Giovedì 26 Settembre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Sophia Loren: il cinema, questione di famiglia "Tornare sul set è stato come vincere un Oscar"

di Beatrice Bertuccioli

È un’icona del cinema mondiale, la nostra unica vera diva. Dopo undici anni dall’ultimo film, Sophia Loren regala un’altra grande interpretazione come protagonista de La vita davanti a sé, diretta dal figlio Edoardo Ponti, suo regista per la terza volta dopo Cuori estranei e il mediometraggio La voce umana. È Madame Rosa, un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto, ex prostituta, che vive accogliendo nella sua piccola casa di Bari vecchia, bambini in difficoltà, e tra questi il dodicenne senegalese Momòn (Ibrahima Gueye). Tra loro, così simili nell’animo nonostante le differenze di età e cultura, nascerà una profonda amicizia e complicità. La vita davanti a sé, tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, prodotto dalla Palomar, sarà dal 13 novembre su Netflix. In collegamento Zoom dalla sua casa di Ginevra, mano nella mano con il figlio, la grande Sophia, due volte premio Oscar (per La Ciociara e alla carriera) parla con entusiasmo del film.

Signora Loren, ci voleva suo figlio per farla tornare su un set dopo tanti anni.

"Avevo bisogno di riposare, di far riposare la mia testa, avevo bisogno di silenzio, di occuparmi della mia famiglia. In passato ero talmente presa dal lavoro che non riuscivo a stare con i miei figli come avrei voluto. Poi è arrivato Edoardo con questa proposta bellissima, importante, che valeva la pena raccontare".

Perché?

"Perché contiene un messaggio particolarmente adatto al nostro tempo, perché parla di tolleranza, di perdono, di amore. Tutti abbiamo il diritto di essere visti e ascoltati, se no è impossibile vivere. Il diritto di essere amati, e che i nostri sogni si realizzino. Tutti abbiamo diritto a questo".

Si sa che la sua infanzia e giovinezza sono state difficili, segnate dalla guerra e dalla povertà. Anche lei come Madame Rosa continua ad avvertire in modo così forte il dolore per quanto ha vissuto, nonostante i tanti anni trascorsi?

"Quelle cose, quando accadono nella vita di una persona, non si dimenticano, mai. Sono sempre molto presenti. Per me, avere fatto cinema incontrando personaggi che mi ricordano la guerra e tante altre cose vissute, ha influito in modo positivo sulla mia recitazione, perché sono cose che continui a portarti dentro".

Il film sarebbe dovuto andare in sala per qualche giorno ma i cinema sono stati di nuovo chiusi.

"Cinema e teatri sono rifugi dove ritrovarci, e certo anche la salute emotiva è importante. Dispiace che siano chiusi ma in questo momento che si può fare? Io sono per rispettare le regole, non esco, faccio attenzione ai divieti e ho paura di tutto. La connessione tra le persone è importante, ma fino a un certo punto".

Qualche rimpianto? Un personaggio che le è mancato?

"Tanti anni fa incontrai il grande regista Luchino Visconti. Mi propose di fare la Monaca di Monza, un personaggio che amavo moltissimo e che avrei voluto fare. Poi, però, non ricordo per quale ragione, non se ne fece nulla".

Lo sa che in America per questa sua nuova interpretazione si parla già di Oscar?

"Speriamo bene, non lo so. Per carità, non ci voglio neanche pensare. Si vedrà. Il mio Oscar è stato fare questo film. Volevo farlo a tutti i costi, per me, perché è un personaggio meraviglioso, e per mio figlio, perché ero certa che avrebbe fatto un film bellissimo".