
Sara Ciocca (Instagram)
Ha soltanto diciassette anni, ma già le idee molto chiare. Sara Ciocca, uno dei talenti più puri usciti al cinema in questi anni, sta scegliendo con molta cura i progetti a cui partecipare. Ha portato a teatro, per il suo esordio, la vicenda di Saman Abbas, la ragazza di origini pakistane uccisa perché non voleva accettare un matrimonio combinato, e voleva vivere la sua vita e il suo amore. E ha scelto di interpretare Greta Thunberg, la giovane attivista per l’ambiente che ha iniziato sedendosi in terra con un cartello fra le mani, ed è diventata leader di un movimento mondiale, di una generazione intera.

Il film si chiama “Greta e le favole vere”, lo ha diretto Berardo Carboni, la data di uscita ancora non è stata definita. Nel cast ci sono anche Raoul Bova, Donatella Finocchiaro, Sabrina Impacciatore e Darko Peric. Incontriamo Sara Ciocca a Cortina, in occasione del festival Cortinametraggio, rassegna di corti di valore internazionale appena terminata.
In che modo il film affronta la vicenda di Greta Thunberg?
“Il film è liberamente ispirato alla sua storia, al Gesto di Greta Thunberg, a quello che Greta ha fatto e sta continuando a fare con grande coraggio. Il mio personaggio si ispira al suo, al suo modo di guardare al mondo da un'ottica diversa. Alla sua voglia di prendere in mano la situazione e di fare qualcosa. Io sono una ragazzina che si chiama Greta, che vive in qualche modo una vicenda parallela a quella di Greta”.
A che punto è il film?
“Abbiamo finito le riprese. Al momento è in fase di postproduzione, speriamo che possa uscire prestissimo”.
Chi è per te Greta Thunberg?
“Un simbolo di grande riscatto e di grande maturità, il simbolo di una generazione che sa che il mutamento climatico sta mettendo in grande difficoltà il genere umano e il nostro futuro, la nostra vita e i nostri figli. Noi vogliamo che tutto possa avere un seguito, e tutto questo rischia di essere messo in discussione dallo stravolgimento del clima”.

A teatro hai interpretato un monologo che racconta la storia di Saman Abbas. Novanta minuti in cui sei sola sul palco, che hai portato al teatro Off Off…
“Racconto la storia di una ragazza italiana portata al macello. Io porto in scena la vitalità di una ragazza che comincia ad amare se stessa, la sua vita, la sua felicità. Saman voleva vivere felice: io ho portato in scena la sua vitalità, il suo corpo, la musica, la danza, tutto quello che in lei è stato spezzato nel momento più bello”.
Nel monologo ci sono anche momenti di danza?
“Ci sono anche partiture fisiche che parlano al posto delle parole. Ci sono certe cose che non si possono spiegare a parole. E altre che ho raccolto in un testo che dico, sul palco”.
Puoi accennare qualche passo di questo testo?
“Certo. Dico, più o meno, così: 'Ho fame di sete, di vita e di libertà, e vorrei che di fronte alla sensazione di questa arsura nessuno si sentisse solo. Per tutto questo tempo ho sentito il cuore di Saman battere insieme al mio. Il suo respiro mi ha parlato. Mi ha detto di fare della sua memoria una rivoluzione, di fare della nostra gioia la luce del nostro futuro, di amare, di piangere senza vergogna, di sperare, di lottare e di correre lontano, lontano verso la nostra felicità”.
E intanto, è uscito su Netflix “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, il film italiano sorprendentemente più visto del 2024. Racconta la vicenda di Andrea Spezzacatena, il ragazzo che si tolse la vita a 15 anni dopo avere subito episodi di bullismo. Tu interpreti l’amica del cuore di Andrea. Sara, ma tu hai conosciuto episodi di bullismo nella tua esperienza, a scuola, con gli amici?
“Sì, li ho visti nella quotidianità dei miei giorni a scuola. Bullismo non è solo azione, non è solo parola, è anche uno sguardo. Ciò che dice lo sguardo, il corpo dei ragazzi nei confronti degli altri. L’educazione nelle scuole per questo è la cosa più importante. E l’altra cosa più importante è l’empatia, gli uni per gli altri”.