Roma, 14 febbraio 2025 - Roberto Benigni torna al Festival di Sanremo per la settima volta, e lo fa gratis con un piccolo rimborso spese, stoppando subito le solite polemiche sul suo cachet che lo hanno inseguito fin dalla prima apparizione. E la prima non si scorda mai, anche perché chi non lo conosceva ancora a Sanremo scoprì il tornado Benigni.
![L'ingresso a cavallo di Roberto Benigni al teatro Ariston](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NTY4NTY3ZmUtOWI0Zi00/0/l-ingresso-a-cavallo-di-roberto-benigni-al-teatro-ariston.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
La prima volta a Sanremo e il “Wojtylaccio”
Al Festival del 1980 Roberto, che era co-conduttore assieme a Claudio Cecchetto e l'attrice Olimpia Carlisi, esplose in tutta la sua comicità, reduce da quel trampolino di lancio che è stata la trasmissione "L'altra domenica" di Renzo Arbore su Rai 2. Benigni in un Italia ancora 'timida', in un Sanremo che ancora chiedeva agli autori di cambiare i testi troppo forti (Vedi ‘Voglio l'erba voglio’ di Magni) tirò fuori dal cappello perle indimenticabili come un monologo sul sesso, chiamò Papa Giovanni Paolo II il "Wojtylaccio" e apostrofò il presidente del Consiglio dei ministri, Francesco Cossiga, il "Cossigaccio". E stese tutti con un bacio a Olimpia Carlisi, all'epoca sua compagna, della durata di 30 secondi, cronometro alla mano. Il successo e le polemiche andarono a braccetto e la definizione del Pontefice finì in Parlamento, mentre il Vaticano lo processò per vilipendio e condannò a un milione di lire di multa e un anno di reclusione con sospensione condizionale della pena, per fortuna.
La strizzata a Pippo Baudo
Quindi dopo una doverosa pausa l'attore, comico, regista toscano tornò all'Ariston nel 2002, e scrisse un altro pezzo di storia, non musicale, di Sanremo. Benigni, reduce dal successo agli Oscar con 'La vita è bella" esordì infilandosi sotto la gonna di Manuela Arcuri e strizzando le parti intime di Pippo Baudo, come aveva inoltre anticipato a sera "Fantastico". Insomma un ciclone che si conquistò il pubblico con un monologo, in chiave politica, sul Giudizio Universale.
Le battute su Berlusconi
Nel 2009, edizione condotta da Paolo Bonolis, Benigni si presentò scendendo la scalinata del teatro a gattoni, spalle al pubblico. Poi si scatenò con battute travolgenti sul premier Silvio Berlusconi, su Iva Zanicchi e Walter Veltroni. Per dichiarasi infine a favore dei diritti degli omosessuali.
A cavallo dentro l’Ariston
A cavallo e con la bandiera tricolore sventolante fu l'entrata trionfale di Benigni al Festival del 2011. Festeggiava i 150 anni dell'Unità d'Italia e spiegò al pubblico il significato dell'Inno di Mameli. Quell'anno conduceva l'amico Gianni Morandi affiancato da Belén Rodríguez, Elisabetta Canalis e il duo comico Luca e Paolo.
Con Amadeus e Fiorello
Il tornado negli anni si è calmato e nel 2020, nell'edizione condotta da Amadeus (Preso di mira come Baudo) affiancato da Fiorello, Benigni recitò "Il Cantico dei Cantici" (e anche Oscar Wilde) per 40 minuti, e il resto della settimana lesse sui giornali le polemiche per il suo ingaggio.
Benigni e Mattarella
Infine nel 2023 l'esibizione più 'seria' di Benigni con un monologo sulla Costituzione, alla presenza straordinaria dl presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Roberto scherzò co Mattarella chiedendogli: "Lei è al secondo mandato, Amadeus è al quarto e ha già prenotato il quinto, è costituzionale? Presidente bisogna fermarlo. Bisogna fermarlo, è dittatura".
Tutto è possibile
Quindi stasera è lecito attendersi di tutto, dal Benigni serio, o dantesco, al giullare toscanaccio, che potrebbe aver trovato degli spunti comici sul mondo della politica odierno.