Giovedì 26 Dicembre 2024
ENRICO SALVADORI
Magazine

Sapore di Capannina. Patron della notte e re del divertimento. La Versilia entrò nel mito

Gherardo Guidi morto a 84 anni: nel 1977 rilevò a Forte dei Marmi il locale-simbolo. E da allora ha fatto ballare vip e vacanzieri, generazione dopo generazione.

Gherardo Guidi con Belén. In alto l’interno della Capannina, e Little Tony con. Parietti

Gherardo Guidi con Belén. In alto l’interno della Capannina, e Little Tony con. Parietti

Quando rilevò la Capannina per molti era un azzardo. Nel 1977 l’Italia viveva la sanguinosa stagione del terrorismo e non c’era voglia di divertirsi. Ma Gherardo Guidi, che si è spento improvvisamente all’alba di ieri nella sua casa di Forte dei Marmi a 84 anni, era un uomo che amava le sfide e le affrontava con coraggio. Con al fianco sempre la moglie Carla, il suo faro che lo illuminava. Era stato così quando nelle stagioni violente degli anni ’70 avevano gestito lo Sporting Club a Bologna.

Il poter acquistare la Capannina era una tentazione troppo forte per un uomo che "vendeva musica e divertimento" come ha sempre amato dire. E il sorriso a un’Italia angosciata lo riporta già nel 1979 quando per il 50° del locale (uno dei più longevi a livello mondiale, aperto nell’agosto 1929 da Achille Franceschi) scrittura l’intero cast del Bagaglino. È entrato nella Fiorentina Calcio e i giocatori viola sono di casa al Forte. Ma solo 12 mesi dopo, nell’estate di Ustica e della strage di Bologna, i fantasmi tornano ad aleggiare. Guidi chiama Roberto Benigni e Beppe Grillo per sdoganare un locale che fino a quel momento era un tempio di aristocratici e nobili e vive nel 1982 un’altra estate che per il Paese è double face. Le vittorie dell’Italia Mundial e di Pietro Mennea ci fanno capire che possiamo rialzarci. La “freccia del Sud“ e il grande Pablito Rossi trascorrono tante serate in Capannina fino a quando ai primi di settembre si ripiomba nel baratro con l’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa. In quelle ore Gherardo Guidi a Viareggio sta realizzando gli eventi della Festa Nazionale dell’Amicizia. Quando arriva la notizia della morte del Generale fa spegnere le luci ma pochi giorni dopo porta Neil Young in uno stadio dei Pini gremitissimo.

Gli anni Ottanta sono di rinascita. Tanto è vero che Guidi veste i panni di produttore per Rai e Mediaset con Scherzi di Carnevale, Mare contro mare e a Trento il Festival delle orchestre dove a fianco di Benigni ecco un giovane Giorgio Panariello. Su quel simpatico versiliese Gherardo Guidi ci punta, ma crede in tutta la comicità toscana inventata dal suo amico e manager Fernando Capecchi. Così quando scoppia il fenomeno Aria fresca alla Bussola, altro tempio che lui ha rilevato nel 1982, per Guidi non è novità. Uno Zelig in salsa toscana che fa spiccare il volo a Panariello e Carlo Conti. "Ha sempre creduto in noi e mi voleva bene" ha detto Giorgio parlando di Guidi. "Un grande imprenditore che ha saputo gestire con garbo, intelligenza e intuito i suoi locali" ha sottolineato Conti.

La Rai vuole affidare a Guidi il Festival di Sanremo dopo la morte di Ravera ma lui ringrazia e dice no. "Ho locali con 100 dipendenti, debbo pensare a loro". Quando nel 1993 la paura si riaffaccia con le stragi di mafia e l’attentato ai Georgofili arriva per lui il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica. Come spiega Gianluca Tenti nel suo libro Così ho sedotto la notte sulla storia del patron, era un modo per ridare un’altra volta speranza, premiando chi proponeva un divertimento serio. Un intrattenimento che Guidi, sempre al passo con i tempi, non esita a cambiare. Dalle orchestre, da Peppino Di Capri e Califano (che comunque continueranno a salire sul palco insieme a Vanoni e Patty Pravo) si passa a Boy George e ai rapper. Non era facile far ballare quattro generazioni ma Gherardo Guidi ci è riuscito, vedendo anche il cambiamento delle mode. Dalle minigonne di fine anni ’70 alle acconciature cotonate degli anni ’80, arrivando al Duemila tutto tatuaggi. Per uno che, nato e cresciuto a Castelfranco di Sotto, in provincia di Pisa, ha portato Renato Zero e Amanda Lear negli anni ’70 nei locali che aveva a Firenze, è sembrato tutto facile ma non lo è stato. Due i suoi rimpianti: non aver scritturato Ella Fitzgerald e Yves Montand. Ma Gherardo Guidi ha fatto scintillare i nostri anni più belli. Le stelle che ha portato e la sua continuano a illuminare la notte che ha amato e stregato.