è stato molto divertente e l’ho vista pure commuoversi".

Cantando in italiano, avrebbe potuto giocarsi la carta Sanremo. Dei 12 inediti quale avrebbe portato al Festival?

"Ammetto di aver scritto Non ho capito niente con una mezza intenzione di portarla all’Ariston, perché ci sono stato due volte e si sono rivelate entrambe delle esperienze incredibili. L’unica cosa che non amo è l’idea della competizione, perché non è questo il motivo che mi spinge a fare musica. Ma adoro l’idea di un paese che si ferma una settimana intera per celebrare la propria musica e la propria cultura".

E ora il tour. Che repertorio ha in animo di proporre?

"Sarà un concerto un po’ in italiano e un po’ in inglese. Insomma, un mix. Come me".