Firenze, 16 ottobre 2023 – Un “cantastorie” a Palazzo Vecchio. Nell’ultima fatica Disco X, infatti, Daniele Silvestri non si dimette da cantautore, ma sposta il gioco intellettuale delle sue canzoni dalla riflessione impegnata alla narrazione. Ed è nei panni dell’acrobata alla perenne ricerca di un equilibrio politico, sociale, emotivo che il musicista romano, 55 anni, si racconta sabato prossimo a Firenze alla festa di “Luce!”. Solo con la sua visione del mondo, mentre nell’album è attorniato da amici come Giorgia, Frankie Hi Nrg, Franco 126, Fulminacci, i Selton, Wrongonyou, Davide Shorty, Eva Pevarello, Emanuela Fanelli; ognuno col suo spazio, ma già tutti presenti in quella Intro X messa in apertura della versione cd come assaggio dei contenuti dell’album.
Lei è tra gli ospiti della festa di Luce!, il sito di Monrif dedicato all’inclusione e alla coesione sociale, cifre della sua carriera da lei consolidate nel tempo. E ribadite pure nel suo ultimo disco, anche solo ad esempio con il brano Mar ciai in cui parla di razzismo.
"Continuo a coltivare l’ambizione di pubblicare musica solo quando ha senso che esca e valga la pena di farla ascoltare" racconta, ribadendo che per lui la musica è tutto, sia impegno sia leggerezza. "Ed è questa – creare musica che abbia senso fare ascoltare – un’eventualità che con l’avanzare degli anni do sempre meno per scontata".
La “X” del titolo non sta lì a caso.
"No, ma a caso l’ho messa la prima volta. Quando iniziai a raccogliere sul mio computer spunti interessanti per un nuovo progetto, infatti, dovendo dare un nome alla cartella in cui archiviarli la chiamai “disco X“ perché al momento l’unica certezza era quella di aver iniziato a lavorare al mio decimo album".
E poi?
"Andando, avanti con le registrazioni, mi resi conto che in un album del genere quella X avrebbe avuto un senso compiuto. Innanzitutto, perché il disco rappresentava un’incognita, in quanto realizzato senza una meta precisa come quella inseguita invece dal predecessore La terra sotto ai piedi, che se non è un “concept“ ci va vicino. Avevo solo voglia di leggerezza e un bisogno antico di rapportarmi in maniera istintiva con le parole".
Come le accadeva agli inizi.
"Già. Quanto ad intenzioni trovo Disco X vicino a quelle del mio primissimo album, mai pubblicato: dieci canzoni ispirate a Radici, lo sceneggiato tv di Kunta Kinte – ricorda? – attinto dal romanzo sullo schiavismo di Alex Haley, fatte ascoltare soltanto ai miei genitori. Stavano in un’audiocassetta spero tanto caduta nell’oblio".
Pure la scrittura di Disco X s’è rivelata abbastanza anomala.
"Mi sono concesso il lusso di portare in scena la costruzione di questo album eseguendone diverse parti nell’ultimo giro di concerti così da completarlo con l’apporto del pubblico. Vivo, infatti, di storie, mi nutro di storie, perché tutti siamo fatti di storie da conoscere e scoprire. Così ho chiesto alla gente di raccontarmi le sue; ne ho ricevute tantissime, alcune strepitose, altre dolorosissime, altre ancora irraccontabili. Alcune avevano, però, il germe giusto per diventare canzone. E così è stato. Con mia minima partecipazione nel trasformare in rima quel che fino a quel punto era stato un racconto in prosa".
È il caso del primo singolo Tutta.
"Su quel pezzo mi ha fregato un libraio di Forlì, Paolo Poni, mandandomi al posto del testo alcuni suoi disegni. In uno di questi c’erano delle parole in forma di canzone, come chiarito pure dal titolo Appunti per una piccola canzone d’amore. Nell’enorme semplicità di quelle parole ho trovato una grande potenza, così, imbracciata la chitarra, trasformarle in un brano è stato semplicissimo".
Un altro da cui sdi è fatto “incastrare“ è Dalla: dietro un brano come Colpa del fonico sembra allungarsi l’ombra di Lucio, citato (o quasi) in Scrupoli da quel verso "a Toronto ci sono stata con Bonetti, era fredda ma intrigante" che ricorda da vicino un celebre passaggio di Disperato erotico stomp.
"Se faccio questo mestiere, lo devo proprio a Lucio Dalla. Da ragazza mia madre Emanuela, bolognese, cantava jazz con lui e Pupi Avati e per me è sempre stato un riferimento assoluto. Anzi, se un tempo nelle canzoni stavo attento a non somigliargli troppo, ora non me ne preoccupo più".
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