In diversi luoghi d’Italia il 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, diventa un momento di festa. Spesso raffigurato con un maiale al suo fianco, Sant’Antonio Abate è protettore degli animali e patrono degli allevatori, dei contadini, dei macellai e dei salumai. La fama intorno al santo parla di lui come una figura leggendaria, potente taumaturgo in grado di guarire mali terribili.
Nel mondo contadino di un tempo sulle pareti delle case e delle stalle era facile trovare l’immagine di Sant’Antonio Abate, espressione di come i simboli del cristianesimo seppero intrecciarsi e fondersi con una cultura preesistente, antichissima.
La figura del santo appare profondamente legata all’elemento del fuoco e agli animali. In grado di evocare il periodo fra la seconda metà di gennaio e febbraio, è il simbolo del calore che arriva a spezzare la continuità dell’inverno, vivificante e intenso. La ricorrenza, infatti, coincide con il cambiamento della luce e la preparazione della terra verso una nuova fase stagionale, tanto che in alcune tradizioni regionali i falò e le feste di Sant’Antonio possiedono già un’intima connessione con il Carnevale.
Chi era Sant’Antonio Abate?
Sant’Antonio Abate, conosciuto anche come Sant’Antonio il Grande, è una figura centrale nella tradizione cristiana e popolare. Nato in Egitto nel 251 d.C., è considerato uno dei fondatori del monachesimo. Secondo la tradizione, rinunciò alle sue ricchezze per vivere come eremita nel deserto, dedicandosi alla preghiera e alla lotta spirituale contro le tentazioni.
Il suo eremitaggio si svolse principalmente nella regione della Tebaide, in Egitto, dove inizialmente trovò rifugio in una tomba abbandonata. Successivamente si spostò in una fortezza deserta sul monte Qulzum, vicino al Mar Rosso, oggi sede del Monastero di Sant’Antonio, uno dei più antichi monasteri cristiani ancora attivi. Durante il suo isolamento, Sant’Antonio divenne noto per la sua saggezza spirituale e la sua lotta contro le tentazioni demoniache.
Viene spesso raffigurato con un bastone e un maiale, simbolo del potere di guarigione. Questa associazione ha radici medievali: l’ordine antoniano, dedicato al santo, allevava maiali il cui grasso veniva usato per curare malattie della pelle, quale l’herpes zoster, noto come "fuoco di Sant’Antonio". I maiali, spesso lasciati liberi di vagare nei villaggi, divennero un simbolo della protezione del santo sugli animali domestici e sulla salute umana.
La festa del 17 gennaio: tradizione e spiritualità
Il 17 gennaio segna il giorno dedicato a Sant’Antonio Abate e rappresenta un momento di celebrazione, soprattutto nelle comunità rurali. In passato, la benedizione degli animali rappresentava un rito fondamentale nelle campagne: i contadini portavano cavalli, buoi, maiali e galline davanti alle chiese per chiedere protezione e prosperità. Oggi, questo rito si ripete ancora oggi in molte zone d’Italia, anche nei centri urbani.
Le feste più caratteristiche in Italia
In Lombardia, la città di Varese celebra la festa di Sant’Antonio con l’allestimento di un falò: il 17 gennaio si tiene la tradizionale benedizione dei pani. Nel 2025 in occasione della festa di Sant’Antonio è prevista anche l'apertura al pubblico dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale.
A Mamoiada, in Sardegna, i falò di "Sant’Antoni de su Ohu" rappresentano l’evento che preannuncia il famoso carnevale locale. Le maschere tradizionali dei Mamuthones e degli Issohadores fanno la loro prima apparizione dell’anno: cupe, danzano attorno ai fuochi facendo leva sulle nostre paure ancestrali ed evocando un timore riverenziale. Sembra che la loro origine sia legata a rituali pre-cristiani: antiche connessioni delle maschere con i riti propiziatori per la fertilità della terra. Con il tempo, sono stati assimilati alle festività cristiane, senza perdere, tuttavia, il loro carattere arcaico e misterioso.
La festa di Sant’Antonio Abate a Macerata Campania, in Campania, è chiamata "Sant'Antuono". Ad animarla sono le "Battuglie di Pastellessa", carri allegorici accompagnati da musiche popolari: momento centrale della festa è l’accensione del "Cippo di Sant'Antuono", un grande falò attorno al quale la comunità si raccoglie.
Invece, in Abruzzo il paese di Fara Filiorum Petri celebra Sant’Antonio con le "Farchie", altissime torce di canne legate insieme che vengono incendiate durante una processione, segno di omaggio al santo, simbolo di purificazione e protezione per il nuovo anno.
Sant’Antonio e il fuoco
Perché il 17 gennaio e le feste di Sant’Antonio sono legate alla presenza del fuoco? La leggenda racconta che, per donare il fuoco agli uomini, Sant’Antonio si sia recato all’inferno. Travestito da mendicante e portando con sé un bastone cavo, riuscì a rubare una scintilla di fuoco dagli inferi che, una volta tornato sulla terra, consegnò agli uomini. Calore, protezione, luce: il fuoco segna la possibilità di sopravvivenza e di crescita.
Nelle società agricole, i falò accesi durante la sua festa avevano una doppia funzione: religiosa e pratica. Da un lato, rappresentavano la purificazione e la protezione divina contro i mali dell’inverno. Dall’altro, le ceneri dei falò venivano spesso sparse nei campi come fertilizzante naturale e simbolo propiziatorio per garantire un buon raccolto. Inoltre, il fumo dei falò era considerato un elemento purificatore per gli animali domestici, perché li avrebbe protetti da malattie e spiriti maligni.
Feste di Sant’Antonio: il legame simbolico e stagionale
Le celebrazioni dedicate a Sant’Antonio Abate rappresentano un ponte tra passato e presente. In un mondo contadino legato ai ritmi della natura, queste feste erano momenti cruciali per la comunità. Oggi, anche se le società rurali si sono trasformate, il valore di questi eventi rimane intatto. Essi continuano a evocare e mantenere viva una memoria ormai lontana del tempo.
La festa di Sant’Antonio Abate si colloca in una fase cruciale dell’anno, perché segna l’inizio del passaggio dall’inverno alla primavera. Questo momento di transizione segnava una svolta fondamentale per le società agricole. In questo senso il fuoco, elemento centrale delle celebrazioni, rappresenta anche la simbolica lotta contro il buio e contro il freddo dell’inverno, un richiamo alla rinascita e alla continuità della vita.