Enrico Vanzina, che sensazioni ha pensando a Sapore di mare quarant’anni dopo?
"Ho la sensazione del tempo che passa. Eravamo giovani, ci affacciavamo a questo lavoro, sapendo che sarebbe stato il lavoro della nostra vita, ma senza immaginare che ripercussioni avrebbe avuto su tutte le nostre vite".
E rivedendo il film, come lo trova?
"Vedo una commedia con una fortissima dose di romanticismo e di sentimento. Ed è quello che le ha permesso di superare la prova del tempo".
Quel film esaltava la nostalgia degli anni ’60 – in cui è ambientata la vicenda – e portava al cinema anche un gusto nuovo, quello del cinema dei fratelli Vanzina degli anni ’80.
"È vero: uscivamo da un decennio molto duro, gli anni ’70 del terrorismo, gli anni di piombo. Nel film c’era la sensazione che il mondo ti potesse sorridere di nuovo, c’era una promessa di felicità. Che con mio fratello Carlo abbiamo portato in tutti i nostri film seguenti".
Che anni erano i Sessanta?
"Erano gli anni del boom, di un’Italia che ritrovava la sua forza. Noi eravamo ragazzi, e avevamo la sensazione di stare in un paese che prometteva felicità. Era la rinascita, dopo la guerra e il dopoguerra grigi e bui".
In Sapore di mare e nei film successivi celebrate anche un nuovo modo di amare...
"Rispetto alle generazioni precedenti c’era uno squarcio, c’era una nuova libertà. Ma eravamo ugualmente timidi, non preparati a quella libertà nuova che gli anni ’60 portavano. Così ho raccontato, in questo e in altri film, la difficoltà di imparare ad amare".
Sapore di mare doveva chiamarsi Sapore di sale, come la canzone di Gino Paoli…
"Ma c’era già un’opzione su quel titolo, per un film che doveva fare Neri Parenti, e che poi non è stato più fatto. Ma forse è meglio così: altrimenti sarebbe sembrato il “musicarello“ della canzone. Invece era qualcosa di più".
Con Gino Paoli come erano i rapporti?
"Era il mio dio. Io suono il pianoforte, e le sue canzoni sono state la mia Bibbia. Ci siamo incontrati dopo il film, e ho capito che gli aveva fatto piacere il nostro omaggio: ha anche interpretato una breve parte nel capitolo successivo, che noi scrivemmo soltanto. Poi Edoardo Vianello è stato il deus ex machina della colonna sonora".
È stato il film che ha lanciato definitivamente Christian De Sica, e anche Isabella Ferrari, Marina Suma...
"Christian lo conoscevamo fin da quando eravamo ragazzi, ma ancora non era entrato nel cuore del pubblico. Aveva fatto qualche film, ma è con noi che è diventato quel personaggio comico travolgente che conosciamo. E pensare che in quel film gli facemmo fare il milanese! Isabella Ferrari fu proprio una “scoperta“ di mio fratello Carlo, mentre Marina Suma aveva fatto un film d’autore, Le occasioni di Rosa, ma non si era misurata con la commedia sentimentale".
E poi c’era Virna Lisi…
"Pensavano che non fosse adatta al film, i produttori avevano molte riserve su di lei: invece sono orgoglioso di avere tenuto duro".
Che cosa ha portato di nuovo Sapore di mare nel cinema commerciale di quegli anni?
"Prima c’erano i film con Celentano, quelli di Castellano e Pipolo, fiabe, commedie fantastiche, simili ai film dei Telefoni bianchi. Noi abbiamo dato un’iniezione di realismo, abbiamo portato l’osservazione del costume nella commedia. Tornando a quei film che ci hanno formati: la commedia all’italiana, ma anche Domenica d’agosto di Luciano Emmer".
C’era qualcosa di rivoluzionario, nel film?
"Raccontammo nuovi modi di vivere il rapporto fra le classi sociali: la ragazza del popolo e il figlio di industriali che possono innamorarsi, il napoletano e la ragazza straniera. E in Vacanze di Natale, il film successivo, Christian viene trovato a letto col maestro di sci: e dà vita a un monologo in cui si definisce “moderno“. Moderno lo era davvero, il nostro film".
Che cosa i critici, sempre piuttosto severi con i vostri film, non hanno capito?
"Non hanno capito che noi non eravamo i cantori di quella società che raccontavamo, ma ne facevamo la critica. Non stavamo dalla parte dei fedifraghi, degli arroganti, dei furbi, ma li raccontavamo in modo critico".
Sapore di mare apre la grande stagione del cineturismo…
"In effetti sì, anche se la Versilia del film è immaginaria: abbiamo girato in gran parte a Fregene. Ma ha portato tanti turisti in Versilia, così come la serie dei film sulla neve ha portato di nuovo la gente a Cortina. La Versilia, dopo gli anni d’oro della Bussola e di Mina, viveva un momento di pausa ed è tornata “in tendenza“ con il nostro film. Mmi auguro che mi diano la cittadinanza onoraria di una cittadina versiliese!".
Come vede la sua carriera oggi?
"Con Carlo Verdone dicevamo: abbiamo visto tanti centometristi superarci, e li abbiamo trovati fermi alla fontanella cento metri dopo. Noi abbiamo fatto la maratona, quarant’anni di cinema".