Mercoledì 12 Marzo 2025
MASSIMO PANDOLFI
Magazine

“Sono Luca lo stesso”: il nuovo inizio di Carboni

Il cantautore si racconta, e torna a cantare dal vivo, al Duse di Bologna: “Devo tanto a Lucio Dalla. A Jovanotti e a Cremonini”

Luca Carboni, 62 anni, l’altra sera al Teatro Duse di Bologna

Luca Carboni, 62 anni, l’altra sera al Teatro Duse di Bologna

Bologna, 12 marzo 2025 – Una ragazza bellissima, in lotta contro un tumore. Giovane ma già esperta, purtroppo: ha perso tutti i capelli, colpa della chemioterapia. Luca Carboni, storia di oltre due anni fa, è invece al suo primo ciclo di cure all’ospedale Sant’Orsola. La incrocia lì, fra una flebo e l’altra. Lui sì che è un neofita, ha anche paura. Chi non ne ha? Lei fa a Luca: "Che ci fai tu qui?". E poi aggiunge e sorride: "Ci vuole un fisico bestiale, sai?".

Luca Carboni racconta e canta: la sua malattia, la sua vita, la sua musica, il suo "dolore da cui sono nati anche i fiori, come intonava De Andrè" dice, rivolto a un teatro Duse di Bologna gremito e impazzito per il cantautotore, il suo cantautore. Si commuovono tutti quando Luca si mette a cantare e si commuove pure lui. È la prima volta, dopo più di cinque anni (non si esibiva in pubblico da prima del Covid) e soprattutto dopo il tumore che ha per fortuna messo in un angolo. Un mare di giovani, una musica che non ha confini nè età. Nove canzoni, le sue più belle. Ci mette, fuori programma, Luca lo stesso e quando sul palco intona "Amami ancora adesso/ sono sempre Luca lo stesso" si intuisce, si tocca con mano che questo è come un nuovo inizio, o meglio una bella storia che va avanti.

Lunedì sera Luca Carboni era lì, al Duse, per una serie di incontri che si chiamano “Esistenziali“, organizzati da un’impresa-colosso di Bologna, Illumia. Nella parola “esistenziali“ c’è tutto: il presidente di Illumia, Marco Bernardi, fa parlare e cantare Luca e ne esce qualcosa di intimo, umano, personalissimo. Lasciateci scrivere: bellissimo.

"Quando ho scoperto il brutto male ero pronto a tutto, per la prima volta mi ha sfiorato l’idea della morte. Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati, scoprendo che il tumore è un’esperienza collettiva, non individuale. Non ti senti guarito finché non è guarito anche chi è al tuo fianco, che lotta come te".

Gli altri, l’amicizia, la bellezza che è una "malinconia positiva". La riconoscenza. "Devo tanto a Lucio Dalla. Io da ragazzo scrivevo solo i testi e suonavo, non cantavo. La mia band trovava tutte le porte chiuse. Portai la busta con i miei scritti ‘Da Vito’, l’osteria dove tiravano a far tardi Guccini, Dalla e tanti altri. L’oste doveva consegnarli a Ron, invece li guardò Lucio. Io ero nascosto dietro una finestra aperta del locale, sentii lui che esclamò: “Cazzo, bello! Chiamiamolo questo ragazzo“. Il giorno dopo mi convocarono, cominciò per davvero tutto lì. E sempre Lucio Dalla mi convinse a cantare i miei testi, insegnandomi a credere in me stesso, ad andare fino in fondo a scoprire i miei talenti".

La vita è una lezione, sì. Ma anche un incontro: di cuori, di persone. "Una condivisione" ripete Luca. "Feci un tour con Jovanotti: glielo proposi io e lui all’inizio non era convinto. Ma si è fidato". Fidarsi, verbo magico. "È stato bellissimo. Siamo amicissimi, ora". E che vita è se non ci si vuole bene?

Poi Cesare Cremonini: "Qualche mese fa mi ha chiamato in studio per cantare con lui San Luca. Ero felicissimo. Grazie a lui ho ripreso le abitudini di tornare in studio di registrazione: la mia musica, in fondo la mia vita. Ci siamo incontrati in questo momento di fragilità e Cesare mi ha dato una gran forza; gli devo tanto, spero di poter ricambiare prima o poi".

Luca ricorda la sua infanzia bolognese ad ascoltare, dalla finestra di casa mezza rotta dove passavano gli spifferi d’aria e le voci, i dialoghi della gente davanti alla fermata 13 del bus (e ci canta Autobus di notte); e poi, il papà che costringeva lui e i suoi quattro fratelli a suonare il pianoforte. "Quando non studiavo il pomeriggio, mi faceva saltare la cena, e la saltava anche lui al ritorno dal lavoro per darmi ripetizioni". Chiude in musica, con Mare mare: la cantano tutti al Duse. Sipario, saluti, anche se la sua Bologna vorrebbe che continuasse. "Con calma amici, intanto siamo ripartiti".