Giovedì 19 Dicembre 2024

Bianca Atzei racconta a Soundcheck il suo ritorno dopo la nascita del figlio Noa

L’album “1987“, la collaborazione con Gigi D’Alessio e il tour dopo il figlio. "E poi c’è la musica senza tempo di Vasco: porto Sally in ogni mio concerto"

Alla ricerca del tempo perduto. Come Taylor Swift pure Bianca Atzei sceglie il suo anno di nascita per raccontarsi sotto una luce diversa. Magari scivolando su una pista da ballo anni Ottanta, quando era decisamente troppo piccola per dimenarsi con le hit di Blondie o degli Human League. Ecco perché in “1987”, l’album che la riporta in tour dopo la nascita del piccolo Noa Alexander, il figlio avuto dalla “iena” Stefano Corti, insegue ritmi e umori di quegli anni, a cominciare dal singolo “Discoteca” che racconta in redazione sotto la lente di “Sound Check”, il format musicale disponibile sulla pagina web e sui social del nostro giornale.

Bianca, lei negli anni Ottanta c’è nata ma non li ha vissuti. Però si rifà in questo disco citando nella stessa “Discoteca” gli Eurythmics di “Sweet dreams (are made of this)”, arrivata sul dancefloor quattro anni che venisse al mondo.

"Mi sono immaginata con quale animo e quale cuore avrei vissuto quella stagione straordinaria della musica, piena di tante belle canzoni, di innovazioni tecnologiche, di band straordinarie e di voglia di vita".

L’8 marzo è la Festa della donna. Ma l’8 marzo 1987 è stata innanzitutto la sua.

"Riprendendo l’idea dell’album precedente, intitolato ‘Veronica’ come il mio vero nome, ho voluto continuare questo filone ‘anagrafico’ per raccontarmi con canzoni che sento addosso".

Un anno fa ha accolto l’arrivo del suo Noa Alexander con un album di cover trasformate in ninnananne dal titolo “Il mio canto libero”. Quale s’è rivelata quella ad effetto immediato?

"Appena mio figlio ascolta le prime note della stessa ‘Il mio canto libero’ mi guarda fisso e si rasserena, forse perché è quella che gli ho canticchiato di più mentre era ancora in pancia".

Stefano ha già detto che ne vuole un altro.

"Sì, me l’ha confessato appena partorito. Neppure il tempo di riprendermi. Anche se provo a guadagnare tempo, sono sostanzialmente d’accordo con lui perché penso che un fratello o una sorella consentirebbero a Noa di crescere in modo più sereno ed equilibrato".

L’ultimo singolo s’intitola “Le canzoni di Vasco” e lo condivide con Tormento. Qual è il brano del vate di Zocca a cui è più legata?

"‘Sally’ per me è molto importante, tant’è che da diversi anni la canto pure in tour. Ma Vasco è Vasco e il mio omaggio abbraccia tutto quel repertorio che consente alla sua musica di passare da una generazione all’altra".

La canzone con più personale sembra essere “Una cometa blu” scritta da Gigi D’Alessio e segnata dall’immagine evocativa di un sole perso e ritrovato.

"Gigi l’ha scritta assieme a Diego Calvetti, produttore dell’intero album, e ascoltandola sono rimasta senza parole. Racconta perfettamente il mio vissuto, la nascita del primo figlio dopo averne perso uno, senza che gliene avessi parlato. L’ho registrata al settimo mese di gravidanza, col raffreddore, ma ho voluto che nel master finale restasse tutto così com’era per offrire all’ascoltatore l’esatta sensazione provata in quel momento. Mi sarebbe piaciuto portarla a Sanremo, ma non è stata accettata. E, così, ho voluto inserirla a chiusura dell’album. Quella cometa blu rappresenta il mio piccolo che non c’è più, ma che sarà sempre lì a brillare su di me".

Fosse andata al Festival, la sera riservata alle collaborazioni chi avrebbe chiamato?

"Probabilmente Gigi, per ringraziarlo di avermi scritto questo capolavoro".

Una partner sognata?

"Mi piacerebbe tanto cantare con Giorgia. Sono cresciuta ammirandola e imitandola davanti alla tv. Tant’è che quando l’ho fatto a ‘Tale e quale show’ ho pure vinto la puntata".