Una nuova casa. Una nuova vita. L’ennesima. "Se mi sento finalmente Serena? Sicuramente ora sono più felice", dice convinta Serena Grandi. Sarà per la fede ritrovata, o forse solo perché "solo chi è caduto tante volte poi trova la forza di rialzarsi". Le cadute, gli amori, le grandi gioie e i grandi dolori della vita l’attrice li ha messi tutti nero su bianco nel suo libro Serena a tutti i costi. Lettera di una vita mai inviate, pubblicato da Giraldi editore e nelle librerie da domani. Non è una vera e propria autobiografia ("È ancora troppo presto", sorride l’attrice), ma una sorta di romanzo epistolare della sua vita, raccontata attraverso 25 lettere che la Grandi ha scritto durante il primo lockdown. Lettere indirizzate ai genitori, al figlio Ercole, ma anche a registi, attori e attrici, e vecchi amori. Missive rivolte a chi non c’è più, come i suoi genitori o all’ex marito Beppe Ercole, e a chi c’è ancora.
La lettera che le ha fatto più male scrivere?
"Quella a mia madre Filomena, che tutti chiamavano Mina. Quando ho deciso di venire a vivere a Rimini e di aprire un ristorante (La Locanda di Miranda, poi fallito, con l’attrice condannata per bancarotta) l’avevo fatto soprattutto per stare più vicina a lei. Partiva da Bologna per venire a trovarmi, entrava tutta ingioiellata nel locale, si fermava a parlare con gli altri clienti. Era felice per me".
Nel libro lei si rivolge anche a Tinto Brass, Pupi Avati e Paolo Sorrentino, i registi che hanno segnato le tappe più importanti della sua carriera.
"Ho voluto fare i conti con la mia vita e con questo mestiere.
Essere attrice mi ha dato tanto, ma mi ha anche tolto tanto. Ci sono anche le lettere a Corinne Clery (che sposò Beppe Ercole, l’ex marito della Grandi, ndr), a Fanny Ardant, a Pino Daniele, con cui ho avuto un flirt. Ho scritto anche a Beppe (Ercole, ndr): gli ho perdonato tutto. Questo è un libro pieno di dolore, di malinconia, ma anche di ironia e divertimento. È così che sono fatta io".
Nel volume affronta anche l’intervento per il tumore al seno. Che rapporto ha oggi con il suo corpo?
"Complicato. Ma non ho perso la gioia di vivere. Anzi: l’ultimo tatuaggio che ho fatto recita proprio ‘joie de vivre’. Ecco, mi sento più Serena. Forse il nome che mia madre ha voluto per me inizia ad avere un senso. E la fede mi sta aiutando tantissimo".
È vero che sta pensando di diventare una suora laica?
"Diciamo che ho iniziato da un paio di mesi un percorso, alla chiesa della Parola della grazia di Riccione, che potrebbe portarmi a essere una suora laica".
Proprio come Claudia Koll.
"Sì, come la Koll. Sarà colpa di Tinto Brass?", ride.
Sono state le sue ultime vicessitudini a spingerla a frequentare la chiesa?
"Quali? Il fatto che mi hanno venduto all’asta la casa? O gli episodi di stalking del mio ultimo ex fidanzato (che ha denunciato, ndr)? Ne ho passate tante. Ma oggi sono una donna diversa, che fa ancora i conti con il dolore per la morte di mia madre e per l’asportazione del seno a causa della malattia, ma anche più capace di riconoscere gli amici e i nemici. Sono diventata un po’ strega: mi accorgo subito chi mi vuole fregare".
E per quanto riguarda la casa? Lascerà Rimini, dopo che il suo appartamento è stato venduto all’asta in seguito al fallimento del ristorante?
"Una storia assurda quella… Ne avrei da dire, a proposito di chi mi ha fregato… Comunque sì, ho già deciso. Perché mi hanno tolto la casa, ma non mi abbattono".
Dove sarà la nuova, l’ennesima, vita di Serena Grandi?
"Andrò vivere a Milano, per stare vicino a mio figlio Edoardo che vive e lavora lì da quattro anni. Porterò con me i miei cani e il mio pappagallo, gli altri miei amori. Ero venuta in Romagna per mia madre, ma non c’è più nulla che mi leghi a Rimini. È una città dove, dopo una certa ora, hai paura anche di portare i cani al parco. Dieci giorni fa hanno ammazzato un filippino alle 7 di sera, davanti alla stazione, in mezzo alla gente. Che mondo è questo?".