Sanremo, 12 febbraio 2024 – Televoto sì, televoto no. Archiviate le scarpe di Travolta, archiviati anche i trattori con annessi comunicati, l’ultima polemica di giornata è la vittoria di Angelina Mango su Geolier. Il rapper partenopeo, come ogni tanto accade, è entrato Papa ed è uscito cardinale.
I precedenti
Non è la prima volta che accade: la più clamorosa fu nel 2000, quando gli Avion Travel trionfarono grazie a una giuria di qualità che blindò i voti a loro favore sovvertendo la votazione popolare. Ed è accaduto anche nel 2019, quando Ultimo, vincitore designato fin dall’inizio, fu bruciato sul filo di lana da Mahmood. Il caso di Sanremo 2024 è forse il più clamoroso. Perché non solo Geolier era uscito primo dalla classifica generale data alla partenza della serata finale, ma i dati del televoto diffusi alla fine della serata certificavano il 60% per lui e solo 16% per Angelina.
La votazione dei giornalisti della sala stampa e delle radio ha bilanciato i voti espressi a casa e rovesciato il pronostico (tra loro Mango ha ottenuto oltre il 52% e Geolier solo il 7%). Alla fine Angelina ha avuto il 40% dei voti totali e Geolier il 25%.
Il voto “contro Napoli”
Bene? Male? Una prima spiegazione è stata cercata nelle motivazioni geografiche: il resto d’Italia avrebbe votato, per reazione, contro Napoli. In effetti il profilo Instagram della Rai è stato subissato di deplorevoli commenti razzisti, e d’altronde anche il pubblico dell’Ariston aveva clamorosamente contestato il verdetto nella serata dei duetti. Ma si tratta di due microcosmi, e Angelina Mango non è che sia di san Candido. Il successo di Geolier è nazionale: ragazzi di Milano come di Firenze lo idolatrano, comprano i suoi dischi, scaricano i suoi brani. Geolier è un fenomeno dalla Vetta d’Italia a Pantelleria, non si discute. Geolier ha accettato con stile britannico la sconfitta: "Mi sento bene. Ho fatto un bel Festival, mi è piaciuto tutto, non mi interessa la gara ma la musica".
Il sistema di voto
Il punto è che il regolamento, vergato di proprie mani da Amadeus, prevedeva che il giudizio finale fosse tripartito tra televoto, sala stampa e radio. Evidentemente l’Amadeus ex machina di questo Festival ha pensato che il voto popolare andava bilanciato dalle riflessioni di un’élite di persone che ogni giorno si occupa professionalmente di musica. Non c’è scandalo. Nel caso Avion Travel si trattava di poche persone di una giuria ristrettissima, qui stiamo parlando dei rappresentanti di oltre 200 radio e circa 150 giornalisti. Non c’era davvero modo di fare cartello su un nome o su un altro. È evidente che la maggior parte di loro ha sinceramente ritenuto che la canzone di Angelina fosse migliore di quella di Geolier.
Sanremo non è democratico
Lo stesso Sanremo non è democratico. I 30 brani sono stati scelti a suo insindacabile giudizio da sua maestà Amadeus, mica da una giuria popolare. E i brani da sottoporgli li hanno decisi i responsabili delle case discografiche, non certo un referendum. Forse tra i brani scartati, o tra quelli non presentati, c’erano capolavori che non ascolteremo mai. La cultura non procede col suffragio universale. Non va bene? Non c’è problema, basta abolire le due giurie di élite e consegnare la vittoria al solo televoto. È una scelta di politica artistica. Senza dimenticare che una vera, autentica giuria popolare esiste già, ed è il mercato. Al momento i brani più scaricati sono quelli di Geolier, Mahmood e Annalisa, in ordini diversi a seconda delle piattaforme. Giustizia, se volete, è fatta.