Roma, 25 dicembre 2024 – Se il 25 dicembre è la giornata simbolo per l’arrivo del Natale, non sono pochi coloro che festeggiano, con partecipazione, anche la giornata successiva. Santo Stefano, soprattutto per i più credenti, è una data da celebrare poiché rappresenta il primo martire della Chiesa.
Santo Stefano, perché si festeggia il 26 dicembre?
L’adorazione e il culto per Santo Stefano iniziarono a diffondersi poco dopo la morte del protomartire e, con il passare del tempo, aumentarono sempre più a partire dal 415 d.C. quando un sacerdote, dal nome Luciano, trovò il suo corpo, vero o presunto, nella città di Gerusalemme.
Per l’esattezza sono due le date legate alla figura di Santo Stefano che vengono festeggiate dalla Chiesa. La prima è quella del 3 agosto, la data che viene indicata e legata alla scoperta del corpo, poi quella del 26 dicembre che conosciamo tutti quanti.
La scelta di quest’ultima giornata è dovuta principalmente alla vicinanza al Natale e fu proprio una decisione della Chiesa quella che diede origine alla scelta che i compagni di Gesù fossero celebrati in giornate vicine a quella simbolo della sua nascita. E siccome Stefano era stato il primo martire del cristianesimo, ecco nascere la scelta di celebrarlo e festeggiarlo nella giornata successiva a quella del Natale.
Calendario alla mano, infatti, possiamo notare che nelle date successive, sono presenti Santi che erano particolarmente legati e vicini alla figura di Gesù. Il 27 dicembre viene festeggiato Giovanni l'Evangelista, poi – il giorno dopo, 28 dicembre – i Santi Innocenti, cioè i bambini uccisi da Erode dopo la nascita di Gesù. In passato questa data era associata a Pietro e Paolo ma la celebrazione di queste due figure è stata, in seguito, spostata nel mese di giugno.
Esiste anche una seconda interpretazione sulla data del 26 dicembre per festeggiare Santo Stefano. Secondo un’altra tradizione antichissima, infatti, sarebbe stato scelto questo giorno poiché le reliquie di Stefano – i resti miracolosi del suo corpo fisico – furono portate in processione per la prima volta il 26 dicembre 415, poco dopo il ritrovamento nella chiesa di Hagia Sion.
Chi era Santo Stefano
Fu il primo di sette diaconi scelti a Gerusalemme per aiutare e supportare gli apostoli nel mistero della fede. Stefano fu il primo coevo di Gesù e visse proprio nel periodo in cui iniziò a diffondersi il Suo messaggio. Come già accennato, Santo Stefano è stato anche il protomartire, ovvero il primo cristiano ad aver sacrificato e dato la propria vita per permettere la testimonianza della la fede in Cristo durante la diffusione delle parole del Vangelo.
Secondo le poche informazioni di cui siamo in possesso oggi, era un ebreo a cui è stata data un’educazione legata alla cultura greca. Visse nello stesso tempo di Gesù e la sua missione, era di dedicare la propria quotidianità e la propria vita – insieme ai suoi compagni diaconi –, ad aiutare gli altri e, allo stesso tempo, a far conoscere sempre più la predicazione del Vangelo al prossimo. E fu proprio quest’ultimo passaggio a portarlo alla morte. Non fu vista affatto in maniera positiva questa sua intensa partecipazione alla divulgazione della nuova Parola.
La storia di Stefano è narrata e presente negli Atti degli apostoli. Venne arrestato dalle autorità religiose locali che vietavano la predicazione cristiana. Ma lui non se ne curò mai e proprio questa sua fede assoluta e profondo lo portò a essere condannato a morte per blasfemia attraverso la lapidazione. Questa pena era contemplata dalla legge mosaica e veniva utilizzata esclusivamente per quelle che venivano considerate essere le colpe più gravi per quei tempi. Era associato soprattutto all’adulterio e, appunto, alla blasfemia.
Proprio per la scelta della morte da infliggere a Stefano, il suo decesso è stato stimato nel 36 d.C., il periodo di vuoto amministrativo in seguito alla deposizione di Ponzio Pilato. Sempre negli Atti degli Apostoli possiamo rintracciare una descrizione del suo martirio che, secondo quanto riportato, sarebbe avvenuto in presenza di Paolo di Tarso, diventato poi San Paolo e che, successivamente, si convertì lungo la via di Damasco.
Come si festeggia il 26 dicembre nei diversi Paesi
Il 26 dicembre è diventata una data di festa in Italia a partire dal 1947 quando lo Stato italiano decise che il 26 dicembre doveva diventare un giorno festivo. Fino ad allora, infatti solo il 25 dicembre era una giornata di festa e il giorno seguente era considerato lavorativo.
Tra gli altri Paesi del mondo dove Santo Stefano viene celebrato con maggiore intensità c’è sicuramente l’Irlanda. La data è indicata come Lá Fhéile Stiofáin o Lá an Dreoilín, che, traduzione alla mano, significa “giorno dello scricciolo” (un volatile) ed è associato ad antiche leggende. La tradizione per questa giornate vuole che si vada in giro vestiti con vecchi abiti. Camminando, però, bisognerebbe portare con sé uno scricciolo (negli ultimi tempi è tradizione e uso portarne uno finto, mentre in passato si usavano veri uccelli uccisi). Con il passare degli anni, però, questo costume ha sempre avuto meno acchito verso le nuove generazione ed è rimasto un ricordo e un uso seguito soprattutto dai più anziani.
Invece, nel Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada, il 26 dicembre è noto come boxing day, ovvero il “giorno delle scatole”. Il nome prende origine dall’usanza del passato che vedeva, in questa giornata, l’utile tradizione di regalare scatole contenente dei doni alle persone più povere e bisognose. Un modo per distribuire affetto, attenzioni e cure al prossimo, a chi ha meno possibilità.
Anche in questo caso, col passare degli anni, in questi Paesi il “Boxing day” ha assunto un altro significato e oggi è la giornata nella quale iniziano i saldi invernali. Per questo motivo i negozi vengono letteralmente presi d’assalto dai cittadini. Tuttavia, se il 26 dicembre capita di sabato o di domenica, il boxing day viene spostato nelle date più vicine e imminenti, quelle del 27 o del 28 dicembre.
Infine, in America, il 26 dicembre è l’inizio di Kwanzaa. Si tratta di una festa che vuole celebrare la cultura africana e afroamericana. Dura diversi giorni, fino al 1 gennaio e ognuno di questi è dedicato a un principio diverso. Tra questi viene celebrata l’unità, poi l’autodeterminazione e anche la cooperazione.