Lunedì 24 Marzo 2025
SILVIO DANESE
Magazine

Soldini: "Le mie donne a tavola con l’orrore"

Il regista presenta al Bifest di Bari il film che ha tratto dal libro di Rosella Postorino, Premio Campiello 2018: “Le assaggiatrici“ di Hitler

Una scena del nuovo film di Soldini Le assaggiatrici, in sala dal 27 marzo

Una scena del nuovo film di Soldini Le assaggiatrici, in sala dal 27 marzo

Nel dicembre del 2012, nel giorno del suo 95esimo compleanno, Margot Wölk rivelò di essere stata una delle quindici giovani di sana e robusta costituzione selezionate per rischiare due volte al giorno la vita. A tre chilometri di distanza dalla casa dei suoceri, dove si era rifugiata dopo un bombardamento, c’era la Wolfsschanze (la "tana del lupo"), il primo quartier generale militare del Fronte Orientale di Hitler, bunker monacale costruito nella tetra foresta di conifere di Gierloz per l’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica. Le "ragazze", pagate, erano costrette a macabro convivio: il cuoco personale del Führer intavolava, loro alzavano il cucchiaio, sperando bene...

Sdraiata sul suo divano in camicetta a scacchi e rughe vivaci, alle tv di tutto il mondo quel giorno Margot raccontò: "Hitler era terrorizzato di essere avvelenato dagli inglesi. Ordinò di prenderci e portarci avanti e indietro dalle nostre case. Lui era vegetariano. Prendeva le verdure migliori servite con pasta o riso. Per due anni abbiamo vissuto con la paura di morire. Ma dovevamo mangiare".

Nel 2018 il romanzo di Rosella Postorino Le assaggiatrici (Feltrinelli) vinse il Premio Campiello. Tradotto in tutto il mondo (ma non in Germania e Austria!) suscitò subito richieste da sceneggiatori e registi, a partire da John Turturro. Tuttavia, letto appena uscito durante un fortunato viaggio in treno, i diritti erano già nelle mani di Cristiana Mainardi e Lionello Cerri di Lumière: un progetto che, dopo sei anni, alcuni passaggi di mano, il Covid e la guerra in Ucraina con un set da reinventare, è diventato il coinvolgente e riuscito nuovo film di Silvio Soldini, in anteprima mondiale ieri in apertura del Bifest di Bari, da quest’anno diretto da Oscar Iarussi, poi nelle sale dal 27 marzo.

Tra i fattori di successo di questa complessa produzione c’è la scelta di girare in tedesco con un cast madrelingua davvero centrato: Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun. Distribuito da Vision, Le assaggiatrici è stato venduto in più di cinquanta paesi (anche in Germania). "Incontro felice col romanzo, ho capito subito che c’era pane per i miei denti – dice Soldini –. Nel mio cinema ci sono tante protagoniste femminili, in fondo ho coronato questa mia propensione con un gruppo di donne e un personaggio guida, profondo e sfaccettato, riunite intorno a un tavolo dove la cosa più naturale, nutrirsi, diventava rischiare la vita. Rosa, che crede di essersi salvata rifugiandosi in campagna dai suoceri, affronta questo “lavoro“ in grande solitudine, mentre le cose cambiano, le sorti della guerra, i conflitti e la solidarietà tra le assaggiatrici, l’arrivo della primavera e del nuovo comandante nazista, non il primo venuto, diciamo, di cui s’innamora".

"Dalla recitazione al trucco, dalle location alla fotografia – continua Soldini –, ho lavorato per creare intorno alle protagoniste l’atmosfera di violenza e paura di quel momento, cercando un’impronta di realismo e verità con inquadrature piuttosto simmetriche all’interno delle quali cresce un’avventura di emozioni concrete, oltre le convenzioni. Ho anche pensato che l’impatto del film sull’attualità, con quello che sta succedendo nel mondo, sarebbe stato diverso se, filando liscia la produzione, il film fosse uscito tre o quattro anni fa".

Con le doti di un grande personaggio drammatico, la Rose di Elisa Schlott porta una domanda naturale e insieme fondamentale: perché di questa straordinaria esperienza Margot Wölk parlò solo prima di morire? "Non ho fatto in tempo a incontrare Margot – dice Postorino –. Posso dire che il mio personaggio vive la vergogna di essere scivolata nella colpa senza volerlo. Diceva: quel porco di Hitler, ma era obbligata a salvargli la vita. Questo è cruciale. Devo dire quanto sono felice di aver ritrovato questo perverso meccanismo nel film, insieme alla claustrofobia e all’angoscia della storia come le pensavo scrivendo".