Giovedì 24 Ottobre 2024

Si sogna per dimenticare: la memoria emotiva di notte

Nuove ricerche sottolineano le modalità con cui il cervello si libera di dati e dettagli non strettamente necessari

Sogni e memoria emotiva - Crediti iStock Photo

Sogni e memoria emotiva - Crediti iStock Photo

Una notte di sonno profondo permette non soltanto di recuperare le energie perse nell’arco di una lunga giornata piena di impegni, ma anche di liberare il cervello da dati che non considera strettamente necessari. Lo confermano alcuni interessanti studi scientifici recenti, che hanno messo in luce il ruolo del riposo notturno in un’ottica che forse non tutti potrebbero prendere in considerazione.

Sogni e memoria cognitiva

Un team di studiosi dell’University of California di Irvine, negli Stati Uniti, si è interrogato rispetto al rapporto tra l’attività onirica e i cambiamenti nella memoria emotiva, chiedendosi quale sia il reale ruolo dei sogni e se questo sia attivo o passivo.

Per studiare il fenomeno, gli scienziati hanno sottoposto a un gruppo di partecipanti un compito da svolgere con immagini emotive prima e dopo una notte di sonno completa e hanno registrato la presenza e il contenuto dei loro sogni al risveglio, la mattina seguente. Durante il compito, i soggetti sotto esame dovevano osservare e memorizzare immagini con contenuti emotivi intensi, sia negativi che neutri. Al loro risveglio, i partecipanti sono stati invitati a descrivere i loro sogni, permettendo ai ricercatori di analizzare la relazione tra il contenuto onirico e le variazioni nella memoria e nella reattività emotiva.

Dall’analisi è emerso un legame molto stretto tra i sogni e la ritenzione delle memorie emotive. Chi ricordava i sogni al risveglio presentava una migliore memoria per le immagini negative rispetto a quelle neutre. Inoltre, questi partecipanti manifestavano una riduzione della reattività emotiva, suggerendo che i sogni potessero facilitare l'elaborazione e l'assimilazione delle esperienze emotive vissute, riducendone l'impatto.

Si sogna per dimenticare

Le analisi condotte negli USA hanno così fatto emergere un aspetto inatteso: sognare svolge un ruolo attivo nel processo di "dimenticanza selettiva", ovvero la capacità del cervello di depurarsi da ricordi emotivi non essenziali. Per dirlo in termini ancor più semplici, si sogna per dimenticare, e per liberarsi da informazioni di cui non si ha davvero bisogno, se non addirittura di tutti quei dati che potrebbero essere potenzialmente dannosi per la propria salute mentale. Questa attività cerebrale permette dunque, in parallelo, di conservare soltanto ciò che l’inconscio considera realmente significativo.

Vale la pena in quest’ottica ripescare anche gli studi condotti dagli esperti Francis Crick e Graeme Mitchison che nel 1983  teorizzarono che, mentre un soggetto è sveglio, fornisce associazioni importanti che lo aiutano a imparare informazioni sul proprio io e sul mondo che lo circonda. Tuttavia, si accumulano anche connessioni spurie, o "disordine" casuale, che deve essere rimosso dalle nostre reti neurali. Se non eliminate, queste connessioni possono accumularsi e ostacolare l'efficienza dell’attività mentale. Non è dunque casuale se, quando si è gravemente privati del sonno, è più probabile che si verifichino allucinazioni, perché non si è avuta una quantità sufficiente di sonno REM per eliminare determinate “associazioni parassitarie”.

Implicazioni

Questo comportamento adattivo potrebbe di conseguenza portare a una regolazione delle emozioni con delle implicazioni cliniche rilevanti: ad esempio nel trattamento dei disturbi d'ansia o di altri stati psichici legati a una certa disregolazione emotiva, dove la gestione della memoria emotiva gioca un ruolo fondamentale. Terapie mirate che sfruttano il potere del sonno e dei sogni per modulare le emozioni potrebbero offrire nuovi strumenti per migliorare il benessere psicologico, fermo restando che può sempre essere una buona idea, se si stesse vivendo un momento di sofferenza, affidarsi anche a un percorso di psicoterapia.