Mercoledì 18 Dicembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Cura

Non esiste una terapia che possa guarire il paziente: l'obiettivo è evitare ulteriori accumuli di amiloidi

Chemioterapia (foto generica)

L'obiettivo delle terapie è quello di evitare l'accumulo di ulteriori amiloidi, ma non esiste una cura vera e propria che possa rimuovere i depositi una volta creati. È quindi fondamentale monitoriare la situazione nel tempo ed agire velocemente sugli organi colpiti, evitandone il malfunzionamento.

Se invece è 'troppo tardi', e l'organo ha già ridotte le sue capacità di funzionare, diventando insufficiente, è importante intervenire con una cura specifica. Ad esempio, si procede con la dialisi o con il trapianto se si è in presenza di insufficienza renale. 

Solitamente è necessaria la chemioterapia, che va a 'bombardare' le cellule anomale in modo tale che non producano più altre proteine problematiche. Al termine, il paziente viene sottoposto a controlli regolari - di norma ogni 6-12 mesi - per monitorare eventuali recidive. In caso di ricomparsa, è necessario un ulteriore giro di chemioterapia.

Purtroppo, di amiloidosi si può morire: se organi importanti - come ad esempio il cuore - sono colpiti pesantemente, il loro malfunzionamento può portare alla morte, anche ad appena uno o due anni dalla diagnosi. Le prospettive di vita sono comunque più lunghe che in passato e variano a seconda dell'età e dello stato di salute del paziente.