Venerdì 26 Luglio 2024
LORELLA BOLELLI
Magazine

“Scelgo una vita di qualità”

"Sono immersa nel lavoro, ma non è il fulcro dell’esistenza: prediligo i momenti in famiglia. Ne ’La volta buona’ a guidarmi è la curiosità"

Caterina Balivo col marito Guido Maria Brera, sposato dieci anni fa

Caterina Balivo col marito Guido Maria Brera, sposato dieci anni fa

Roma, 24 febbraio 2024 – Due giorni fa Caterina Balivo ha compiuto 44 anni, ma questo 2024 le porta in eredità anche anniversari più tondi come i dieci anni di matrimonio con Guido Maria Brera e i 25 dalla partecipazione a Miss Italia dove arrivò terza. "Però io preferisco ricordare come date di svolta il 2010 quando alla vigilia dei 30 anni la mia vita ha subito uno scossone col cambio di città da Roma a Milano facendomi rendere conto che tutto può rivoluzionarsi da un momento all’altro e poi il 2012 quando è nato il mio primo figlio, Guido Alberto, perché il diventare madre ti toglie automaticamente dal ruolo di figlia". 

Ma anche lo scorso autunno c’è stata la svolta del ritorno in Rai, con la diretta delle 14 di ’La volta buona’...

"Però si tratta di un lavoro, da quando mi sono formata una famiglia, la tv è un lavoro e basta. Ciò premesso tornare su Rai Uno è stata una cosa del tutto inaspettata. Perdipiù in diretta, che è molto faticosa anche se è la parte più bella della conduzione sapere che mentre parli arrivi alla gente che ti ascolta da casa. E l’ho apprezzato di più dopo aver sperimentato programmi registrati su Tv8 e La7".

E’ tipo che crede al fato o si muove per proporre idee e programmi?

"Sono propositiva e tenace nel portare a compimento i progetti però ci sono imponderabili incroci e incastri a favore o sfavore che spesso è difficile gestire. L’indole attiva favorisce comunque che le combinazioni volgano verso il favorevole".

Fu così anche quando da modella si trasformò in conduttrice?

"In realtà ho voluto da subito affrontare le telecamere solo che mi servivano i soldi per stare a Roma. Ed è stata una scelta che ho portato avanti scientemente. Anziché partecipare attivamente a “Convenscion“ il cui studio era alla Rai di Napoli, ho preferito fare la valletta muta a ’Scommettiamo che...?’ per trasferirmi a Roma, pur sapendo che tutto sarebbe stato maledettamente più complicato. Era l’anno del Giubileo 2000 e trovai un’unica casa in affitto a Torrevecchia che non era nemmeno servita dai mezzi e dovevo sempre trovare qualcuno disposto ad accompagnarmi. Ero anche iscritta a Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Orientale di Napoli che poi non ho terminato appunto perchè ero a Roma. Quindi rigidità e determinazione hanno avuto tanti pro ma anche dei contro: se fossi stata più morbida, per esempio, non avrei detto no a fare la Letterina di Jerry Scotti solo per togliermi un neo".

Quando approccia un intervistato preferisce sapere tutto di lui o scoprirlo insieme ai telespettatori?

"Voglio sempre che mi sorprenda e per questo discuto molto con gli autori. Per esempio quando ho avuto ospite Edith Bruck ho rimaneggiato tutto il copione perché volevo scoprire la donna oltre la reduce da Auschwitz. Solo così escono cose inedite, come la rivelazione sul vizio del bere del padre fatta dalla figlia di Sergio Endrigo o l’infortunio subito da Nathalie Caldonazzo, investita e non soccorsa".

Con suo marito condividete un fervente impegno sociale anche a favore dell’ambiente. E’ la chiave della vostra relazione?

"Entrambi pensiamo di essere ospiti di questo Pianeta e che i nostri comportamenti influiranno sulla disponibilità di risorse, sui movimenti dei popoli, sulla nostra alimentazione. E’ una presa di coscienza che riguarda la nostra generazione perché i bambini sono sensibili a queste tematiche di default. Però una coppia muove tante corde e nella nostra c’è anche una forte generosità reciproca, un fondo di valori familiari condivisi e la volontà di arrivare a una stessa meta nonostante le diversità. Per esempio con i figli io sono molto più rigida e severa, ma l’obiettivo è lo stesso: crescere persone rette e perbene".

Vi separa anche la passione sportiva...

"La devozione al Napoli è solo mia, lui è romanista, ama il rugby e Sinner. E i figli.... spero che un giorno cambino fede ma non rivelo quella attuale. Così come evito di metterli sui social con le facce sporche di cioccolato o mentre fanno le linguacce. Decideranno loro se e come farlo. Dico sempre che la prima cosa che il loro futuro capo andrà a vedere sarà proprio Internet. Per cui ho iniziato a istruire in tal senso mio figlio che a 11 anni ha da sei mesi il telefonino. Ma forse tribolerò di più a convincere la femmina...".