Sabato 21 Dicembre 2024

Buona Fortuna di Meta: "Ai sogni, alle canzoni. E a mia figlia in arrivo"

Il cantante a “Soundcheck“, il format musicale dei nostri siti e social. "Nel mio ultimo album tutti nuovi colori della coscienza: diventerò padre" .

La fortuna non esiste, ma te la costruisci giorno per giorno. E, come ricordava pure Seneca, si manifesta quando il talento incontra l’opportunità. Ermal Meta se ne dice convinto parlando nello studio di Soundcheck, il format musicale del nostro giornale – su sito e social –, del nuovo album Buona Fortuna, gioiosamente travolto durante la lavorazione dalla notizia della paternità.

"Quando, a ottobre, ho scoperto che sarei diventato padre m’è cambiato il mondo attorno e ho dovuto riprendere in mano le canzoni perché una vena creativa diversa si stava affacciando su quel che facevo portando nuova intensità e nuovi colori" assicura. "Il risultato sono i dodici momenti raccolti in questo disco, di cui sono molto, molto, orgoglioso". La scelta del nome Fortuna per la piccola che Ermal avrà a giugno dalla compagna Chiara Sturdà, milanese classe 1990, è figlia di questa visione della vita. Intanto venerdì prossimo – 48 ore dopo il debutto nei panni di conduttore (con Noemi) sul palco del concertone romano del Primo Maggio – il cantautore di origini albanesi torna in radio col brano che le ha dedicato, intitolato come l’album Buona Fortuna. Il 13 luglio a Verona debutta il tour, atteso pure a Marina di Pietrasanta l’11 agosto e a Milano il 14 settembre.

Perché una balena in copertina?

"Si ispira alla balena bianca del romanzo di Melville, qualcosa di unico, di raro. Un colpo di fortuna che può rappresentare però anche un pericolo. Alla mia balena volante sono avvolti tanti fili quante le canzoni del disco. Un cetaceo più leggero dell’aria è qualcosa di fantastico, di impossibile, e la domanda che nasce da questa visione è: sono le canzoni a dare origine ai sogni o sono loro, i sogni, a tirarsele dietro? Neppure io ho una risposta".

Nell’album ci sono Jacke La Furia nel singolo Male più non fare e Levante in Io e te.

"La musica è un filo di diamante resistentissimo che unisce musicisti anche di estrazione molto diversa fra loro. La partenza è per tutti la stessa: il bisogno di suonare, di vivere delle proprie canzoni, di arrivare a quanta più gente possibile. È questo istinto iniziale a legarli, ovunque si trovino".

Tre canzoni di questo album, Mediterraneo, Ironica e L’unico pericolo le aveva fatte ascoltare pure ad Amadeus, ma niente Sanremo.

"A posteriori penso che Ama m’abbia fatto un favore. Quando gli ho proposto le mie canzoni il disco non era ancora finito e, per andare al Festival, avrei dovuto chiuderlo precipitosamente. Così, invece, ho avuto modo di completarlo meglio".

Qual era il sogno più grande che il tredicenne arrivato da Fier a Bari sottobraccio alla mamma violinista ha visto poi realizzarsi qui in Italia?

"Dato che ho iniziato a suonare a sei anni, il sogno della musica. È qui in Italia, infatti, che ho scoperto il pop perché nell’Albania di Hoxha e Alia era vietato ascoltare canzoni occidentali, considerate filoamericane e, in quanto tali, opera del diavolo. Fu la scoperta di Thriller e di Michael Jackson a cambiarmi la vita. E a farmi decidere che il futuro sarebbe stato nella musica".

Un progetto che prima o poi tirerà fuori dal cassetto?

"Mi piacerebbe dirigere un film. Sto pure scrivendo un mio soggetto cinematografico".

Magari una fiction attinta da Domani e per sempre, il suo primo romanzo, arrivato in libreria un paio di anni fa.

"Magari. Dopo aver scritto duecento pagine mi sono reso conto che stavo raccontando le cose “vedendole“ come se fossi un cameraman. Come se fossi, appunto, il regista di un film. E questo è pure il modo in cui scrivo le canzoni".