Milano – Di solito le nuove realtà rock iniziano la loro strada nei club, i Bloom invece l’hanno fatto a Roma, sul palco del Primo Maggio, davanti ad oltre centomila persone. Come dire, la nostra cantante è sì Giusy Ferreri, ma quest’estate scordatevi il tormentone da spiaggia e party in piscina perché "noi siamo altro". Ed è questo “altro” che il quartetto racconta nel salotto di “Soundcheck”, il format del nostro giornale disponibile pure su web e social.
Giusy Ferreri, da cosa nasce il progetto?
"Bloom in inglese significa ‘fioritura’ e quindi qualcosa di positivo e colorato che nel nostro caso dà poi vita però ad un progetto dalle atmosfere un po’ più cupe e più scure. Un sogno che avevo nel cassetto ormai da un sacco di tempo per inserire pure un’esperienza di band nella mia vita lasciando emergere l’attitudine rock che mi porto dentro. Così mi sono rivolta a Max Zanotti che di formazioni rock ne ha masticate e ne mastica diverse (Deasonika, Casablanca, ndr ). È stato lui ad introdurmi ad Alessandro ‘Hälle’ Ducoli, con cui condivide pure il progetto The Elephant Man, e Roberta Raschellà".
Una band rock. Reazione ai tempi o sogno nel cassetto?
"Il sogno chiuso nel cassetto da quando ero un’adolescente. Questo perché ho vissuto le mie prime esperienze musicali in cover band dall’attitudine rock, grunge, stoner, che ho deciso di rivivere ora. Sto vivendo, infatti, un periodo artistico in cui mi sembra di aver un po’ completato il giro dei colori dell’arcobaleno e così, per non ripetermi, ho ripreso i mano il mio sogno".
Il titolo “Hangover” chi l’ha scelto?
"Io, anche per contrasto col nome della band, Bloom, che sa di fresco e di vita. Ho pensato che questo album per me è stato una specie di flusso di coscienza, una liberazione, una scrittura viscerale esplosa dopo le avvisaglie affiorate qua e là nelle mie canzoni più strambe e più rock. Metaforicamente parlando, il risultato di un post sbornia, in cui riesci a metterti davvero a nudo raccontandoti a livello sentimentale oltre che personale".
Riferimenti?
"Quando mi metto in gioco con certi suoni viene fuori il lato maschile che c’è in me. Una personalità più affine al mondo di Alice in Chains, Stone Temple Pilots, Nirvana, che a quello femminile. Non per niente tra le artiste donna che apprezzo di più ci sono Linda Perry delle 4 Non Blondes o Siouxie Sioux di Siouxie and The Banshees, ma anche la stessa Patti Smith".
Una hit di Giusy da rileggere in chiave grunge?
"Beh, pure nei miei concerti abituali quando arriva il momento di ‘Amore e capoeira’, ‘Jambo’ o ‘Roma Bangkok’ e la gente s’infervora abbiamo iniziato a proporgliele in chiave un po’ più rock, perché il tempo passa ed è giusto ed è giusto reinventarle po’. Anche se Bloom nasce dal desiderio di rivelare un mondo completamente differente rispetto a quello delle mie hit".
A quando i live?
"Io sarò impegnata col mio tour fino a settembre, loro pure con le loro altre attività, quindi, se ne parlerà in autunno nei club e nei teatri con la speranza che da lì possa partire una strada capace di portarci ai festival europei. Ecco perché pensando ad adattamenti dei testi in inglese, visto che l’attitudine del disco potrebbe regalarmi un pubblico meno vasto ma più internazionale di quello che m’ha seguito finora".