Riecco il solstizio d'inverno. L'appuntamento è fissato quest'anno per lunedì 21 dicembre, data che segnerà ufficialmente l'inizio della stagione invernale astronomica nel nostro emisfero (cioè quello boreale). L'evento avrà luogo ore 10:02 italiane in punto e sarà associato come di regola al giorno più corto dell'anno, diversamente da quanto afferma il detto popolare su Santa Lucia.
Che cos'è il solstizio d'inverno
Sul piano astronomico il solstizio di inverno è il momento in cui Sole raggiunge il punto di
declinazione minima nel suo moto apparente lungo l'eclittica, ossia il percorso che annualmente la nostra stella madre sembra compiere rispetto allo sfondo della sfera celeste. A livello pratico, la nostra percezione del solstizio di dicembre è legata al fatto che abbiamo una giornata con
pochissime ore di luce; l'opposto di ciò che accade
durante il solstizio d'estate, quando la declinazione tocca il suo massimo e nell'emisfero Nord si ha il dì più lungo dell'anno. Superato lo spartiacque del 21 dicembre, la stagione fredda prenderà il sopravvento sull'autunno, con un piacevole rovescio della medaglia: il graduale
aumento delle ore di luce. Le giornate torneranno insomma ad allungarsi, anche se in modo talmente lento da non poter essere apprezzato nell'immediato.
Il giorno più corto nelle città italiane
Come detto, il solstizio (dal latino solstitium, unione di 'sol', 'Sole' e 'sistere', 'fermarsi') definisce un
istante preciso della giornata. Il 21 dicembre 2020 l'appuntamento scatterà per la precisione alle 10:02 del mattino, ora solare italiana. Per quanto concerne le ore di luce, a
Roma il giorno più corto dell'anno durerà ad esempio 9 ore e 7 minuti, con il Sole che sorgerà alle 7:34 e tramonterà alle 16:42. A
Milano l'illuminazione naturale sarà presente per 8 ore e 42 minuti, a
Firenze per 8 ore e 53 minuti, a
Napoli per 9 ore e 14 minuti.
Tradizioni: il solstizio d'inverno dall'antichità a oggi
In
età precristiana il movimento degli astri veniva attribuito alla volontà degli dei: il solstizio d'inverno rappresentava dunque un avvenimento carico di
significati spirituali, che sanciva la vittoria della luce sul buio, nonché della vita sulla morte. Per questa ragione nelle popolazioni germaniche, celtiche e più in generale in quelle nordeuropee si omaggiava la progressiva uscita dalle tenebre con la
festa di Yule, che prevedeva un periodo di riposo accompagnato danze e banchetti. La tradizione è proseguita in Islanda per tutto il Medioevo, fino all'epoca della riforma protestante. Ancora adesso Yule è un appuntamento fisso nel
neopaganesimo, che il 21 dicembre celebra uno degli otto
Sabbat, le feste legate al movimento del Sole. In tardo impero romano ricorreva invece il
culto del Sol Invicus ('Sole invitto'), che era sinonimo di rinascita, e che secondo alcune ricostruzioni costituirebbe l'
origine pagana del Natale.
Rimanendo in tema è impossibile non citare
Stonehenge, il sito neolitico che si trova nel Wiltshire, in Inghilterra, le cui grosse pietre (i cosiddetti megaliti) sono disposte per avere una perfetta visuale del tramonto durante i solstizi. Ogni anno a dicembre Stonehenge è
meta di pellegrinaggio per turisti, seguaci del
druidismo e di altri movimenti spirituali, che si ritrovano festanti per salutare il ripetersi del fenomeno astronomico. Quest'anno, a causa della
Covid-19, l'ingresso al sito è tuttavia regolamentato da
norme di sicurezza stringenti (tra le altre cose occorre prenotare), che prevedono anche l'impossibilità di accedere ad alcune aree.