di Lorella Bolelli
Lei bolognese, lui fiorentino. Se venticinque anni fa, quando Laura Manaresi e Giovanni Manna s’incontrarono e s’innamorarono in una settimana, ci fossero state le restrizioni da Covid la loro sarebbe stata una delle tante coppie in balìa dei divieti e sarebbero diventati esperti nelle acrobazie da ricongiungimento. "Invece ho lasciato i solchi in autostrada e mi mettevo in cammino da sola in macchina alle due di notte per poter essere in ufficio puntuale il lunedì mattina".
All’epoca, la storica dell’arte e del mosaico, 53 anni a luglio, insegnante alla Libera Accademia d’Arte Novalia di Savigliano, lavorava per la casa editrice Dehoniana, un impiego che ben presto ha lasciato per condividere con il marito illustratore vita e professione trasformandosi in una prolifica divulgatrice per bambini e ragazzi. "Anche se i libri che scrivo vorrei che poi li leggessero anche i genitori". L’ultima pubblicazione, per Rizzoli, esce tra due giorni e ha un titolo, Metamorfosi, che sembra studiato per i tempi di profonda rivoluzione nelle relazioni e nei rapporti che la pandemia impone. Il contenuto a tutto si rifà tranne che al presente, anche se sfogliando le 80 pagine dell’album, il pretesto Ovidio e i suoi amori lampo, diventa anche un’illuminante metafora del presente attraverso miti senza tempo che rappresentano archetipi fuori da ogni gabbia cronologica. "Perché alla fine le storie selezionate rappresentano modelli di relazione che risultano modernissimi, contemporanei, vicini al presente. Si tratta di paradigmi che ci parlano del ‘qui e ora’ e sui quali non si è depositata la polvere del tempo".
A cominciare da due figure apparentemente minori come Deucalione e Pirra che aprono il capitolo non a caso intitolato La speranza. "Dopo il diluvio una piccola barca attracca sul Parnaso portando a bordo i due unici sopravvissuti. Però la salvezza – spiega la studiosa – porta con sé un’inevitabile domanda: ‘Che ne sarà dopo di noi dell’umanità?’ Viene in loro soccorso la dea Temi che li invita a gettare alle loro spalle le ossa della Grande Madre, ovvero le pietre che incontrano sul loro cammino. Piano piano da quei sassi nascono nuovi uomini e donne. Ecco, la loro vicenda deve insegnarci a credere nell’impossibile a qualsiasi età, a trasformare anche le peggiori disgrazie in opportunità e atti di speranza".
Ma il lockdown e molte convivenze forzate hanno anche acceso focolai di violenza domestica che ha fatto impennare le statistiche dei femminicidi e mantenuta alta l’attenzione pubblica sui risvolti più drammatici dell’amore malato. "Esattamente quello impersonato da Apollo e Dafne, rispettivamente colpiti dalla freccia d’oro e da quella di piombo di Cupido. Lui s’innamora e la ninfa gli sfugge, vuole correre libera nei boschi, senza legami. Lui non si dà per vinto e lei per scampare si trasforma in albero d’alloro. Come dire che solo la fuga e la trasformazione di sé può salvare da queste ossessioni". Ma il fitto dei boschi dove si muovono dei e ninfe nasconde anche un altro dei sentimenti più comuni nel mondo dei social che il virus ha fatto esplodere: l’illusione. E dietro gli schermi dei computer oggigiorno molti inseguono esattamente lo stesso fantasma, una relazione immateriale su cui riflettere solo i propri desideri e speranze.
"Ma la mitologia ci lascia anche esempi luminosi di coppie, paradigmi per chi si trova a vivere questo momento della nostra storia. Cadmo, signore di Tebe, e la moglie Armonia, anziani e provati dalle sciagure, preferiscono diventare serpenti pur di non separarsi quando lui vede compiersi la maledizione legata all’uccisione, in gioventù, di un mostro sacro agli dei. La chiave del loro rapporto è nella parola condivisione, un elemento chiave per superare indenni gli ostacoli che la quotidianità ci propone>. Historia magistra vitae dicevano gli antichi. Ma anche il mito non scherza affatto.